(Lorenzo Tosa) – Bruno Vespa parteciperà al G7 di Fasano.

Avete capito bene. Non come politico – ovviamente – e neppure come conduttore o giornalista. No, Vespa sarà lì in qualità di vignaiolo.

Può sembrare un dettaglio curioso, un particolare marginale.

In realtà il fatto di aver scelto i suoi vini, dopo che la stessa cosa era avvenuta sui Frecciarossa, è l’emblema di un Paese da barzelletta in cui l’uomo di punta del Servizio pubblico, un giornalista che dovrebbe essere per definizione indipendente, viene scelto dal governo in carica addirittura per la cena di gala coi sette principali capi di Stato mondiali, in barba a qualunque bando, concorrenza e conflitto di interessi.

Immaginatevi con che piglio, credibilità ed equidistanza possa intervistare la Presidente del Consiglio uno che le “versa” il vino al G7.

E il “Porta a Porta” di ieri con Furfaro zittito per aver contestato Vannacci e il collegamento finale con Meloni ne ha offerto solo un piccolo, illuminante, degradante, esempio.

Non bastavano 40 anni di Vespa su Rai1. Ora ce lo ritroviamo anche col suo vino al G7.

Tanto alla fine a pagarlo siamo sempre noi.