(Toni Capuozzo) – Si sbaglia Medvedev: il mandato di arresto del tribunale Internazionale de L’Aia è tutt’altro che “carta igienica”. E’ vero: è molto virtuale, è stato emesso contro il presidente di un paese che non è tra i firmatari dell’accordo che istituisce il Tribunale, per un reato commesso in un paese – l’Ucraina- che non riconosce il Tribunale, sulla base di un lavoro istruttorio di un’istituzione di un paese, gli Stati Uniti, che è arrivato negli anni scorsi a sanzionare il Tribunale perché pretendeva di occuparsi di militari americani indagati. Ma in un certo senso è una pietra tombale, anche questo mandato di carta: puoi far la pace con qualcuno che vuoi arrestare? E infatti in contemporanea, arriva la precisazione di Biden: una eventuale tregua non farebbe altro che ratificare le conquiste russe. Dunque, guerra a oltranza. E la questione dei bambini rubati? Resterà come tutte le accuse che non arrivano a processo: uno sfregio. In un mondo che aveva già le sue cicatrici: l’Ucraina era al tempo stesso il paese europeo con il maggior numero di ospiti negli orfanatrofi, e il paese europeo con il maggior numero di parti surrogati, per conto di coppie straniere. E quel mondo aveva già visto, in un lontano passato, deportazioni e ripopolamenti. La Crimea contesa, ad esempio, non apparterrebbe né ai russi né agli ucraini, ma ai tatari. Musulmani, furono deportati in Asia da Stalin, che li accusava di aver collaborato con i nazisti. Con la fine dell’Urss hanno cominciato a tornare a casa. Sono poco meno di trecentomila abitanti, nessun tribunale si è mai occupato di loro, che chiamano se stessi qırımtatarlar – “Tatari di Crimea” o qırımlar, “Crimeani”.