(Da “Anteprima. La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti”) – Oggi, 12 giugno 2024, si ricorda la morte, un anno fa in questo giorno, di Silvio Berlusconi. Cogliamo l’occasione per dedicare le Pagine Zero di questa settimana all’illustre scomparso. La fonte delle nostre notizie è la recentissima biografia di Filippo Ceccarelli intitolata B. Una vita troppo e pubblicata da Feltrinelli.

Sogno

Emerse a suo tempo che, trastullandosi una sera con una signorina cui si deve il racconto – Nadia, aspirante al Grande Fratello – forse di sua iniziativa, forse per farla contenta, comunque dalla villa di Arcore, parti una chiamata diretta alla mamma di lei. ‘immagini quindi il suono, tuuu… tuuu…, e la mamma che risponde: «Pronto, chi parla?». E allora lui: «Sono il Sogno degli italiani»

Nadia

La stessa Nadia, allorché conobbe B., nella cerimonia sempre un po’ ipocrita delle presentazioni, quando lui, tutto cerimonioso, le chiese cosa facesse «di bello nella vita», rispose: «Presidente, ma cosa vuole che faccia? Le marchette».

Giudici

Nell’estate del 2003 Berlusconi ricevette a Villa La Certosa due storici e giornalisti britannici (uno era il futuro premier Boris Johnson, allora direttore di The Spectator) e con loro si mise a chiacchierare a briglia sciolta di Mussolini (fu la volta in cui disse che mandava gli oppositori in vacanza), ma soprattutto di magistrati.

«È una follia!» si accanì esasperato. «Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa perché lo sono politicamente, secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro», insisteva, «devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente (in italiano nel testo originale) diversi dalla razza umana». Seguiva, nell’edizione inglese: «That is why I am in the process of reforming everything».

Mamme

Sua mamma si chiamava Rosa (Bossi) come la mamma di Mussolini (Rosa Maltoni) e di Andreotti (Rosa Falasca).

Bambini

La mamma che, in Sardegna, al grido «Presidente, presidente, una foto con il bambino!», nel pigia-pigia aveva provato a lanciarglielo nell’abitacolo dell’auto blindata, il pupo, ma per fortuna era stata dissuasa in extremis dal compiere l’insano gesto.

Figa

 B., richiesto una volta su quale fosse stato il più gradito complimento mai rivoltogli, rispose: la volta in cui un tifoso del Milan, uscito dallo stadio, gli si era buttato sul cofano dell’automobilona gridandogli: «Silvio, sei una bella figa!».

Regista

B. fece scoprire agli italiani le riprese ravvicinate delle partite, in stile Super Bowl. Raccomandava al «signor regista» di inquadrare i volti dei calciatori mentre ascoltavano l’inno prima della partita

Amplessi

Quando da presidente del Milan strappò i più inauditi trionfi negli stadi di tutto il mondo, Gianni Brera scrisse che era nato «da un amplesso vagabondo di Giove».

Miracoli

Il dispaccio trasmesso dall’Adnkronos la sera dei risultati elettorali del 2001 e intitolato Berlusconi: ottantenne si rianima dopo aver saputo che ha vinto. Vi si racconta la storia di FM., anziano agricoltore di San Giovanni di Novellara, allora zona tra le più rosse d’Italia, colpito da infarto prima delle elezioni e dato in pratica per spacciato dai medici.

Insomma, all’improvviso questo FM. avrebbe aperto gli occhi e appreso che il Cavaliere aveva vinto si era senz’altro rianimato. «Le sue condizioni», continuava la nota, «sono ora migliorate al punto che i medici non solo hanno sciolto la prognosi, ma tra alcuni giorni lo dimetteranno».

Fu sufficiente qualche telefonata per verificare che il prodigio era non solo una balla, ma «una oltraggiosa coglionata», come spiegò, con legittima animosità, uno dei parenti del preteso miracolato. Più che l’affermazione del centrodestra, a far «resuscitare» FM. era stata la terapia intensiva, o il riposo, o così era scritto nel libro del destino.

Dio

Ai tempi della Guerra fredda, prima della finale della Coppa dei Campioni contro i romeni dello Steaua, il presidente del Milan si era raccolto in preghiera nella cappella dello stadio. «Ho chiesto a Dio», spiegò poi, «di far perdere i comunisti». E gli fu accordato.

(Da “Anteprima. La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti”  – 11 GIUGNO 2024) – «La tivù è come la merda: chi la fa non la guarda». Silvio Berlusconi

Domani 12 giugno sarà trascorso un anno dalla morte di Silvio Berlusconi. Cogliamo l’occasione per dedicare le Pagine Zero di questa settimana all’illustre scomparso. La fonte delle nostre notizie è la recentissima biografia di Filippo Ceccarelli intitolata B. Una vita troppo e pubblicata da Feltrinelli.

Barbe

B., che con Stefano Di Michele, indimenticato giornalista dell’Unità e poi del Foglio, non seppe resistere e gli diede una carezza sulle gote: «Ma lei, con questa bella barba e questa faccia simpatica, come fa a essere comunista?».

Soldi

B., che regalava soldi a destra e a manca a sconosciuti. Non si contano gli interventi, sia pure a metà strada tra il segreto e la divulgazione auto- promozionale. Sostenne economicamente fino alla maggiore età i due figli di un bodyguard morto. Aiutò la signora di settantasette anni che voleva andare a Lourdes.

Diede 90 mila euro a un signore sardo, titolare di un’agenzia di pubblicità in grandi difficoltà economiche che, nel dicembre 2015, si era dato fuoco cospargendosi di benzina davanti ai cancelli di San Martino. Quando era in giro gli riempivano le tasche di bigliettini e suppliche.

A Pordenone fu colpito dalle tristi sorti toccate a una coppia – lui e lei avevano perso il lavoro per la crisi, lui era caduto in depressione, lei era incinta di due gemelli Berlusconi provvide con tre assegni circolari da 50 mila euro l’uno.

Bugie

«Gli italiani conoscono meglio di qualunque altro popolo la relativa utilità dei trucchi, apprezzando le virtù istrioniche distinguendole fra lodevoli, ingannevoli o addirittura pericolose.

Molto in effetti lascia pensare che B. sapesse bene che qui da noi le bugie si perdonano facilmente perché il loro primo scopo è rendere accettabile la vita quando è brutta e fa paura, si mente per vendere prodotti, compiacere gli altri, abbellire una situazione, rafforzare un punto di vista, consolarsi; di qui l’abituale suo profluvio di cufemismi caramellosi, spiegazioni ingegnose, giustificazioni patetiche, bugie cortesi, bianche o “di vita” come le definì una volta il Cavaliere dinanzi a un pubblico ministero» (Filippo Ceccarelli).

Duce

«Mio marito insegue lo spirito di Napoleone, non di un dittatore. Il vero pericolo è che in questo Paese la dittatura arrivi dopo di lui, se muore la politica come temo che stia succedendo» Veronica Lario).

Msi

Nel 1976, probabilmente su richiesta di qualche democristiano, è sicuro che B. favori finanziariamente la scissione che dal Msi di Almirante fece nascere il partitino moderato di Democrazia Nazionale. Il non ancora Cavaliere del Lavoro mollò allora 100 milioni e quando il segretario di Dn, Raffaele Delfino, andò a riportarglieli, lo accolse con qualche sorpresa: «Lei è il primo politico che mi restituisce un prestito», dal che si deduce che non era la prima volta che il giovane costruttore svolgeva questo genere di servizi.

Pci

Nel 1987, quando le reti Fininvest furono regolarizzate, come fruttuosa contropartita della pax televisiva la terza rete della Rai, con Angelo Guglielmi, e il Tg3, con Sandro Curzi, rientrarono ufficialmente sotto l’influenza delle Botteghe Oscure. Nel 1988 venne annunciato addirittura un accordo tra la Fininvest e la tivù di Stato dell’Unione sovietica per la raccolta di pubblicità delle aziende europee sul mercato dell’impero del male.

Salesiani

Ciriaco De Mita, secondo cui B. era socialista a Milano e democristiano a Roma. Clemente Mastella, secondo cui «Berlusconi, in fondo, è l’ideologia di sé stesso». Gianni Vattimo, che ha coniato il termine «berlusconità»: «Una certa approssimazione salesiana fatta di angoli arrotondati»

Morale

B., ormai molto vecchio e stropicciato, anzi barcollante, i passi come quelli di un burattino, usciva da un portone pressato dalla solita folla. Una voce fuori campo: «Silvio, come la preferisci, bionda o mora?»; e lui ci mise un po’ a registrare la domanda, ma si vedeva che ci teneva proprio a rispondere. «Mi vanno bene tutte», piccola pausa, «basta che te la diano».

(Da “Anteprima. La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti”  – 10 GIUGNO 2024) – «Io non muoio neanche se mi uccidono». Silvio Berlusconi

Il 12 giugno, mercoledì prossimo, sarà trascorso un anno dalla morte di Silvio Berlusconi. Cogliamo l’occasione per dedicare le Pagine Zero di questa settimana all’illustre scomparso. La fonte delle nostre notizie è la recentissima biografia di Filippo Ceccarelli intitolata B. Una vita troppo e pubblicata da Feltrinelli

Felicità

«Durante i miei ultimi giorni in Italia mi sento in uno stato d’animo più pesante. La fine dell’era Berlusconi ha lasciato gli italiani depressi. Non vedo gli italiani felici come siamo soliti immaginarli» (Michel Houllebecq)

Paradiso

La volta che B. ebbe un malore durante un comizio a Montecatini Terme. Svenuto sul palco, abbandonandosi pian piano sul podio, quindi portato via a braccio – la testa penzoloni, ma l’occhietto aperto – dagli agenti di scorta che lo reggevano per il busto e per i piedi.

Quando si ridestò, all’ospedale della cittadina toscana, trovò in piedi presso il suo letto un medico dalla lunghissima barba. B. raccontò poi di essere stato incerto se fosse san Pietro o Bin Laden.

Specchio

B., che prima di raccontare una barzelletta faceva le prove allo specchio.

Falce

Andrea Camilleri, che nel 2000 compose un raccontino in cui B. incontra la morte. «Il Cavaliere, girando campagne e campagne, si imbatté in una vecchia scheletrica, vestita di nivuro, con una lunga falce in mano. La riconobbe subito e fece fare uno scarto al suo cavallo.

“Schifosa comunista!” murmuriò. La morte era d’orecchio fino e lo senti. Si mise a ridere. “Tutte me le hanno dette! Ma comunista mai! Si può sapere perché?” “E chi è più comunista di te? Tu consideri tutti allo stesso modo, ricchi e poveri, belli e brutti, ricchi e pezzenti! E questo non è giusto, gli uomini non sono tutti eguali. Io, per esempio, sono il Cavaliere..”»

Origini

Silvio si chiamava Silvio perché, assicurò lui durante la campagna elettorale del 2006, fu concepito “in un boschetto”. Essendo lui nato in settembre, doveva essere un dicembre particolarmente caldo.

Delizie

A Rosario, città argentina che dette i natali a Ernesto Che Guevara, fu segnalato un bordello chiamato “Palacio Berlusconi”

Soprannomi

Breve censimento dei soprannomi attribuiti al de cuius. Lui, il Dottore, Sua Emittenza, il Cavaliere, il Cav, il Cavaliere Mascherato, il Cavalier Pompetta, il Cavalier Patonza, il Presidente, il Presidentissimo, Berlusca, Berluscaz, Berluskaiser, Belluscone, Burlesquoni, Silviolo, Kim Il Silvio, L’Unto, Al Tappone, Il Banana, Il Bandana, Il Bandanano, Testa d’asfalto, Toni Manero, Papi, Il Caimano, Il Cainano, lo Psiconano.

Anagrammi

B., molto compiaciuto di scoprire che anagrammando il suo nome veniva fuori «L’unico boss virile». Pochi giorni dopo, avendone Ceccarelli resi edotti i lettori di Rep., arrivarono in redazione una serie di anagrammi alternativi. «Boss virile? In culo!». «Vil losco rubi seni». «Lui bel losco visir». «Visir liso nel buco». «Un vile boss lirico». «Il burlesco inviso». «Il curvilineo boss». «Il Boss vile in cuore». «Vissi un libercolo». «Uscivo borsellini». «So, vi rubo scellini». «Sin così, rubò ville». «Necrosi volubilis». «Vinel russo libico». «’inculerò il Bossi!».

Zie

Non si è mai capito bene il numero effettivo di zie suore, che negli anni sono via via aumentate fino a diventare sei, sette, otto.

Miracoli

Studiando il caso di una donna colpita da un deterioramento progressivo delle capacità cerebrali, due neuropsicologi delle università di Padova e Trieste, Sara Mondini e Carlo Semenza, hanno constatato che la malattia ne comprometteva la facoltà di distinguere tutto ciò che aveva intorno, compresi i nomi dei suoi più stretti familiari e degli oggetti di uso comune; gli unici che la povera donna riconosceva erano il Crocifisso, il papa Giovanni Paolo II e Silvio Berlusconi, come se il volto del Cavaliere fosse stato inciso nel suo cervello in un formato speciale.

Fiamme

Il padre della ragazza napoletana aderente al Club «Silvio ci manchi” che, esclusa la figliola dalle liste elettorali del Pol, tentò di darsi fuoco sotto la residenza del Cavaliere.