(di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – La Russia sta attaccando anche l’oblast di Sumy. Quanto più elevato è il numero di fronti aperti da Putin, tanto più bassa è la capacità di Zelensky di difendersi e resistere. Putin sta esasperando i tre problemi cronici di Zelensky: mancanza di soldati, armi e soldi. Putin costringe Zelensky a sparare più proiettili, a sguarnire i fronti di Kherson e Zaporizhzhia e a spendere più soldi. Ogni accelerazione del conflitto è un danno per Putin.

Le sconfitte di Emmanuel Macron e Olaf Scholz peggiorano la situazione di Zelensky che rischia di ritrovarsi con Trump alla Casa Bianca in pochi mesi. Giorgia Meloni vince le elezioni ma, almeno per ora, proibisce a Zelensky di colpire il territorio russo con le armi italiane. La incalza Matteo Salvini, il suo vicepresidente anti-Zelensky. Salvini ha preso Macron a male parole per avere proposto un maggiore coinvolgimento della Nato in Ucraina. Offendere Macron è come offendere Zelensky in persona. Zelensky non ha richiesto ufficialmente truppe Nato; le ha chieste a Macron nelle segrete stanze. La paura di Zelensky è che Putin possa un giorno travolgere le linee a Kharkiv. A quel punto, la strada per Kiev sarebbe spianata. Immaginiamo di svegliarci una mattina con l’esercito russo che marcia verso il palazzo presidenziale di Zelensky. La Nato che cosa fa? Macron chiede questo. Salvini risponde: “Restiamo a guardare”.

Tutte le guerre – soprattutto le pre-guerre mondiali – funzionano nello stesso modo: il potere politico dice ai comandanti degli eserciti, con largo anticipo, ciò che i soldati dovranno fare davanti a tutti gli scenari che potrebbero configurarsi. La Nato ha un piano per reagire a un attacco nucleare; al cedimento del fronte a Kharkiv; all’invasione di Odessa e un piano per reagire a un nuovo sfondamento dalla Bielorussia verso Kiev. Se la Nato non possiede questi piani, come Guido Crosetto vorrebbe far credere, allora è un’organizzazione fallita perché è suo dovere essere preparata a tutte le situazioni in Ucraina. La politica internazionale è il regno della menzogna e dell’inganno. Eppure Crosetto, che nasconde agli italiani le armi che invia a Zelensky, giura di essere il solo trasparente. Crosetto assicura che le decisioni vengono prese, una alla volta, dopo un lungo iter burocratico che coinvolge decine di soggetti. A leggere ciò che scrive Crosetto sembra che il nostro ministro della Difesa decida che cosa fare in Ucraina come l’Inps decide se il signor Mario Rossi abbia maturato i requisiti per la pensione. Il 3 giugno scorso, in polemica con l’autore di questa rubrica, Crosetto ha scritto: “Non c’è un Guido Crosetto che si sveglia la mattina e decide di fare A e non B. C’è il vertice di un Dicastero che propone ad un Governo delle scelte, dopo averle analizzate e concretizzate con una macchina burocratica preparata e seria. Poi il Governo sceglie”. Qualcuno spieghi a Crosetto che è suo dovere decidere se fare A o B. Perché Crosetto si diminuisce così tanto? La risposta è semplice: perché si vergogna di dire che il 90% dell’iter decisionale consiste in una telefonata di Blinken a Crosetto. Il rimanente 10% è Isabella Rauti che gira nei magazzini per capire se l’Italia abbia le armi che la Casa Bianca chiede di inviare all’Ucraina. Un tempo i ministri si fregiavano di decidere. Il buon Crosetto non decide né A, né B. Crosetto non decide niente, com’è ben noto, per sua stessa ammissione. Il che fornisce una misura precisa del degrado politico e morale della classe dirigente italiana ai tempi del sovranismo.