NORDIO, COLOSIMO&C. – Show in aeroporto e poi il Tg1 intervista Chico

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano.it) – La prima richiesta del Dipartimento di Giustizia americano e della Casa Bianca – evitare di spettacolarizzare l’arrivo di quello che oltreoceano considerano un condannato per assassinio – è stata subito disattesa: la premier Giorgia Meloni ieri mattina si è presentata all’aeroporto militare di Pratica di Mare per accogliere il detenuto italiano Chico Forti e scattarsi una photo opportunity con lui, pur senza un plateale abbraccio. “Fiera del lavoro del governo italiano – ha scritto la presidente del Consiglio sui social – Ci tengo a ringraziare nuovamente la diplomazia italiana e le autorità degli Stati Uniti per la loro collaborazione”. Forti, che è scoppiato a piangere una volta messo piede a Pratica di Mare, rimarrà nel carcere di Rebibbia fino a domani mattina quando sarà trasferito in quello di Verona.

Troppo forte la tentazione di Meloni di rivendicare la credibilità internazionale dell’Italia dopo anni di richieste dei precedenti governi – da quello di Mario Monti a Giuseppe Conte – senza mai riuscire a trasferire in Italia il surfista trentino, condannato all’ergastolo negli States dove ha scontato i primi 24 anni di carcere. La propaganda di governo per tutto il giorno ruota sulla “ritrovata credibilità internazionale” dell’Italia, tanto che Palazzo Chigi diffonde uno spin ufficioso per ricordare i negoziati degli ultimi anni “senza arrivare al risultato di oggi” dovuto “all’autorevolezza del governo”. In serata Forti è stato anche intervistato in pompa magna dal Tg1 ringraziando il governo e spiegando di essersi dichiarato colpevole per avere l’estradizione.

La trattativa sarebbe stata gestita in prima persona dalla premier Meloni che ha preso in mano il dossier dopo anni in cui ricordava quasi in maniera ossessiva la detenzione di Forti (celebrato sui social dalla leader FdI anche nel giorno del suo compleanno). Tutto questo a costo di bypassare la Farnesina. Un anno e mezzo di trattative politiche in cui la premier e l’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi hanno dovuto superare lo scoglio più complicato: convincere il governatore della Florida, Ron DeSantis. Ufficiali di collegamento sono stati il deputato meloniano eletto all’estero, Andrea Di Giuseppe, che vive tra Roma e la Florida, che in questi anni ha spesso visitato Forti in carcere, gli avvocati e la fondazione Bocelli. Un anno fa la prima telefonata tra DeSantis e Meloni: il ritiro della candidatura del governatore della Florida dalle primarie repubblicane ha favorito il trasferimento senza rischiare di essere accusato di lassismo dai suoi elettori. Poi la trattativa si è spostata a livello federale, più semplice. Meloni ha un ottimo rapporto col presidente Joe Biden e l’annuncio è arrivato proprio il 1º marzo scorso, poche ore prima della sua visita alla Casa Bianca. Il ritorno di Forti è stato acclamato dagli esponenti di governo e della destra che negli anni – anche grazie ai servizi delle Iene, alle campagne di Libero e agli slogan innocentisti di artisti vari – ne ha fatto un simbolo. Di Giuseppe parla di “una vittoria di tutti: a prescindere dal detenuto è un successo della diplomazia di Meloni”. “Un giorno di gioia e soddisfazione”, ha commentato il Guardasigilli Carlo Nordio. Per la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo invece il ritorno di Forti serve a “dare risposte su rapporti internazionali e criminalità organizzata”. Il trattamento della destra nei confronti di Forti – condannato all’ergastolo negli Usa – stride con quello utilizzato nei confronti degli altri 2.600 detenuti italiani all’estero, a partire da Ilaria Salis. Per lei arriveranno presto i domiciliari in Ungheria, ma Meloni non ha certo dato battaglia.