(Giulia Merlo – editorialedomani.it) – Giorgia Meloni rompe il silenzio che si era autoimposta e interviene con una nota tranciante: «L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo».

Il destinatario è Forza Italia, dopo l’ultima puntata di quello che ormai è un docu-podcast di Berlusconi, pubblicato da LaPresse, che fa sgocciolare pezzi del discorso alla riunione con i deputati di Forza Italia. In questo episodio il Cavaliere attacca il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dicendo che dal 2014 in poi ha «triplicato gli attacchi alle due repubbliche» del Donbass e che Putin «contrario a qualsiasi iniziativa, resiste, subisce una pressione forte da tutta la Russia». Meloni scrive che «l’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’occidente» e che su questo chiederà «chiarezza a tutti i ministri di un eventuale governo».

L’azzurro Antonio Tajani, che spera ancora nel ministero degli Esteri, proverà a salvare quel che forse salvabile non è correndo al summit del Ppe per confermare la «posizione europeista, filo atlantica e di pieno sostegno all’Ucraina mia e di FI». Ma mentre traccia la linea invalicabile per formare il governo, la premier in pectore costruisce un piano di contenimento per arginare o aggirare l’alleato ingovernabile.

Al Senato e alla Camera la compagine più dinamica è diventata quella dei Moderati, che con lo 0,89 per cento del voto è diventata una risorsa essenziale. Al Senato, dove i regolamenti parlamentari sono stati aggiornati, il gruppo è già stato costituito con 6 senatori e il nome di “Civici d’Italia – noi Moderati – Maie”. Con tutti i benefici in termini di uffici, staff e nomine che questo comporta, visto che il capogruppo Antonio De Poli è stato eletto questore d’aula. Alla Camera, invece, si sta ancora lavorando per avere un numero minimo per chiedere la deroga e ha eletto Alessandro Colucci questore a Montecitorio.

L’operazione è stata favorita da Fratelli d’Italia, che ha ceduto in prestito tre suoi senatori e un deputato, e Meloni è decisa a premiare con un ministero il capo politico, Maurizio Lupi, primo ad intervenire definendo «inopportune» le parole di Berlusconi. Grande tessitore dell’operazione, Lupi ha incontrato qualche giorno fa il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida, segno che la mossa ha preso corpo alla prima avvisaglia delle intemperanze berlusconiane.

IL CUSCINETTO

La strategia è creare un gruppo cuscinetto che si collochi nell’interstizio tra Forza Italia e il terzo polo, per accogliere eventuali transfughi dai partiti contigui, in particolare gli azzurri in difficoltà per le intemperanze del capo e i renziani, da cui sarebbero arrivati i voti per eleggere Ignazio La Russa. «Siamo un gruppo di eletti nel centrodestra, a tutti gli effetti parte di questa maggioranza e forti della nostra dimensione liberale», ha spiegato l’ex azzurra Michaela Biancofiore, che fa parte del gruppo al Senato e confida nella nascita veloce del primo esecutivo Meloni.

Dentro Forza Italia, intanto, prosegue lo scontro tra le due fazioni opposte, guidate da Licia Ronzulli e Antonio Tajani. La senatrice lombarda per ora può contare sulla compattezza del suo gruppo al Senato, «come ha dimostrato il non voto a La Russa», ha spiegato un senatore azzurro e la rivelazione degli audio di Berlusconi verrebbe proprio da deputati di quest’area. L’operazione di spacchettamento di Forza Italia, però, è nell’aria. Lollobrigida ha incontrato il deputato di Forza Italia Alessandro Battilocchio, molto vicino a Tajani, e i due avrebbero ragionato dell’uscita pianificata di almeno otto deputati fedeli all’ex presidente del parlamento europeo. La scialuppa moderata è pronta.