GIUSEPPE CONTE POLITICO

(Edoardo Sirignano – lidentita.it) – Operazione centrosinistra. Dopo essersi preso il Movimento e aver blindato la leadership della coalizione, il prossimo step di Giuseppe Conte è creare un fronte progressista competitivo, un’alleanza in grado di battere Meloni e alleati. Ecco perché la priorità è recuperare, sin da subito, il fronte giallo-rosa, venuto meno alle ultime politiche. Solo così si può tentare la scalata della vita, ovvero tornare a Palazzo Chigi con la corona dei compagni.

La corte di Emiliano

Per fare ciò, esiste una sola strada: riallacciare il dialogo con i big del Nazareno. La prima tappa del tortuoso cammino parte dalla lontana Puglia. Questa terra è considerata da sempre roccaforte della sinistra. L’avvocato di Volturara Appula, pertanto, non può che trovare nella sua dimora le fondamenta per costruire la nuova casa. A queste latitudini, però, non si può passare per la corte di Michele Emiliano. Quest’ultimo, d’altronde, ha bisogno di validi alleati dopo l’attacco sferratogli da Renzi e Calenda, che gli hanno rubato 3 consiglieri, mettendo così in discussione la sua granitica maggioranza. L’ex premier, pertanto, ossequia il viceré di Bari e blinda la fortezza rossa che si erge da Lecce a Foggia. L’unico ostacolo per il controllo del Sud si chiama Vincenzo De Luca, impresa non impossibile, considerando che i lanciafiamme non sono più quelli di una volta. L’ex sindaco di Salerno sarebbe disposto a qualsiasi sacrificio pur di portare la sua progenie fuori dalle stanze di Palazzo Santa Lucia.

L’amico Bettini

Il centro Italia per Conte potrebbe rivelarsi una semplice formalità. A parte l’accordo di facciata per D’Amato, Goffredo Bettini, sottotraccia, sarebbe pronto a silurare i compagni pur di sedersi alla destra del nuovo re progressista. Non sarà neanche difficile per Nicola Zingaretti, l’uomo delle piazze, sposare la causa dei gialli. L’ex governatore da sempre è stato considerato il pontiere. Dopo la scissione di Letta, sarà più felice riprendersi le redini del Pd, soprattutto se portato in processione dai grillini e con una segretaria di sinistra come Schlein che deve dimostrare ai suoi capi di aver messo nel cassetto il renzismo.
La svolta lombarda
Più di un semplice segnale positivo per il capo del Movimento arriva dalla Lombardia. A queste latitudini, a differenze di quanto accade nel Lazio, si chiude, sin da subito, l’accordo per Majorino. Quest’ultimo sarà il candidato giallo-rosa, dimostrazione di come è ancora possibile vivere sotto lo stesso tetto. Non basta neanche il terremoto Moratti per fermare un patto per il futuro. In tal caso, vincere o perdere contro Fontana non è la priorità. Fondamentale, al contrario, effettuare prove di intesa, indispensabili per il futuro, considerando l’avvicinarsi delle europee. Detto ciò, in politica nulla si fa per niente. Se i gialli cedono Milano ai dem, vogliono qualcosa in cambio.

Lo scambio friulano

La merce di scambio, in questo caso, è Udine. Non sarà facile Fedriga. Occorre un nome popolare e in grado di mettere insieme aree, che fino a ieri si sono fatte la guerra. Servono, pertanto, uomini della responsabilità con esperienza governativa. In questo caso il Movimento avrebbe più di una semplice carta da giocare. Il nome da anteporre ai leghisti, infatti, si chiama Stefano Patuanelli, ovvero il braccio destro di Giuseppe da Volturara. L’ex ministro se ripeterà quanto riuscito a Serracchiani si candida, a queste latitudini, a diventare il grillino del Nord. Una sua vittoria garantirebbe le fortezze della parta alta dello stivale, indispensabili per riportare il Conte a Roma.