I vertici dell’esercito ucraino hanno lanciato l’allarme da tempo: la Russia marcerà nuovamente su Kiev partendo dalla Bielorussia. A loro dire, l’assalto potrebbe avvenire a gennaio. È così? Zelensky sembra spaventato da questa prospettiva; due fatti lo dimostrano. Il primo è […]

(di Alessandro Orsini – Il Fatto Quotidiano) – I vertici dell’esercito ucraino hanno lanciato l’allarme da tempo: la Russia marcerà nuovamente su Kiev partendo dalla Bielorussia. A loro dire, l’assalto potrebbe avvenire a gennaio. È così? Zelensky sembra spaventato da questa prospettiva; due fatti lo dimostrano. Il primo è la costruzione di un muro al confine con la Bielorussia; il secondo è la fretta con cui il suo ministro degli Esteri, Kuleba, invoca una conferenza di pace entro la fine di febbraio con la mediazione dell’Onu. È possibile tentare una previsione? In questi casi, il metodo da utilizzare consiste nel passare in rassegna le ipotesi più realistiche per poi scartare le meno convincenti. A nostro avviso, le possibilità principali sono quattro. La prima è che la Russia stia ammassando soldati e missili in Bielorussia perché ha davvero intenzione di marciare sulla città e assediare il suo governo. La seconda è che stia utilizzando una manovra diversiva per costringere l’esercito ucraino a distogliere truppe dal Donbass con cui coprire il fronte bielorusso. La terza possibilità è che la Russia non abbia intenzione di tentare l’impresa a gennaio, ma che voglia semplicemente porsi nella condizione di realizzarla quando lo riterrà opportuno. La quarta è che Putin non abbia intenzione di marciare su Kiev e che ci sia un errore di valutazione da parte del blocco occidentale o che Kiev abbia lanciato l’allarme per ottenere più aiuti dalla Nato. Qual è la nostra tesi? Purtroppo, non è possibile fare previsioni sui tempi. La decisione di lanciare un attacco così importante dipende da una serie di fattori mutevoli. Ciò che a noi sembra assai probabile è che l’attacco ci sarà se la guerra continuerà a infuriare a questo ritmo. La ragione è logico-strategica: non ha senso spendere tanti soldi per lanciare i missili contro le infrastrutture energetiche per poi dare il tempo al nemico di effettuare le riparazioni. L’obiettivo di Putin non è lasciare gli ucraini senza luce per qualche giorno, bensì quello di indebolirla per rendere le conquiste territoriali più facili. Una cosa è assaltare Kiev nel pieno delle forze, il 24 febbraio 2022; altra cosa è assaltarla dopo averla indebolita. Il lancio dei missili ha un costo che non può essere sorretto all’infinito e il fatto che Putin ne stia lanciando così tanti deve indurre alla preoccupazione. Non ci sono dubbi sul fatto che i missili russi terrorizzino i civili, ma il terrore è un mezzo per ottenere un fine: Putin ha fame di territori. È impressionante quanto tempo sprechino i principali centri di potere in Italia nel condannare moralmente le azioni dei russi. Le condanne morali vanno bene una volta, al massimo due, poi l’intelligenza umana dovrebbe essere impiegata in modo più proficuo per evitare ulteriori massacri e difendere gli interessi nazionali dell’Italia. Più tempo i media passano a condannare moralmente la Russia, minore è il tempo a loro disposizione per riflettere strategicamente sul da farsi. Non è un caso se in Italia non vengano dibattute idee per fermare la guerra o attenuarla, salvo chiedere il ritiro della Russia senza condizioni che equivale a una resa della ragione. È appena il caso di notare che non è una proposta, bensì una richiesta di resa incondizionata. La mente umana può fare una cosa alla volta: o condanna moralmente o pensa strategicamente. L’Italia ha fatto la sua scelta e, infatti, il dibattito sui media dominanti è, per lo più, avvilente. Tutto quello che sentiamo dire è che la Russia dovrebbe vergognarsi. Questa postura culturale è tipica dei Paesi declinanti non più abituati a prendere decisioni. Gli Stati che non decidono non hanno bisogno di ragionare.