(Carlo Tarallo – la Verità) – Il travaglio (molto doloroso) dei grillini dura una notte, solo una notte: quella, in realtà assai agitata, trascorsa ad attendere cosa avrebbe scritto Travaglio (Marco) sul Fatto Quotidiano a proposito dello scontro tra il magistrato e membro del Csm Nino Di Matteo e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Quando ieri mattina appare l’ editoriale, il M5s tira un sospiro di sollievo: «L’ abbiamo sfangata».
Travaglio, infatti, non sguaina lo spadone a difesa di Di Matteo, ma minimizza, parla di «colossale equivoco», assolve Bonafede, perché il fatto (quotidiano) non sussiste, e così i membri laici pentastellati del Csm possono sganciare le loro bombe sull’ ex idolo antimafia: «Vogliamo sottolineare con forza», scrivono Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti, «la nostra convinzione che i consiglieri del Csm, togati e laici, dovrebbero, più di chiunque altro, osservare continenza e cautela nell’ esprimere, specialmente ai media, le proprie opinioni, proprio per evitare di alimentare speculazioni e strumentalizzazioni politico-mediatiche che fanno male alla giustizia e minano l’ autorevolezza del Consiglio.
Chi ha l’ onore di ricoprire un incarico di così grande rilievo costituzionale», aggiungono i tre laici targati M5s, «deve sapersi auto-limitare». Di Matteo, si contenga! La nota di Benedetti, Donati e Gigliotti ricorda la famosa telefonata di Silvio Berlusconi a Michele Santoro, del 16 marzo 2001: caso chiuso, quindi, in superficie.
In profondità, però, le acque grilline sono assai agitate: «Ormai», confida alla Verità un esponente pentastellato di governo, «il M5s è l’ establishment e il populismo giudiziario e giornalistico che ci ha dato i natali come Movimento ora ci si ritorce contro. Era prevedibile, forse inevitabile, ma non ci sarà alcuna ripercussione. Il governo non si tocca, basta spostare una casella per far crollare tutto e darla vinta a Alessandro Di Battista, che non vede l’ ora di tornare alle elezioni. Piuttosto, la vicenda Bonafade mette in difficoltà Luigi Di Maio, che è il nume tutelare del ministro della Giustizia».
«Non a caso», prosegue il big del M5s, «Danilo Toninelli è stato sacrificato, ma Bonafede con tutte le gaffe e gli errori sta sempre là ed è pure capodelegazione del M5s al governo, piazzato da Di Maio, che ha ricoperto quel ruolo prima di lui». Se è per questo, Bonafede è anche colui il quale ha presentato Giuseppe Conte a Di Maio «Bonafede», aggiunge la nostra fonte, «non si muove. La faccenda è molto semplice: il governo deve restare in piedi a tutti i costi, non c’ è discussione o polemica che tenga».
Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’ Italia, Francesco Lollobrigida, ha chiesto che Bonafede vada in Aula per comunicazioni, quindi ci sarebbe un voto sulle parole del ministro. Spaccature in vista?
«Macché», ridacchia il big pentastellato, «ormai chi doveva andar via lo ha fatto, i parlamentari sono letteralmente terrorizzati dall’ idea che la legislatura non duri cinque anni. Se si torna a votare, in Parlamento torna un terzo di noi.
Se va bene». Difficile in ogni caso che Bonafede accetti di presentarsi in Aula per comunicazioni, più probabile la scelta di una semplice informativa, che non preveda un voto.
Pd e M5s si schierano compatti a difesa del Guardasigilli, e pure Italia viva, che su Bonafede e la riforma della prescrizione aveva minacciato di far cadere il governo, ingrana la retromarcia: «Da mesi», sottolinea il capogruppo dei renziani al Senato, Davide Faraone, «chiediamo le dimissioni del ministro della Giustizia, ma oggi no. Oggi che il destino ridicolo si è abbattuto su chi si è servito dei processi in piazza per poi rimanervi vittima, no.
E lo facciamo perché c’ è in gioco la democrazia. Quello che è andato in onda», aggiunge Faraone, «è un botta e risposta tra due correnti del medesimo giustizialismo». Con Forza Italia pronta ad approfittare della primi crisi seria del governo per entrare a far parte di una maggioranza di ricostruzione nazionale, Italia viva si guarda bene dal premere sull’ acceleratore, e così anche il caso Di Matteo-Bonafede è destinato a essere archiviato il più presto possibile.
Che analisi di merda.
Ma con con uno che si chiama Tarallo la serietà giornalistica che fine poteva fare? A taralli e vino.
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.. quello che si può definire il
Polpo dell’anno
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Si sarà fatto un fungo allucinogeno? ” Il travaglio (molto doloroso) dei grillini dura una notte, solo una notte: quella, in realtà assai agitata, trascorsa ad attendere cosa avrebbe scritto Travaglio (Marco) sul Fatto Quotidiano”.
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VIVA I MIGLIORI!!- vIVIANA VIVARELLI.
I leghisti si stanno lanciando con accuse infamanti su Bonafede. Il minimo che leggo da loro è che ‘non è una cima’.
E chi sarebbe una cima?
Il giudice Carnevale messo da Berlusconi al vertice della Cassazione che mandò liberi 500 mafiosi per meri vizi di forma?
Filippo Mancuso agli ordini di Berlusconi? Quella cima di Piero Fassino che non ne ha mai imbroccata una? O quell’altra cima di Roberto Castelli (Lega)? O forse l’onestissimo Clemente Mastella (Udc)? O lo sveglissimo Angelino Alfano (Pdl) ? O Forse Nitto Palma?
Mancuso fu sfiduciato dal Parlamento per aver avviato una serie di ispezioni giudiziarie sul pool di Mani Pulite, sospettato di aver violato le procedure nel corso delle indagini su Tangentopoli perché ispirato da una presunta forma di giustizialismo.
Piero Fassino fu accusato di turbativa d’asta.
Clemente Mastella fu uno dei più grandi trasformisti della storia, fece scarcerare 15.000 detenuti, il più grande colpo di spugna di tutti i tempi, dichiarò la completa impunità per tutti i personaggi e le società coinvolte nell’inchiesta Calciopoli, fece trasferire De Magistris che indagava su un comitato di affari composto da politici e magistrati lucani che avevano fatto sparire fondi europei per tre miliardi, fu costretto alle dimissioni a seguito dell’inchiesta giudiziaria nella quale erano stati coinvolti lui e la moglie Sandra Lonardo, fu rinviato a giudizio a seguito dell’inchiesta giudiziaria nella quale erano stati coinvolti lui e la moglie per truffa, abuso d’ufficio e appropriazione indebita, era amico del mafioso Campanella e fu invitato al suo matrimonio.
Roberto Castelli lottò per impedire all’Unione europea di adottare un mandato di cattura europeo e si oppose alla norma europea che rendeva il razzismo e la xenofobia, fu indagato per abuso di ufficio.
Angelino Alfano fece una legge unica in Europa, che sospendeva i processi a carico delle quattro più alte cariche dello Stato (presidente della Repubblica, presidente del Senato, presidente della Camera e presidente del Consiglio) per l’intera durata del loro mandato, legge che fu dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale e permise l’espulsione della Shalabayeva (moglie di un dissidente kazako arrestata ed espulsa verso il Kazakistan assieme alla figlioletta), fece ottenere consulenze e appalti alla moglie e fu coinvolto in mafia capitale.
Nitto Palma tentò di reintrodurre la norma per cui i processi a carico dei parlamentari venivano sospesi fino al termine del loro mandato.
Dopo le scarcerazioni facili di 467 mafiosi consentite da Basentini, probabilmente impostio dalla Lega, BONAFEDE FA IMMEDIATAMENTE UN DECRETO PER BLOCCARE LE SCARCERAZIONI FACILI DEI MAFIOSI
Per diventare legge un decreto deve essere votato dal Parlamento.
Indovinate chi ha votato contro?
Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e ItaliaViva.
E allora chi è colluso con la mafia?
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Si Viviana, ma il decreto deve ancora uscire, come fa a essere votato?
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