Negoziato – Oggi su Süddeutsche Zeitung un colloquio col premier sul Consiglio europeo del 23 aprile. Ne anticipiamo ampi stralci.

(di Oliver Meiler) – Presidente, molti italiani trovano che il suo Paese sia stato lasciato solo all’inizio della crisi dai suoi vicini, dai suoi partner storici in Europa e ne sono irritati. A ragione ?

È innegabile che l’Italia si sia trovata sola. Anche Ursula von der Leyen la vede così, a nome dell’Ue si è scusata per questo al Parlamento europeo. Ho molto apprezzato questo gesto.

(…) Sono risorti tra Germania e Italia vecchi luoghi comuni e cattiverie. Lei questo come se lo spiega ?

Alcuni luoghi comuni mi fanno sorridere, altri non li trovo affatto divertenti. Tra questi quello di uno Stato spendaccione. Negli ultimi 22 anni, ad esclusione del 2009, l’Italia ha registrato un avanzo primario. Questo significa che i governi italiani hanno sempre speso meno di quanto incassato. Il nostro deficit è dovuto alle somme pagate per gli interessi sul debito che abbiamo ereditato dal passato dai tempi della lira. Quindi, non solo lo Stato italiano non è spendaccione, ma rispetta i criteri europei sul deficit. Invece del 2,2% del Pil che era stato concordato, abbiamo realizzato l’1,6%. E onoriamo sempre regolarmente i nostri debiti (…).

Nel Nord si guarda soprattutto all’immensa montagna del debito italiano.

Sì, anche nel dibattito sul contrasto della crisi domina di nuovo questo errore. Si sostiene che gli italiani vogliano solo che altri Stati paghino i propri debiti. È un’insinuazione, più che falsa, sorprendente. La storia, anche quella meno recente, dimostra invece il contrario. (…) Oggi che siamo tutti colpiti da un evento per il quale nessuno possa fare qualcosa, serve prima di tutto solidarietà gli uni con gli altri. (…).

(…) Lei dice che non si stancherà di lottare finché i Partner non accetteranno debiti comuni, dunque gli Eurobond o i Coronabond. Il 23 aprile si riunisce il Consiglio Europeo. Lei è pronto a bloccare tutto col suo veto, se gli Eurobond non passeranno?

Viviamo il più grave shock dal dopoguerra ad oggi, l’Europa deve dare una risposta all’altezza. Alcune decisioni importanti sono state già prese, come l’intervento della Bce, la sospensione del Patto di stabilità, la costituzione di Sure, i fondi di garanzia della Bei.

… questo è già molto, no ?

Sì, ma è ancora troppo poco, se si pensa che abbiamo a che fare con una pandemia che sta mettendo seriamente a rischio il mercato comune. L’Europa si può salvare se pensa in grande (…).

Questo funziona solo con gli Eurobond? Lei sa che le resistenze di alcuni Paesi contro una mutualizzazione dei debiti è molto grande, in Germania, nei Paesi Bassi, in Austria, in Finlandia.

Le nostre economie sono interconnesse. Se un Paese va in difficoltà si crea un effetto domino che va evitato a tutti i costi. Qui serve tutta la potenza di fuoco dell’Unione europea attraverso l’emissione di titoli comuni che consentano a tutti i Paesi di finanziare in maniera equa e adeguata i costi di questa crisi. Non si tratta di mutualizzare il debito passato o futuro, ma solo di finanziare tutti insieme questo sforzo straordinario.

Gli avversari nel Nord temono che questo strumento rimanga.

Non sarà usato un solo euro dei tedeschi per pagare il debito italiano. Questa solidarietà totalmente specifica e temporanea ci rafforzerà enormemente sui mercati(…).

Come farebbero i governi a Berlino e all’Aja a spiegare ai loro cittadini che è il momento di fare gli Eurobond dopo tutti i no degli ultimi anni?

Non posso certo suggerire io ad Angela Merkel o a Mark Rutte, come parlare ai loro cittadini. Non ho titolo per farlo. Posso solo ripetere che il punto di vista deve cambiare. E deve cambiare adesso. Dobbiamo tutti guardare all’Europa da europei, il che è accaduto troppo di rado. Spesso ogni comunità nazionale guarda all’Ue solo dalla propria prospettiva e pensa di essere in credito con l’Europa, di dare più di quanto riceve. Prendiamo ad esempio la questione delle bilance commerciali: la Germania ha da anni un enorme avanzo commerciale e viene per questo criticata perché esso è più elevato rispetto a quanto prevedano le regole dell’Ue. Col suo avanzo l’economia tedesca non fa da locomotiva dell’Europa, bensì da freno. Dobbiamo rafforzare la nostra casa comune rapidamente per poterci confrontare alla pari con le altre potenze economiche mondiali. Perciò quello giusto è uno strumento finanziario comune, ambizioso ed equo.

Se questo non ci fosse, lei porrebbe il veto ?

Sono assolutamente deciso a impegnarmi non solo per il bene del mio Paese, ma per il bene dell’Europa intera.

Sì o no ?

Lascio a lei l’interpretazione.

Un altro strumento per liquidità aggiuntiva è il Mes. In ampie parti della politica italiana è un concetto tossico.

Sì, il Mes ha una cattiva reputazione in Italia. Non abbiamo dimenticato che ai greci nell’ultima crisi finanziaria sono stati imposti sacrifici ben oltre l’accettabile per ottenere crediti. Di qui la mia posizione fondamentalmente scettica.

Anche se fosse per spese mediche e non collegato a condizionalità ? Si tratta comunque di circa 35 miliardi.

Vediamo se la nuova linea di credito nei fatti sarà senza condizioni.

Lei sembra molto scettico. È un europeista convinto ?

Non mi appassiono alle categorie dello spirito. Dico solo che le derive nazionaliste fanno male all’Europa tanto quanto l’europeismo ipocrita, che tutto vuol prendere e nulla vuol dare. Quel che serve oggi all’Europa è un europeismo critico, ma costruttivo. (…). Con Macron la pensiamo allo stesso modo: siamo convinti che è in gioco il progetto europeo (…).

Nei sondaggi, solo il 35% degli italiani ripongono le proprie speranze nell’Ue.

Questo sentimento nasce dal fatto che ci sentiamo abbandonati proprio dai Paesi che traggono vantaggi da questa Unione. Prendiamo l’esempio dei Paesi Bassi, che col loro dumping fiscale attraggono migliaia di multinazionali – che trasferiscono lì la propria sede – ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell’Unione: vengono così sottratti agli altri Stati Membri dell’Ue 9 miliardi ogni anno, come riporta un’analisi di Tax Justice Network. (…) Nessuno si deve raffigurare come il migliore della classe, non ci sono migliori della classe (…).

Lei dice che la Storia giudicherà l’operato del governo. Si considera un apripista per altri governi europei? L’hanno copiata in tanti.

Avrei fatto volentieri a meno di questo primato. Ma sono senza dubbio orgoglioso del senso di responsabilità manifestato dagli italiani in questa situazione e della grande risposta che, nel complesso, sta offrendo il nostro sistema sanitario nazionale. Il nostro è diventato un modello di riferimento riconosciuto anche dall’Oms. È vero, alla fine sarà la Storia a giudicarci.