PRESSIONI – Il lavoro di Unirai per sabotare la protesta

(DI TOMMASO RODANO – ilfattoquotidiano.it) – In “Tele Meloni” non tira una bella aria. Lunedì i giornalisti della Rai scioperano: una protesta di 24 ore che coinvolge tutto il settore dell’informazione, le testate e le direzioni di genere (con l’eccezione della Radio che è già reduce da due giornate di sciopero a fine aprile). Lo stato di agitazione era stato deciso dal sindacato Usigrai per questioni contrattuali e per il clima politico che grava sul servizio pubblico; già l’11 aprile i conduttori dei Tg avevano letto un comunicato di protesta al termine dei notiziari, denunciando il tentativo della “maggioranza” di governo “di trasformare la Rai nel proprio megafono”. Al momento dell’annuncio, il 25 aprile, la prima ragione dello sciopero era proprio “il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo”. Poi qualcosa è cambiato e Usigrai ha diffuso un comunicato per specificare la piattaforma della protesta e “sgomberare il campo da cattive informazioni che stanno circolando in queste ore”. In quest’ultimo documento i motivi dello sciopero sono quasi tutti contrattuali: dalla cancellazione del premio di risultato, all’accorpamento delle testate, fino alla stabilizzazione dei precari e alle carenze del piano industriale. Solo alla fine si fa un cenno alla “autonomia ed indipendenza del Servizio Pubblico”.

Come mai le rivendicazioni politiche non sono più in primo piano? Perché i giornalisti della Rai sono spaccati. Unirai, il sindacato di destra nato lo scorso 30 novembre grazie anche all’iniziativa dietro le quinte del direttore generale, Giampaolo Rossi, ha lavorato per sabotare la partecipazione alla protesta. Così il risultato rischia di essere deludente: un’adesione molto alta, vicina al 100%, è data per acquisita solo al Tg3, mentre il Tg2 è in bilico e il Tg1 andrà sicuramente in onda. Tra i telegiornali regionali saranno trasmessi regolarmente, con ogni probabilità, solo quelli con una più forte presenza di Unirai nelle redazioni: Molise e Puglia. Per questo motivo Usigrai ha provato ad ammorbidire il messaggio “antigovernativo” dello sciopero e puntare sulle questioni contrattuali, per convincere a partecipare il maggior numero di colleghi. Dai corridoi di Saxa Rubra, peraltro, c’è chi denuncia dinamiche ai limiti della pratica antisindacale: alcuni direttori di telegiornale sarebbero intervenuti per convincere i giornalisti a rinunciare allo sciopero, cambiano anche le griglie settimanali della conduzione dei Tg e consigliando di mettersi “a riposo” ai giornalisti che avrebbero impedito la messa in onda. Un esempio su tutti: lunedì alla conduzione del Tg1 delle 20 ci sarà Laura Chimenti, iscritta ad Unirai. Il nuovo sindacato “meloniano” conta 300 iscritti e solo 16 sono redattori ordinari, tutti gli altri hanno una qualifica: la sigla che ha cambiato il clima nella Rai rappresenta solo (una parte) della classe dirigente dei suoi giornalisti.
Lunedì, giorno dello sciopero, Usigrai ne spiegherà le ragioni in un incontro pubblico nella sede della Stampa estera con Serena Bortone (protagonista del caso Scurati) e Sigfrido Ranucci (che con Report ha affrontato pressioni politiche di ogni genere).