Il Pd alla fine aderisce alla manifestazione del 5 novembre: la piattaforma è chiara e non poteva permettersi il “sorpasso” dei 5S. “Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo al fianco delle vittime […]

(DI WANDA MARRA – Il Fatto Quotidiano) – “Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo al fianco delle vittime. Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza”. È inequivocabile la piattaforma della manifestazione per la pace del 5 novembre, organizzata da Europe for Peace (di cui fanno parte Acli, Arci ,Cgil, comunità di Sant’Egidio, Pax Christi, Una tavola per la pace), nel distinguere tra aggressore e aggredito. Talmente inequivocabile che Enrico Letta, segretario dem, ha scelto di partecipare senza se e senza ma e di portare in piazza tutto il partito. “L’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato nel cuore dell’Europa la guerra che si avvia a diventare un conflitto globale tra blocchi militari con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro dei popoli ucraino, russo e dell’Europa intera”, si legge ancora nel comunicato. Che poi così stabilisce i temi centrali: “Cessate il fuoco subito, negoziato per la pace” , “Mettiamo al bando tutte le armi nucleari, solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre”. Le associazioni della società civile chiedono all’Italia, all’Ue e alle Nazioni Unite di “assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco”.

Fatto sta che almeno un percorso pacifico nell’opporsi alla guerra pare stabilito: il Partito democratico, dopo le polemiche e i distinguo degli ultimi giorni, scenderà in piazza. Unito, anche se da qui al 5 novembre è da vedere. E sarà in piazza al fianco di Giuseppe Conte, che da subito aveva auspicato la nascita di una iniziativa “senza bandiere”. Dal Nazareno in giù, i dem avevano fatto sapere che aspettavano la piattaforma per decidere. Non senza una certa confusione. Letta aveva invitato il partito ad andare al sit in giovedì davanti all’Ambasciata russa. Mossa in corner, decisamente poco partecipata, accolta con una certa perplessità dai parlamentari, visto poi che si trattava del primo giorno di votazioni in Parlamento. Nel frattempo, i sindaci del Pd stavano lavorando a ulteriori iniziative, magari proprio sotto la loro regia. Non senza essere stati a loro volta bruciati sul tempo da Vincenzo De Luca: la Regione Campania ha promosso una manifestazione per la pace il 28 ottobre. Intanto la piattaforma del 5 novembre è tale che pure i primi cittadini dem aderiscono convintamente. “La nostra associazione ha sostenuto e sostiene senza ambiguità la resistenza Ucraina. Per l’opinione pubblica europea è il momento di spingere per un cessate il fuoco immediato e per un accordo di pace”, afferma Matteo Ricci, presidente nazionale di Ali e sindaco di Pesaro, nella lettera di adesione di Ali-Autonomie Locali Italiane. Anche Ricci era stato tra i primi a lavorare in vista di un’iniziativa simile. A tempo record arriva pure l’adesione di Articolo 1, che “sarà in piazza il 5 novembre per chiedere il cessate il fuoco e l’apertura di un negoziato tra le parti, #pace”, come si legge in un tweet. “È importante fare una grande manifestazione unitaria con tutti”, spiega il Pd Marco Furfaro, responsabile dei rapporti con le Associazioni e la società civile. Che evidentemente con questo mondo ha fatto da ponte. Un’interlocuzione importante, vista anche la sensibilità politica della questione.

Se Letta teme gli slogan fuori controllo della piazza, magari contro la Nato, non sarebbe però stato sostenibile il fatto che Conte sfilasse con il mondo tradizionalmente di riferimento del Pd, nell’assenza dei dem. L’obiettivo di portare tutti in piazza, però, è centrato fino a un certo punto: perché Carlo Calenda, che aveva già detto che non sarebbe andato, non ha cambiato idea. La pace nell’opposizione è sempre un percorso a ostacoli.