(di Fiorenza Sarzanini – corriere.it) – Lunedì 4 maggio l’Italia entrerà nella “fase 2” dell’emergenza da Coronavirus. È la fase cruciale, quella che può segnare il vero rilancio oppure trasformarsi in un disastro. Nei prossimi 15 giorni l’andamento del contagio ci dirà infatti se siamo pronti a ripartire davvero o se invece il numero dei malati è di nuovo troppo alto, quindi bisogna tornare indietro, chiudere. Ecco perché non sono consentiti errori o passi falsi. E perché ognuno dovrà fare fino in fondo la propria parte, consapevoli che ogni sbaglio – anche minimo – può trasformarsi nel passo decisivo verso un nuovo lockdown.
È un’eventualità che non possiamo permetterci: l’economia è vicina al collasso, i cittadini sono allo stremo. Una situazione che i politici dovrebbero avere ben chiara. Ci sarà tempo e modo per dividersi e litigare, adesso no. Queste due settimane devono essere l’occasione per andare tutti in un’unica direzione, seguendo lo stesso percorso di coerenza e affidabilità. Entro domenica il governo deve chiarire tutti i punti oscuri del Dpcm. Deve farlo senza lasciare alcuno spazio alla libera interpretazione. Ci dicano chi possiamo vedere e quali spostamenti rischiano invece di farci prendere una multa.
Mai come in questi momenti è indispensabile essere rigorosi e i cittadini hanno mostrato di saper rispettare le regole molto più di chi le decide. Le correzioni o le spiegazioni devono essere efficaci, la comunicazione deve essere chiara e diretta. Mai come nelle fasi di grave emergenza bisogna lasciar da parte i personalismi e fare squadra. Bastano due settimane di tregua, un tempo limitato che consenta all’Italia di rinascere davvero. Poi i partiti potranno ricominciare ad accusarsi, gli scienziati potranno accapigliarsi, i consulenti del governo gareggiare su chi è stato più bravo. Ma forse non ci sarà nessuno ad ascoltarli perché i cittadini saranno nella fase nuova e avranno ricominciato a passeggiare con un po’ più di libertà.1 maggio 2020 (modifica il 1 maggio 2020 | 14:41)
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