(repubblica.it) – I concerti programmati in Polonia dal cofondatore dei Pink Floyd, Roger Waters, sono stati cancellati a causa dell’indignazione suscitata dalla posizione del musicista sulla guerra in Ucraina. Il promotore del concerto, Live Nation Poland, ha confermato la cancellazione degli eventi, ma non ne ha fornito alcuna motivazione.

La polemica è stata innescata da una lettera aperta che Waters ha scritto alla first lady ucraina, Olena Zelenska. Nella missiva, Waters denunciava che “nazionalisti estremisti” in Ucraina “hanno messo il Paese sulla strada di questa guerra disastrosa”. Ha poi accusato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di non aver mantenuto le sue promesse elettorali di portare la pace nella regione del Donbass ma non ha menzionato la responsabilità della Russia nella guerra.

In risposta, Zelenska ha scritto su Twitter che è stata la Russia ad aver invaso l’Ucraina e che ora sta distruggendo le sue città e uccidendo civili. “Roger Waters, dovresti chiedere la pace al presidente di un altro Paese”, ha scritto la first lady di Kiev. La lettera aperta di Waters ha indotto Lukasz Wantuch, un consigliere comunale di Cracovia, a esortare le persone a boicottare i concerti. I consiglieri comunali hanno redatto una risoluzione per dichiarare il musicista “persona non grata” e che dovrebbe essere votata il 28 settembre.

Waters, attualmente in tournèe negli Stati Uniti, ha risposto in un altro post su Facebook intitolato “Hey Lukasz Wantuch, Leave them kids alone”, facendo riferimento al testo della mitica canzone dei Pink Floyd, Another Brick in the Wall. L’artista ha negato che a decidere la cancellazione dei suoi concerti fosse stato il suo entourage e ha accusato Wantuch di “censura draconiana”. Alla domanda se la cancellazione fosse collegata ai commenti di Waters, un portavoce della sede della Tauron Arena di Cracovia ha risposto con un “no comment”.

Il governo polacco è un fedele alleato di Zelensky. Ha inviato centinaia di carri armati dell’era sovietica e altri armamenti in Ucraina e ha incoraggiato l’Unione europea a introdurre sanzioni più severe contro la Russia.