La squadra. I profili “apprezzati” dal Quirinale e “suggeriti” da Draghi: così la leader di Fratelli d’Italia studia da premier. “Meloni è tutt’altro che una sprovveduta. Per questo cercherà ministri anche fuori dal centrodestra”. Il filosofo Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia […]

(DI LORENZO GIARELLI – ilfattoquotidiano.it) – “Meloni è tutt’altro che una sprovveduta. Per questo cercherà ministri anche fuori dal centrodestra”. Il filosofo Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia per la sinistra, non ha dubbi: la leader di Fratelli d’Italia sceglierà nomi tecnici per alcuni ministeri chiave con l’obiettivo di “tranquillizzare” establishment e cancellerie europee. Un modo per mettere al sicuro il proprio governo, indicando anche profili apprezzati dal Quirinale e dal premier uscente Mario Draghi.

Professor Cacciari, lei crede che Fratelli d’Italia cercherà ministri tecnici fuori dalla propria coalizione?

Ne sono sicuro, Meloni cercherà in ogni modo di far questo. Credo che l’obiettivo sia portare lei a Palazzo Chigi e poi allargare il più possibile quando si tratterà di riempire le altre caselle. Oltre ai soliti ministri apprezzati dal Quirinale, ci saranno probabilmente alcuni profili suggeriti da Draghi. D’altra parte il primo ostacolo che Meloni si troverà di fronte dopo la probabile vittoria alle elezioni sarà quello di dover tranquillizzare le potenze occidentali, dunque è logico che in alcuni posti chiave, penso all’economia o alla politica estera, sarà attentissima a non commettere errori.

È plausibile anche un allargamento della maggioranza parlamentare?

Stavolta non credo che il Partito democratico riesca a rientrare in maggioranza. Mi sembra difficile. Certo, l’obiettivo di Letta e del polo di Calenda e Renzi mi pare sia soltanto quello di indebolire un po’ la destra in maniera che, nel prosieguo della legislatura, possano riproporre future ammucchiate.

Su singole riforme, come il presidenzialismo, una convergenza coi centristi sembra già nei fatti. In nome della collaborazione istituzionale, Renzi e Calenda si troveranno spesso al fianco di FdI?

A me sembrano tutte favole, figuriamoci se Meloni parte subito col presidenzialismo. Troverebbero immediatamente il modo per affondarla. Quali grandi riforme volete che si facciano in un Paese disperato come il nostro?

Come gestirà, Meloni, la formazione del governo?

La gestione sarà legata alla misura della sua affermazione: più forte sarà il centrodestra e più Meloni aprirà a volti esterni.

Non accadrà il contrario? Con un cappotto del centrodestra, potrebbe decidere di spartirsi tutte le caselle con gli alleati.

No, sarebbe un ragionamento idiota. Chi è stupido, quando è forte cede alla tentazione di fare tutto da solo. Invece chi è intelligente sa bene che proprio nel momento di massimo potere deve assimilare, aprirsi all’esterno, altrimenti nel giro di poco cadrà in maniera rovinosa.

Ha l’impressione che Meloni ne sia consapevole?

Meloni mi sembra tutt’altro che una sprovveduta. E infatti mentre quell’altro poverino (Enrico Letta, nda) continua a gridare “al lupo, al lupo” contro il pericolo fascista, lei si sta già agitando per far sapere in giro che telefona a Draghi, che andrà all’estero, che l’Occidente è sacro, che l’Europa non si tocca e che continueremo a inviare armi in Ucraina.

Non è avvilente, per gli elettori, sapere che anche con una vittoria molto larga alle urne, di qualsiasi colore, si deve già ragionare di ministri tecnici per rassicurare banche e cancellerie straniere?

È così, e tanto vale non raccontare balle agli elettori. L’80 per cento delle nostre politiche è determinato nel recinto dei rapporti internazionali che abbiamo, dunque si tratta di scelte obbligate a meno che un governo non decida di suicidarsi.

Quindi quale risultato conviene a Meloni?

Vincere nel miglior modo possibile e sperare che Fratelli d’Italia sia almeno al 25 per cento e la Lega scenda sotto al 10. In quel caso, Salvini se ne va a casa, silurato dal suo partito. E quindi Meloni si rinforza ancora di più, perché a quel punto non ha più una spina interna alla coalizione con cui fare i conti. Berlusconi non conta più niente, Salvini invece è un alleato scomodo, tutt’altro che rassicurante sia perché pretende il ministero dell’Interno in modo portare avanti le sue politiche sull’immigrazione, sia a causa dei suoi rapporti con la Russia. Una Lega governista, con Salvini fatto fuori, non avrebbe alcun problema a seguire Meloni sulla strada dell’allargamento dell’esecutivo.

Meloni, insomma, è più “presentabile” di fronte all’establishment rispetto a Salvini.

Sicuramente. E non dimentichiamo che è una donna: per decenni a sinistra ci siamo riempiti al bocca con l’importanza di avere donne in politica e adesso rischiamo di trovarci una presidente del Consiglio di destra. Basterebbe questo per raccontare il totale fallimento della sinistra. Meloni è stata abile, ma evidentemente le hanno spianato la strada con i loro errori.

Anche in questa campagna elettorale?

Per il centrosinistra e i 5S presentarsi divisi è stato un suicidio, tanto è vero che negli uninominali la destra può fare l’en plein. Letta è indifendibile, non gli resta che il tentativo disperato di correre per essere primo partito, ma credo che il trend nelle ultime settimane di campagna elettorale sia un altro. Si rinforzeranno Calenda e Conte. Probabilmente pescando un po’ dall’astensionismo, ma soprattutto dal Partito democratico.