Da Sala a Fedriga: negli ultimi dieci anni liste civiche e comitati hanno registrato sostegni crescenti. L’assenza di regole crea una zona grigia per le donazioni di aziende che hanno interessi nei territori

Soldi dalle imprese a sindaci e governatori. L’intreccio che aggira lo stop ai fondi pubblici

(di Antonio Fraschilla – repubblica.it) – ROMA – «Ma se le aziende che avevano interessi a Genova nel porto decidono di finanziare il governatore, un motivo ci sarà». Un imprenditore che conta nel mondo ligure la mette così, ma il tema non riguarda solo Giovanni Toti o la Liguria. Un fenomeno sta accadendo nel Paese: abolito il finanziamento pubblico, si sta registrando un boom di sostegni da parte di aziende e professionisti non tanto ai partiti nazionali ma ai singoli amministratori o aspiranti tali. Spulciando l’elenco degli assegni alle liste civiche e ai comitati di sindaci e governatori consegnati alla Camera, salta fuori che quasi il 30 per cento dei finanziamenti privati va ad amministratori locali più che ai grandi partiti.

Il presidente della Liguria finito ai domiciliari negli ultimi quattro anni ha ricevuto fondi soprattutto da imprenditori che con il porto, direttamente o indirettamente, avevano a che fare. Da Gianluigi Aponte ad Aldo Spinelli, quest’ultimo finito nell’inchiesta che ha travolto Toti. Ma non solo: l’Agenzia marittima le navi spa ha finanziato il comitato elettorale di Toti nella seconda elezione con 10 mila euro, stesso discorso della Rimorchiatori riuniti spa sempre con 10 mila euro, altri 15 mila euro sono arrivati dall’Officine navali San Giorgio. E, ancora scorrendo gli elenchi dei sostenitori del “comitato Giovanni Toti presidente” si trova la Gastaldi holding. Negli anni, a ridosso della sua prima elezione, Toti aveva raccolto invece fondi con la Fondazione Charge, che tra i finanziatori vedeva i petrolieri Costantini di Europam, il gruppo Black Oil e la famiglia Gavio, titolare della società che ha avuto in gestione al porto il terminal San Giorgio Srl.

È chiaro che il tema non è il finanziamento, ma le regole. Se un imprenditore aiuta un politico e magari con quel politico potrebbe poi avere a che fare per autorizzazioni o interventi, tutto questo non crea una strana zona grigia? L’assenza di regole lascia tutto nel vago. Di certo c’è che è in crescita esponenziale da Nord a Sud il finanziamento diretto agli amministratori.

Ad esempio la corsa vincente di Giuseppe Sala verso la riconferma a sindaco di Milano è stata sostenuta da una pioggia di donazioni: finanzieri, avvocati d’affari, imprenditori. Con un contributo di 10 mila euro si è impegnato Carlo Buora, già collega di Sala nel gruppo Pirelli e ora vicepresidente dello Ieo, l’Istituto europeo di oncologia. Altri 10 mila euro sono stati donati dal manager Antonio Belloni, braccio destro di Bernard Arnault alla guida della multinazionale della moda Lvmh. L’immobiliarista Daniel Buaron, che ha gestito numerosi affari in città, ha donato 1.500 euro. Il “comitato per Sala sindaco” nella rielezione ha ricevuto circa 300 mila euro, ai quali si aggiungono altri 120mila euro raccolti dalla lista “Lavoriamo per Milano con Sala”. E qui un bonifico di 10 mila euro è ad esempio arrivato dalla Borio Mangiarotti, impresa che sostiene il progetto Seimilano che punta a trasformare un’area di 300mila metri quadrati nella periferia.

Restando nel capoluogo milanese, generosi contributi alla sua lista civica, “Lombardia ideale”, li ha ricevuti anche il governatore rieletto Attilio Fontana della Lega. Circa 20 mila euro li ha incassati da Gianfelice Rocca, che a Milano ha qualche attività, si fa per dire, a partire dal Policlinico Humanitas accreditato con il sistema sanitario pubblico.

A sostenere “Lombardia ideale” è anche il gruppo della grande distribuzione guidato da Antonio Tirelli, in fase di espansione in Lombardia, attraverso la Retail evolution holding che ha donato 25 mila euro. Altri 10 mila euro li ha versati l’azienda Fonderia di torbole srl, della famiglia degli imprenditori Frigerio. Aziende che possono avere a che fare con la Regione.

Poco più a Nord il governatore rieletto in Friuli Venezia Giulia, sempre della Lega, Massimiliano Fedriga, è stato sostenuto con un finanziamento da 5mila euro dalla famiglia Gerbellotti, storici imprenditori specializzati nella produzione di botti da vino, o dalla Capitolo primo srl del leghista Luigi Zoller, con altri cinquemila euro. Restando sul fronte governatori, in Sicilia la lista “Diventerà bellissima” dell’ex presidente Nello Musumeci, che aveva come uomo forte della giunta il suo delfino Ruggero Razza con la delega alla sanità, tra i finanziamenti ricevuti vede comparire diversi soggetti del mondo sanitario: il Centro ortopedico siciliano (cinquemila euro), il Centro clinico Gb Morgan (5mila euro), Medicare srl (3mila euro), Metith care (5mila euro). Un finanziamento a favore di Francesco Rocca nella corsa a governatore del Lazio è finito al centro delle polemiche: quello da 60mila euro erogato da Stefano Bandecchi, patron dell’università telematica Unicusano e di Alternativa popolare: «Sì, sto appoggiando Rocca», ha detto all’indomani dell’indagine sulle sue attività.

Anche la lista Zingaretti presidente, del predecessore di Rocca, ha continuato a ricevere finanziamenti fino al 2022 e da aziende nel settore medico, come la Mem medical lab, o dell’edilizia, come la Cogetras costruzioni generali che ha curato o cura diversi lavori a Roma anche per la metro C. Il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha invece raccolto fondi per le primarie interne del Pd, come ha fatto la sua sfidante Elly Schlein. Tra i finanziatori del governatore la Primus Forlì medical center, accreditata con il sistema sanitario, o la Clinica privata Villalba, non accreditata. Tornando nella Capitale, nell’ultima contesa per la poltrona di sindaco anche l’eletto Roberto Gualtieri ha ricevuto finanziamenti privati, come i 20 mila euro dalla società immobiliare Acquamarina dell’ex senatore Raffaele Ranucci che ha in pancia diversi alberghi a Roma.

Abolito il finanziamento pubblico, negli ultimi dieci anni i privati hanno preferito finanziare di più singole avventure di amministratore che i partiti in Parlamento. E un motivo ci sarà.