Il Carroccio scende sotto Forza Italia e registra un calo di circa 400mila. Mentre salgono i malumori tra i dirigenti storici e il generale pensa un partito tutto per sé, per il Capitano si staglia l’ombra di un commissariamento

(di Simone Alliva – lespresso.it) – Il muscolo della mandibola scatta come in un tic nervoso, come se stesse masticando qualcosa di molto duro e invisibile e in effetti Matteo Salvini non riesce a mandare giù quella che da qualsiasi punto la si guardi risulta come una sconfitta: Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi che pareva destinato alla scomparsa sincronica a quella dell’estinto, diventa il secondo partito del centrodestra, superando la Lega. Umberto Bossi, viene accusato di aver fatto trapelare a urne aperte che il suo voto non sarebbe andato al partito fondato 40 anni fa. Solo Roberto Vannacci, il “prescelto” e outsider alla Lega fa il pieno di preferenze («mezzo milione»), numeri che però aprono a un nuovo psicodramma salviniano, cioè quello della latente scissione da parte del Generale.

Perciò mastica un boccone indigeribile e durante la conferenza stampa convocata all’indomani del voto, nella sede federale di via Bellerio, il segretario leghista appare particolarmente duro con il senatùr, che, secondo quanto riferito dall’ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi, avrebbe votato per l’ex leghista Marco Reguzzoni, candidato indipendente nelle liste di FI, risultato poi non eletto. Con gli occhi stanchi («Ho dormito la bellezza di due ore», si giustifica) Salvini serra la mascella poi si dice soddisfatto del risultato delle Europee. «Avevo auspicato un voto in più delle Politiche di due anni fa e così è stato», sottolinea. In effetti, nell’ultima consultazione nazionale, la Lega aveva preso l’8,9%, ora è al 9,05%. Anche se in termini di voti assoluti registra un calo di circa 400mila. In via Bellerio si sperava addirittura in un 12 per cento. Ma niente da fare. La Lega ha perso le comunali anche a Pontida cittadina simbolo delle valli bergamasche che ospita il tradizionale raduno nel famoso pratone. Il sindaco uscente e candidato del partito di via Bellerio, Pierguido Vanalli, si è fermato al 32,30% ed è stato battuto da Davide Cantù, in corsa per la lista civica ‘Viviamo insieme Pontida’, che ha ottenuto il 52,71% dei voti. Al terzo posto alle elezioni comunali Francesca Losi, candidata di Partito Popolare del Nord-Grande Nord, che si ferma al 15%. Eppure il “Capitano” le ha tentate davvero tutte, dalla candidatura del Generale negazionista alle telefonate a Trump, dall’occhiolino a Putin, alla simil dichiarazione di guerra a Macron, dalle sceneggiate sul ponte di Messina, agli attacchi anche dentro la stessa coalizione (Salvini e Tajani hanno litigato per mesi). 

Il capo leghista ci tiene a rivendicare l’obiettivo centrato del “record” registrato da Vannacci, campione di preferenze (500mila), in particolare “al Nord”, sottolinea. Una candidatura che dati alla mano sembra aver beneficiato solo il generale che ha collezionato una valanga di voti personali mentre il partito è perfino calato in Veneto, rispetto al già deludente risultato delle elezioni politiche del 2022. Nella circoscrizione ha ottenuto più di 140 mila preferenze, tante quante i nove candidati che lo seguivano nella lista. L’effetto Vannacci ha avvantaggiate così le donne candidate, vista la scelta obbligata di diversità di genere nelle preferenze, tra queste Anna Cisint, la sindaca di Monfalcone in guerra santa contro l’Islam. Nel Nord-Ovest il generale ha drenato voti dai leghisti duri e puri, basti pensare a Angelo Ciocca, il “Brad” (inteso come Pitt) del Pavese aveva raccolto 90 mila preferenze soltanto nel 2019, si posiziona quarto per questa tornata con 38mila preferenze mentre Vannacci ne conta 186mila. 

E proprio a chi chiede a Salvini delle perplessità espresse da alcuni dirigenti di partito sulla corsa del generale, risponde: «Sono sicuro che Zaia e Giorgetti hanno votato Lega. È un problema chi ha detto che non ha votato Lega. Uno le preferenze può darle a chi vuole ma se cambia partito non mi sembra una cosa normalissima». «Io sono abituato a confrontarmi con gli avversari esterni, dover fare i conti con chi all’interno rema contro è complicato» si sfoga, attaccando Bossi. «Penso ai militanti, ai sindaci e alle persone che hanno dedicato giorni e notti al movimento all’affissione dei manifesti fuori da scuole e fabbriche. Non meritano che qualcuno dentro faccia altro, che faccia i propri interessi senza avere un obiettivo comune», continua. «Io sono abituato a vincere o perdere in squadra, non a tradire chi mi è di fianco. Non mi piacciono i fuggiaschi e coloro che tradiscono. Non è giusto che chi è iscritto a un partito, a urne aperte, dica che vota per un altro partito. In nessun altro partito italiano avviene qualcosa del genere. Io devo rendere conto a decine di migliaia di sostenitori, militanti e iscritti che non meritano questo. Valuteranno i militanti».

Detto questo, impossibile pensare a un’espulsione di Umberto Bossi, anche perché il senatùr non ha la tessera della Lega Salvini premier, ma solo della Lega Nord, la “scatola vuota” tenuta in vita per saldare il debito con lo Stato per la sentenza sui rimborsi irregolari del partito. Per il resto, Salvini ci tiene a precisare che lui non se ne va. Non se ne vuole andare. Non ci riesce. Mastica. «Se ho mai pensato di lasciare? No, io lascerò nel giorno in cui non avessi più passione». E conferma che si ricandiderà al congresso federale del partito, da tenersi entro l’autunno. Dentro la Lega però qualcuno sussurra di un congresso anticipato o un vertice di partito in stile politbüro russo, come quelli che defenestravano i leader. Secondo gli ambienti parlamentari, per evitare un eventuale colpo di testa che potrebbe culminare nella creazione con il Generale Vannacci di un partito personale, Salvini potrebbe essere commissariato da uno specifico ufficio di segreteria formato dai Presidenti di regione Fedriga, Zaia e Fontana. Il processo interno, la resa dei conti sono appena cominciate.