Lo studio: “Bisognerà mettere in conto altri morti”
(ypi.it) – L’epidemia non si fermerebbe all’improvviso: questa è la teoria di due studiosi, Carl T. Bergstrom (professore di biologia all’Università di Washington) e Natalie Dean (assistente di biostatistica presso l’Università della Florida) che provano a spiegare cosa significa immunità di gregge, quella condizione che si realizza quando ormai la popolazione ha raggiunto una percentuale di immunità (in genere grazie a un vaccino) a una malattia e, con la sua presenza, protegge quella quota di soggetti ancora suscettibili. Questo è possibile perché l’alta prevalenza di persone immuni fa in modo che il tasso di contagio di un virus diminuisca sotto il valore di RO uguale a 1.

Ma i due esperti americani, intervistati sul New York Times, hanno provato a spiegare per ipotesi cosa succederebbe se cercassimo di raggiungere un’immunità di gregge senza lockdown e senza seguire le distanze di sicurezza. Ma, quello che è ancora più importante secondo gli studiosi e che in parte molti non hanno capito, è che l’epidemia non si fermerà una volta raggiunta questa soglia, anzi, i contagi aumenteranno e anche per diverso tempo. Perché?
Coronavirus, immunità di gregge: cosa significa raggiungere la soglia e cosa accade dopo
Partiamo dai numeri: per il Coronavirus, la soglia della popolazione che dovrebbe guarire per immunità di gregge è stimata per il 66%, quasi due terzi. Un numero così elevato di persone contagiate, pur supponendo che gli anticorpi che tali soggetti sviluppano siano di lunga durata (e anche questo non è un dato certo), potrebbe significare un numero elevato di morti. È da considerare che al momento le stime di letalità per il Coronavirus sono pari al 0,5%. Quando il virus raggiunge la soglia di immunità non scompare nel nulla, diminuisce però il raggio di diffusione in un contesto dove non si parla più di misure di distanziamento sociale.
Raggiunta la soglia di immuni, ogni persona di conseguenza infetterà meno di un’altra persona (Ro inferiore a 1). Questo significa che non potrà scatenarsi un’altra epidemia, ma quella già in atto continuerà la sua diffusione ancora per un po’, prima di esaurirsi del tutto. È importante precisare che se la pandemia fosse incontrollata, potrebbe continuare per mesi anche dopo il raggiungimento dell’immunità di gregge.
Secondo gli esperti: “Ora è troppo presto per arrenderci al fatto che la stragrande maggioranza della popolazione mondiale sarà infettata. Dovremmo essere troppo sicuri della nostra capacità di gestire i focolai nascenti e non c’è nulla di rapido o indolore nel raggiungere l’immunità di gregge senza contare su un vaccino”.
saranno pure scienziati quelli, ma sono anche due coglioni
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A Hong Kong, un altro virus fa il salto dal topo all’uomo.
Pronto?..
Merkel??
Noio volevam savuar.. l’indiriss..
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Francesco Erspamer.
In America fra le vittime del coronavirus ci sono persone che non l’hanno contratto ma hanno avuto un arresto cardiaco; perché per paura di venire infettati molti medici e infermieri non praticano più la rianimazione cardiopolmonare, che a dire di un servizio del New York Times salvava circa un terzo dei pazienti. Accade lo stesso in Italia? A evitare equivoci va chiarito che non sto parlando della vecchia respirazione bocca a bocca, ancora popolare nei film hollywoodiani e ormai sostituita da ventilatori meccanici; e aggiungo che non penso affatto che il personale sanitario debba correre eccessivi rischi per malati in condizioni gravissime e spesso irreversibili; anche a livello etico le decisioni devono essere razionali e tenere conto del rapporto fra vantaggi e svantaggi.
Fa tuttavia riflettere che nel paese più ricco del mondo, nel quale la maggior parte della gente approva i colossali investimenti, statali e soprattutto privati, per sviluppare tecnologie in grado di permettere a futuri esploratori di colonizzare Marte, non ci sia stata, neppure in questi giorni, alcuna richiesta da parte dei media e del pubblico di dare la priorità alla ricerca di materiali e equipaggiamenti in grado di proteggere dalle infezioni qui sulla Terra, al 100% e senza ostacolare i movimenti. Come se ci si fosse disabituati a chiedere alla tecnologia quello che ci serve davvero, invece di lasciarci convincere che ci serve quello che le multinazionali della tecnologia decidono di offrirci. Non dovrebbe essere impossibile: solo costoso, anche se meno della realizzazione della nuova generazione di cellulari 5G.
Del resto la ragione per cui tutti i paesi stanno riaprendo frettolosamente è che due secoli di ininterrotta crescita economica hanno avuto l’unico effetto di moltiplicare oscenamente i beni personali di una minuscola percentuale della popolazione e di rendere alcune multinazionali più ricche degli Stati nazionali. In altre parole, il progresso scientifico e tecnologico e il parallelo saccheggio a costo zero di risorse accumulate dalla natura in milioni di anni, non hanno però creato riserve, margini di sicurezza, scorte per le emergenze: come se ciò che accade meno frequentemente fosse irrilevante (così ragionano gli economisti di Harvard e della Bocconi).
Basta guardare agli Stati Uniti, dove in due mesi la disoccupazione ha raggiunto i livelli della grande depressione del 1929 e oggi è quasi al 15%, più che quadruplicata (era il 3,5% in febbraio); mentre in Europa l’aumento è contenuto e le proiezioni annunciano un picco del 9% rispetto al 7,9% prima della pandemia (in Italia si passerebbe dal 10,7 all’11,8). Di nuovo è una questione di priorità: meglio un sistema in cui è facile trovare lavoro ma ancor più facile perderlo in tronco e senza garanzie, o un sistema più lento e protettivo? Fra la formica e la cicala della favola di Esopo, cosa preferiamo essere? È una scelta e una responsabilità, non un destino.
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