La diversità di trattamento e la rivolta del penitenziario. La prigione diventata famosa per i 5 suicidi in soli tre mesi è tutto tranne un luogo ricreativo desiderabile come lo descrive Forti, in infermeria a giocare alla playstation che fu di Filippo Turetta

L'arrivo di Chico Forti a Trento dal carcere di Verona per la visita alla madre il 22 maggio

(di Enrico Ferro – repubblica.it) – Chico Forti che fa il giro del carcere come se fosse un ispettore ministeriale. Chico Forti in foto con un parlamentare di Fratelli d’Italia. Chico Forti meravigliato per come si mangia bene grazie al cuoco professionale che gli prepara pranzi e cene. Chico Forti tranquillo nel reparto infermeria del carcere di Montorio, con la famosa Playstation che fu di Filippo Turetta.

Riverito da tutta la catena di comando

Sono passati pochi giorni dal suo arrivo e già nel penitenziario veronese c’è aria di rivolta per questo detenuto “eccellente”, prima celebrato dalla premier Giorgia Meloni e ora servito e riverito da tutta la catena di comando dell’istituto di pena.

Giorgia Meloni e Chico Forti

“Ma questo è un inferno”

“Venga qua con noi a vedere che inferno è questo”, dicono gli altri carcerati indignati ai loro familiari, che già hanno cominciato a riportare le lamentele all’associazione “Sbarre di zucchero”. Del resto, tutto si può dire, tranne che il carcere diventato famoso per i 5 suicidi in soli tre mesi sia un luogo ricreativo desiderabile. Sembra che nessuno faccia nemmeno niente per nascondere questa diversità di trattamento.

La foto con l’onorevole

La foto scattata dentro il penitenziario con l’onorevole meloniano Andrea Di Giuseppe abbracciato a Chico Forti ha fatto indignare il Pd veronese ma non solo. I primi a lamentarsi sono i detenuti stessi, che già avevano storto il naso vedendolo girare con la direzione nelle varie sezioni, come se fosse un loro collega. “Dispiace vedere questa situazione di privilegio, specie se ad assistere a questo spettacolo è gente che deve dividere pochi metri di spazi vitali in una cella”, dice la moglie di un detenuto.

Il deputato FdI Andrea Di Giuseppe insieme a Chico Forti
Il deputato FdI Andrea Di Giuseppe insieme a Chico Forti (ansa)

La diversità di trattamento

Vederlo esibire questa soddisfazione per le condizioni generali a Montorio e per la cucina, assistere alla sua gioia per la visita subito concessa all’anziana madre, ha avuto l’effetto di una secchiata di benzina su un braciere che già arde. “Sono molto felice che Chico Forti sia tornato in Italia e che abbia potuto riabbracciare la mamma, ma come mai non c’è questa sollecitudine anche con gli altri detenuti?”, chiede Marco Costantini, segretario di Sbarre di zucchero. “C’è gente che aspetta da 5 anni per andare a trovare la madre. E a volte c’è chi non riesce ad arrivare nemmeno in cimitero, per salutare il proprio caro deceduto. Perché con lui è tutto così veloce? In un carcere già problematico come Montorio non ci possono essere detenuti di serie A e altri di serie Z”.

I sindacati della polizia penitenziaria

Insorgono anche i sindacati della polizia penitenziaria, ed è una conseguenza della foto fatta con l’onorevole di FdI. C’è chi aveva fatto notare che nessuno, nemmeno un parlamentare, può portare il telefonino dentro il carcere. La direzione di Montorio aveva allora replicato facendo presente che era stato un agente penitenziario a scattare quella foto. “Il carcere non è un palcoscenico nel quale le star possano fare il loro show e avere trattamenti e benefici di grande riguardo”, dice Aldo Di Giacomo, segretario generale dell’Spp (sindacato polizia penitenziaria). “Chiariamo subito che il personale non fa il fotografo ma ha compiti ben più seri a cui pensare. Ognuno si assuma le sue responsabilità: ci aspettiamo che l’amministrazione penitenziaria individui ogni responsabilità nell’interesse della legalità, per allontanare l’immagine che in tutto il mondo si sono fatti delle carceri italiane, come l’ennesima barzelletta italiana”.