(Lina Palmerini – il Sole 24 Ore) – Se Di Maio ha puntato i piedi contro la norma sulle regolarizzazioni di colf, badanti e lavoratori agricoli non è solo per il timore dell’assalto di Salvini e di perdere consensi soprattutto al Sud. Il punto è chi sta sfidando dentro la maggioranza. E sono da un lato Conte e dall’altro il Pd. Sia il premier che il partito di Zingaretti spingono per portare a casa la sanatoria e i permessi straordinari per i braccianti ma è in questa alleanza che si vuole infilare Di Maio impedendo che l’asse tra i due si saldi troppo.

«Il caporalato si combatte con le regolarizzazioni», insisteva ieri il presidente del Consiglio che però ha poi fatto un passo di lato nel negoziato, lasciando che il Movimento trovi da solo una sua sintesi. Per il ministro degli Esteri, comunque, anche solo aver tenuto il braccio di ferro è già un risultato. I motivi sono almeno due. C’è innanzitutto l’esigenza dell’ex leader grillino di dimostrare l’equidistanza di Palazzo Chigi tra Movimento e Democratici e non lasciare che si sbilanci a favore del Pd, come appare oggi su più di un fronte. Le mediazioni, insomma, le vuole gestire Di Maio e non vuole lasciarle a Conte come se fosse già lui il capo dei 5 Stelle e il garante di un’alleanza strutturale con il Pd.
Un’esigenza vitale a maggior ragione perché, adesso, nei sondaggi, i Democratici sono avanti e la preoccupazione è che questo sorpasso sul Movimento non si traduca in un ribaltamento di forze dentro la maggioranza. È in misura minore quello che successe con Salvini quando il capo leghista arrivò a doppiare i grillini guidati – allora – da Di Maio. È vero che in quel caso i 5 Stelle perdevano consensi e a guadagnarne era il Carroccio mentre stavolta i due elettorati – Pd e Movimento – non si sovrappongono e i pentastellati stanno perfino recuperando qualcosa ma resta il ricordo di ciò che accadde lo scorso anno e il riflesso è di non perdere la presa su alcuni temi. Con un’aggravante.
Che se in quel Governo giallo-verde, Conte era davvero un “terzo” schiacciato dalle due leadership – ed era pure in pessimi rapporti con la Lega – adesso è in sintonia con i Dem talvolta più che con i grillini. Come sull’immigrazione, appunto. Tra l’altro – e qui c’è la seconda ragione di tenere il braccio di ferro – proprio su questo tema, Di Maio si gioca una battaglia interna cercando di prevalere sull’area più vicina al Pd e continuando a tenere il Movimento con le mani libere di tornare, un domani, a fare contratti con Salvini.
Un posizionamento tattico che è sempre stato nello schema del ministro degli Esteri. Se dunque domenica scorsa si era arrivati all’accordo e la ministra Lamorgese aveva avuto il via libera, l’altolà del capo della Farnesina – attraverso Crimi – ha rimesso tutto in discussione accedendo i riflettori su di lui e sul negoziato. Un messaggio chiaro per il premier che, in effetti, ha fatto un passo indietro e ha scaricato sulla titolare degli Interni la stesura di un testo per non entrare nelle divisioni tra i grillini e con il Pd. Alla fine, quella che doveva essere la battaglia della ministra renziana Bellanova, che aveva pure messo su tavolo le dimissioni, è diventata la guerriglia di Luigi Di Maio per dare l’altolà a Conte e alla minoranza interna.
La sig.ra Lina ha un microfono nel taschino di Conte?
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La signora scrive sul giornale dei grandi economisti e affaristi che ha perso 50 milioni in pochi anni di attività e ha dovuto farsi rifinanziare dalla Confindustria. Chi può escludere, tra le fonti, anche bocce di cristallo e tarocchi?
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Come avrà fatto la sig.ra Palmerini a scrivere con tanta sicurezza e cognizione di causa su quali pensieri
e strategie si agitano nella mente di Luigi Di Maio?
Telepatia? Tarocchi? Fondi di caffè? O forse è stato lo stesso Di Maio a telefonarle per spiegare a lei
e al suo giornale (edito da Confindustria!) che le VERE motivazioni dell’opposizione del M5S alle modalità prospettate per la sanatoria non sono quelle proclamate da tutti i pentastellati e ribadite in ogni occasione, ma solo i rapporti di forza all’interno della coalizione di governo.
Mistero!
Ciò che non è affatto misterioso è l’ossessivo tentativo della Grande Stampa agli ordini di Lorsignori di
infilare zeppe negli ingranaggi dell’azione di governo.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole!
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Di MAIO non ha fatto altro che non accettare la sanatoria che proponeva ITALIA MORTA DEI REATI COMMESSI DAGLI SCHIAVISTI punto e a capo
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