Nel terzo polo resta alta la diffidenza verso i grillini. La nascita degli Stati Uniti d’Europa non ha ridotto le divisioni tra i partiti di quell’area

Napoli - Napoli 21-04-2024  Palazzo Reale Cappella Palatina, La Repubblica delle Idee nella foto Giuseppe Conte 
(NeaPhoto Alessandro Garofalo) (Napoli - 2024-04-21, napolipress) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

(Ilvo Diamanti – repubblica.it) – Il “campo largo” continua ad essere un obiettivo “largamente” condiviso fra gli elettori dei principali partiti di opposizione. PD e M5s. Molto meno fra coloro che guardano al cosiddetto “Terzo Polo”. Per ragioni comprensibili, visto il peso limitato che hanno sul piano elettorale. E, dunque, il rilievo “ridotto”, in caso di un’alleanza “larga”. È l’indicazione principale che emerge dal sondaggio recente condotto da Demos. Rispetto a quanto osservato nella precedente indagine, condotta in febbraio, il sostegno a questa prospettiva appare più ampio tra gli elettori del M5s, che attualmente costituiscono, seppur di poco, la “base più larga” del “campo largo”: 64% di sostenitori. Nel PD è il 58%. Si tratta di una tendenza interessante. E significativa. Condizionata dagli eventi elettorali avvenuti nel periodo recente. Negli ultimi 3 mesi, infatti, si è votato in 3 regioni. In Sardegna, quindi in Abruzzo e in Basilicata. Con risultati diversi. Infatti, solo in Sardegna l’alleanza di Centro Sinistra ha prodotto esiti positivi, sottolineati dalla vittoria di Alessandra Todde. Candidata espressa dal M5s. Nonostante che in Abruzzo la convergenza del campo sul candidato fosse più ampia. L’orizzonte di questa alleanza, comunque, appare piuttosto buio. Il Terzo Polo non c’è. O meglio, è, a sua volta, un Polo diviso. Anche all’interno, viste le diverse, in parte divergenti, posizioni dei leader. Carlo Calenda, Matteo Renzi ed Emma Bonino. Che si contendono un settore limitato – ma importante – del “mercato elettorale”. Puntando sulla “personalizzazione” piuttosto che sulla “strategia”. Politica. D’altronde, hanno scelto percorsi diversi anche alle Europee.

Confusione al centro

E “la formazione di una nuova formazione”, gli Stati Uniti d’Europa, che aggregano +Europa, Italia Viva e altri soggetti politici minori, non ha semplificato il quadro politico. Semmai, lo ha complicato. Per i partiti e i loro leader. E, quindi, per i cittadini. Così, le alleanze preferite dagli elettori dei “diversi” partiti, secondo il sondaggio di Demos per Repubblica, appaiono “diverse”. Soprattutto quando entra in gioco il Terzo Polo. Poco definito e per questo “sparso” nel “campo politico”. Attratto e, a sua volta, distratto da diverse direzioni. L’intesa con il Terzo Polo, infatti, è considerata con interesse dalla base del PD. Approvata da quasi il 60% dei suoi elettori. Un atteggiamento ricambiato, che indica un buon grado di reciprocità. Questo orientamento, però, nel Terzo Polo non si osserva quando entra in campo il M5s. Tuttavia, è difficile immaginare un campo elettorale effettivamente “largo” senza un’intesa o, almeno: un coinvolgimento “tattico”, con i 5 Stelle.

Le difficoltà della Lega

D’altra parte, “l’altro campo” non sembra particolarmente con-diviso. Dopo le elezioni del (settembre) 2022, infatti, il Centro Destra si è “scomposto” e oggi, praticamente, non esiste. Forza Italia deve fare i conti con la morte del fondatore. Silvio Berlusconi. Ideatore di un “partito personale” che, per definizione, ha perduto buona parte del proprio consenso, con la scomparsa della “persona” che l’ha concepito e costruito. Intorno a sé. Mentre la “Lega di Salvini” è divenuta, a sua volta, un campo di battaglia. Minacciata da soggetti politici esterni, che mirano a occuparne gli spazi politici ormai residuali. E, ancor più, dall’interno. Dalla competizione fra leader vecchi e nuovi. E soprattutto dalla perdita di “terreno”, o meglio, del “territorio”. Che ne aveva costituito le fondamenta. Soprattutto nel Nord. E, negli ultimi 10 anni, si è progressivamente ridimensionato, in seguito alla scelta di Salvini, di allargarlo, attraverso una “Lega Nazionale” (e “personale”), che ha perduto rapidamente identità. “Terreno”. Fino a scendere, in pochi anni, sotto il 10%. Affiancato da Forza Italia. E, nel Centro Destra, lontano dai Fd’I di Giorgia Meloni.

Il ruolo dei leader

Così, si è delineato un “campo di gioco” (politico) dove i concorrenti si formano e (man)tengono intorno al capo. Al(la) leader. Per questo motivo, però, occorre costruire un “territorio largo”. E occorrono leader in grado di presidiarlo. Di allargarne o, almeno, mantenerne i confini. Un’impresa non facile. Al contrario. In particolare, da quando il territorio è divenuto “virtuale”. Creato e riprodotto per via digitale. Mentre è divenuto difficile per un(a) leader mantenere il suo spazio. Affermare e ri-produrre la sua identità. In tempi nei quali lo spazio della politica è stato eroso dall’anti-politica. E ai partiti si sono sostituiti gli anti-partiti. A loro volta guidati da anti-leader. Una tendenza che, negli ultimi anni, ha indebolito soprattutto l’opposizione. “Divisa” fra PD, M5s e Terzo Polo. Senza un(a) leader condiviso(a). Ma come è possibile costruire un “campo largo” solo remando “contro”? Senza confini de-finiti e, soprattutto, senza un orizzonte de-finito non solo da persone, ma da valori … condivisi?