(Concetto Vecchio – la Repubblica) – Alessandra Ghisleri, sondaggista, direttrice di Euromedia Research, il vantaggio del centrodestra è già incolmabile?

«Ma no. Non bisogna basarsi solo sui dati usciti in queste settimane. Tutto si deciderà, come sempre, negli ultimi dieci giorni della campagna elettorale».

Quali fattori incideranno?

«Intanto abbiamo un bacino del 40 per cento di indecisi che possono essere conquistati. Metà di questi quasi sicuramente non andrà a votare: dell’altra metà almeno il dieci si potrà fare allettare da qualche buona proposta, come spesso è avvenuto in passato».

Ovvero?

« La proposta di Silvio Berlusconi di eliminare l’Ici e l’Imu nel 2008; gli 80 euro in busta paga di Matteo Renzi alla vigilia delle Europee del 2014; il reddito di cittadinanza proposto dai Cinquestelle nel 2018; la flat tax di Matteo Salvini alle Europee del 2019. Incisero profondamente sul risultato finale».

Al centrosinistra che arranca serve un asso nella manica?

«Una proposta unitaria e concreta, che non destabilizzi e parli al suo elettorato».

Al momento ogni previsione rischierebbe di esser vana?

«I Cinquestelle, grazie allo stop del secondo mandato, hanno guadagnato qualche punto dopo mesi di calo ininterrotto nelle rilevazioni. Il che conferma, tra le altre cose, che il desiderio di protesta della gente non si è estinto».

Chi può intercettare questo malcontento?

«Al momento M5S, Lega e Fratelli d’Italia. Ma anche quello degli scontenti è un bacino mobile e vasto, che può decidere all’ultimo momento per chi votare».

Col taglio dei parlamentari come cambia la scelta dei candidati?

«Non si possono sbagliare le scelte. Alla Camera i collegi uninominali saranno di 400mila abitanti, al Senato di 800mila. Un candidato autorevole, o più conosciuto, può imporsi su uno debole, a dispetto della capacità d’insediamento del suo partito. Anche questa è una variabile».

A Calenda cosa conviene? Allearsi o andare da solo?

«Dipende da quel che vuol fare. Se intende promuovere il suo partito, sfruttando il fatto di essere la novità assoluta di questa campagna, vorrà correre da solo. Ma a quel punto rischierà di scontare uno scarso risultato all’uninominale. Invece se entrerà in coalizione col centrosinistra sarà più competitivo anche all’uninominale, col rischio però di essere meno libero e con più compromessi sulle spalle».

E al centrosinistra conviene avere con sé Calenda o confidare che il terzo polo sottragga voti ai moderati del campo avverso?

«La prima. Senza M5S e senza Calenda diventerebbe molto complicato competere col centrodestra, che parte avvantaggiato perché molto più omogeneo. Allo stesso tempo le candidature di Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini potrebbero rappresentare una difficoltà per tutti gli attori, visto che vengono da una storia completamente diversa».

Qual è il vantaggio di Calenda nello stare nel centrosinistra?

«Beh, sì, soprattutto quando, nei giorni finali ci sarà il richiamo al voto utile: a quel punto le logiche proporzionali spariranno. E il terzo polo rischierà».

Spera di ripetere l’operazione Roma?

«Sì, e non ha niente da perdere. È l’unica novità in questo momento. L’attenzione è tutta su di lui. E non a caso sta tenendo tutti col fiato sospeso».

Le vacanze quanto condizionano la campagna elettorale?

«Lo sguardo sul voto si farà più consapevole al ritorno, quando gli italiani troveranno le bollette nelle buche delle lettere o dovranno acquistare i libri scolastici ai figli. A quel punto tornerà la vita di sempre e gli elettori saranno più disponibili a captare le proposte più concrete».

I partiti che hanno mandato a casa Draghi rischiano di pagarla nelle urne?

«C’è un mondo imprenditoriale, e di amministratori locali, che al momento è molto arrabbiato per quel che è accaduto e per quello che potrebbe accadere. E rimpiange la capacità che Draghi aveva di assumere scelte impopolari. Ora è difficile dire se questo malessere si manterrà fino al 25 settembre».

L’M5S quanto pesa?

«È ancora tra l’8 e il 10 per cento. Molto dipenderà dalla campagna che saprà fare Conte. Anche per loro sarà soprattutto nel proporzionale».

Giorgia Meloni?

«Sta facendo una campagna con i piedi per terra. Ha chiesto di non fare proposte mirabolanti, perché sa di avere gli occhi di tutti puntati addosso».

Insomma, al centrosinistra conviene essere il più largo possibile?

«Sì, l’unione fa la forza, ma allo stesso tempo deve passare un unico messaggio coerente, altrimenti l’elettore coglierà i rischi di una grande ammucchiata».