Liti e minacce. L’ex Cav s’impunta su Via Arenula e insulta l’alleata: “Supponente, arrogante e ridicola”. La leader FdI: “Io non tratto”. Silvio Berlusconi non molla. Umiliato dalla due giorni di elezioni dei presidenti delle Camere, vuole il ministero della Giustizia per Forza Italia […]

(DI LORENZO GIARELLI E GIACOMO SALVINI – Il Fatto Quotidiano) – Silvio Berlusconi non molla. Umiliato dalla due giorni di elezioni dei presidenti delle Camere, vuole il ministero della Giustizia per Forza Italia, anche a costo di tirare la corda con Giorgia Meloni e rendere pubblico, nella maniera più fragorosa, il pessimo stato della coalizione. Provocando però la replica di lei, che in serata sbotta: “Non sono ricattabile”.

Il casus belli un foglio pieno di appunti scritti a mano che Silvio, due giorni fa, porgeva a favore di teleobiettivi mentre sedeva sul suo scranno in Senato. Inclinato il giusto e adeguatamente zoommato, il pezzo di carta (isolato per prima da Repubblica) restituisce parole impietose: “Giorgia Meloni, un comportamento 1) supponente 2) prepotente 3) arrogante 4) offensivo 5) ridicolo (poi cancellato con un rigo, ndr). Nessuna disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d’accordo”. Meloni, dopo l’ennesima giornata di tensioni, si sfoga con toni da rottura: “All’appunto di Berlusconi mancava un punto: che non sono ricattabile”.

Non è servita quindi la sgangherata smentita per conto terzi, ovvero di Ignazio La Russa, sicuro che quel foglio fosse “un fake”: “Ma non posso dirlo io, lo deve dire Berlusconi”. Libertà da neo presidente del Senato peraltro per nulla apprezzate dal dem Andrea Orlando: “Ma sbaglio io o è un po’ improprio che il garante di tutti i senatori entri così in una vicenda tra esponenti politici di una parte? Se inizia a dire ai suoi (e non uno qualunque) cosa devono fare, che farà con quelli dell’opposizione (compresi quei furbacchioni che lo hanno votato)?”.

La sostanza però non cambia e gli appunti di Berlsuconi testimoniano un umore nero nei confronti della leader di FdI. Ieri Silvio si è chiuso in un insolito silenzio. Non si è nemmeno congratulato con Lorenzo Fontana eletto presidente della Camera. Dall’altra parte, Meloni ha lavorato tutto il giorno alla Camera, ma davanti ai suoi fedelissimi ha dato prova di non voler cedere: “Su La Russa, Berlusconi ci ha tradito”. E quindi le trattative non possono riprendere, dicono da FdI: interrotte. Deve essere lui a tornare a Canossa per un chiarimento. Prima non si può parlare di alcun ministero, nemmeno quello della Giustizia. Il riferimento di Meloni alla “non ricattabilità” riguarda il governo: Berlusconi nelle ultime ore ha fatto trapelare lo scambio ministeri-fiducia balenando l’ipotesi dell’appoggio esterno o di andare alle consultazioni da solo. D’altronde Berlusconi va dicendo: “Dovrà passare da me”. La strategia di Meloni però è anche quella di spaccare FI in due, aprendo una linea di comunicazione con Tajani, l’anti-Ronzulli.

I guai sono iniziati giovedì mattina, quando Meloni ha chiesto a B. nomi condivisi e di “alto profilo” per i ministeri. Categorie in cui, secondo Meloni, non rientra Ronzulli.

Dopo il pasticcio su La Russa, giovedì sera Silvio ha riunito i senatori annunciando che FI avrebbe votato Fontana, senza però stemperare i toni rispetto all’alleata. Anzi: seduta accanto a Berlusconi c’era Maria Elisabetta Alberti Casellati. Di fronte a B., un foglio con le caselle dei ministeri chiesti da FI in cui alla Giustizia era segnata proprio la ex presidente del Senato. Il niet di Meloni non è personale: non ha nulla contro Casellati, papabile per altri ministeri. Ma per il Guadasigilli, la Meloni ha ben altri progetti. Non vuole assecondare l’ex Cav, il quale invece insisterà anche nei prossimi giorni: “L’unico modo per ricucire – è il senso dei suoi ragionamenti – è che Giorgia ci dia la Giustizia”. Sul tavolo rimane questo, dato ormai per insuperabile il veto meloniano su Ronzulli. Ma per Berlusconi non sarà facile spuntarla. Per via Arenula, Giorgia Meloni ha in mente da tempo Carlo Nordio. Anche la Lega ambiva alla Giustizia con Giulia Bongiorno, ma Salvini dovrebbe essere accontentato altrove e il quieto vivere raggiunto con FdI suggerisce di non impuntarsi. Tutt’altra aria rispetto a quella che tira in FI.