(di Wanda Marra – Il Fatto Quotidiano) – Resta solo una foto e qualche promessa, dopo l’incontro tra il premier, Giuseppe Conte e la delegazione di Italia viva. Tanto è vero che per i renziani presenti, dopo qualche ora, da “positivo” diventa “interlocutorio”. Ma intanto, per l’ennesima volta, Matteo Renzi non rompe. Forse anche vista la perplessità dei suoi. “La caduta del governo non può essere imputata a noi”, gli dicevano il 22 aprile i senatori, in una riunione del gruppo in streaming.
“Con Ettore Rosato, Maria Elena Boschi, e Davide Faraone per l’incontro con il Presidente Giuseppe Conte. Italia Viva continuerà a lavorare per il Paese. Per ripartire serve un progetto come #ItaliaShock: investimenti, infrastrutture, opere pubbliche per rilanciare l’economia”, twitta il capo delegazione Iv Teresa Bellanova, postando anche la foto dei “magnifici 4” a Palazzo Chigi. Mentre Rosato a microfoni accesi, parla di “incontro positivo”. L’incontro è durato circa un’ora e un quarto. Sul tavolo, la regolarizzazione dei migranti, il Guardasigilli Alfonso Bonafede (nel mirino di Iv da prima dell’inizio dell’emergenza Covid) e il piano shock. Si parla di tutto, si risolve poco. E se Palazzo Chigi fa filtrare la sua disponibilità ad ascoltare le proposte di Iv e la determinazione a lavorare tutti insieme, i renziani aspettano un documento scritto, promesso da Conte.
Per il presenteci sono le parziali marce indietro, per il futuro le minacce. I renziani voteranno la sfiducia presentata dal centrodestra al ministro Bonafede? “Leggeremo e valuteremo”, è la risposta. La regolarizzazione dei migranti su cui Bellanova ha minacciato le dimissioni? L’accordo non è chiuso, ma lei resta. Per ora. “Non mi accontenterò di mediazioni al ribasso”, va ribadendo lei in serata. Valuterà il testo nel suo complesso: la durata della proroga del permesso di soggiorno, l’esistenza di una app per incrociare domanda e offerta, la possibilità che possano essere gli stessi migranti ad andare a chiedere i documenti. Per ora, almeno su un punto ha già dovuto cedere: si discute di una proroga di 2 o 3 mesi dei documenti scaduti. Il ministro dell’Agricoltura ne voleva 6, Nunzia Catalfo (ministro del Lavoro, M5S) solo uno, Luciana Lamorgese (Viminale) proverà a chiudere su 3.
Domani ci sarà un vertice dei gruppi di Iv di Camera, Senato e Parlamento europeo (in streaming). Ma tra le valutazioni che frenano la voglia di Renzi di rompere, c’è, dunque, anche quello che è successo in una riunione precedente, tra i soli senatori.
Era il 22 aprile, in pieno lockdown, e l’ex premier già premeva per riaprire. Dopo una serie di discussioni individuali, a un certo punto Renzi si convince a convocare i senatori in streaming. Lì i suoi sono 17. Determinanti per la tenuta della maggioranza, ma molto variegati: ci sono sia i fedelissimi, come Francesco Bonifazi, che altri, meno schiacciati sul capo. E dunque, la riunione dura 3 ore. Molto dialettica. “Non può essere imputata a noi la caduta del governo Conte”, dicono quasi tutti, a parte i pasdaran, come Ernesto Magorno. E poi: “Non si fanno scemenze”, “si procede”. I destini personali in questi casi sono centrali: con un partito al 2% il futuro è un’ipotesi. Soprattutto dopo che Sergio Mattarella ha cominciato a parlare di elezioni, in caso di caduta di Conte. E Nicola Zingaretti ha ribadito che dopo questo esecutivo, c’è solo il voto.
In questi casi, la minaccia è già un deterrente. Ma in una situazione comunque incerta, nessuno può davvero escludere le urne. Renzi domenica ha mandato un Whatsapp nella chat dei senatori. E mentre augurava a “chi può” di godersi il sole, convocava tutti per domani. “Sabato mattina ci divertiamo. Ho l’impressione che il mondo stia cambiando rapidamente”. E poi: “Volevo evitare una riunione di tutti in call”, ma “ci ascolteremo, prudenti e saggi”. Che cosa significhi esattamente non è chiaro. Lui, il leader, sta solo aspettando il momento giusto per uscire, convinto di non avere alcuno spazio politico e anche che Forza Italia entrerà in sostituzione, evitando le urne. Ma sono azzardi che lui si può forse permettere. I suoi meno.
Tornando a ieri. L’ex premier fa girare tra gli amici la sua versione: “Conte ha capito che senza Iv non c’è maggioranza”. E dunque, rilancia sulla ripartenza economica. Mentre si scaglia contro la dichiarazione di Andrea Orlando, vice segretario dem, che ha aperto alla presenza dello stato nelle imprese. Solo alcuni dei fronti aperti.
Eh certo! Pecunia non olet. E la poltrona neanche. Italia Morta…
"Mi piace""Mi piace"