Il leader del Movimento: «Di Battista non lo sento da tempo. Ma le regole sono cambiate, la linea si decide negli organi preposti»

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(di Emanuele Buzzi – corriere.it) – Presidente Conte, si sente colpevole della crisi di governo?

«È in corso una caccia alle streghe contro il M5S, ma siamo abituati: ad un certo apparato di potere abbiamo pestato più volte i piedi, lo sappiamo. Guardiamo però i fatti e ricostruiamoli con onestà. Il governo — su volontà del Pd — ha inserito una norma per costruire un mega-inceneritore dentro un decreto per aiutare cittadini e imprese in crisi. È stata una provocazione inaccettabile contro il M5S. Tutto parte da qui. Poi il resto lo avete visto con i vostri occhi: in questa crisi di governo il M5S ha chiesto al premier risposte concrete alle urgenze del Paese. La destra, invece, ha solo chiesto più poltrone per se stessa. E Draghi ci ha voltato le spalle, con il silenzio complice del Pd. Noi siamo stati gli unici a difendere famiglie e lavoratori in difficoltà».

Intanto il Movimento ha rischiato un nuovo collasso. Non si può certo dire che la pensiate tutti nello stesso modo. Ora si è dimesso anche Crippa da capogruppo.

«Crippa ha portato avanti una posizione che si è rivelata minoritaria nel gruppo della Camera. Rispetto la sua opinione, ma era il capogruppo e le sue dimissioni mi sembrano conseguenti».

Resta un bilancio in perdita. Anche l’alleanza con il Pd è andata in fumo.

«Auguro al Pd e a tutti i suoi numerosi compagni di viaggio buona fortuna, ne avranno bisogno. Noi siamo un’altra cosa rispetto a questa affollata e confusa compagnia: il nostro sguardo non si è mai fermato ai salotti buoni delle Ztl, su questo siamo sempre stati chiari. Piuttosto, questa chiarezza manca totalmente al campo largo. Come pensano di conciliare il liberismo sfrenato di Calenda con le politiche sul lavoro di Orlando? E a proposito di chiarezza, dovranno spiegare ai loro elettori perché sono passati dall’agenda del Conte II all’agenda Draghi, mettendosi insieme a chi quel governo Conte II lo ha sabotato».

Così facendo rischiate di lasciare praterie al centrodestra.

«Il Pd pensa di contrastare la destra e vincere nei collegi uninominali imbarcando nel campo largo tutto e il contrario di tutto. Noi puntiamo a vincere con la forza e la serietà delle nostre proposte. Non siamo schiavi della mappa dei collegi uninominali».

Lei ha detto che se non c’è alleanza «questo vale a Roma come a Palermo». Ma allora perché avete corso alle primarie in Sicilia?

«Alla vigilia delle primarie il Pd ha iniziato a chiudere la porta al M5S e alla nostra agenda sociale. Prima del voto gli abbiamo lanciato un ultimo messaggio di dialogo: pretendiamo coerenza e soprattutto la meritano i cittadini. La strada che ha preso il Pd con cespugli vari, di Forza Italia, Iv, Azione non è la nostra. L’ho detto in tempi non sospetti: per noi la larghezza del campo sarebbe stata comunque un problema. Con i cittadini vogliamo prendere impegni chiari e sostenibili. Questo obiettivo è incompatibile con uno schieramento confuso, pieno di prime donne litigiose».

Siete alleati anche al Comune di Napoli e alla Regione Lazio per citare due esempi. Che succederà nelle realtà locali?

«Le amministrazioni già nate e che lavorano bene vanno avanti, ma se il Pd nell’azione amministrativa dovesse fare strane inversioni sui valori condivisi ne trarremo le dovute conseguenze».

La campagna elettorale sarà una triplice contrapposizione agenda Draghi-centrodestra-M5S?

«Sì, saremo in tre a contenderci la guida del Paese. Quello che noi proponiamo, in antitesi al centrodestra e al campo dell’agenda Draghi, è un “campo giusto”, il campo della giustizia sociale. Centrodestra e campo largo stanno già litigando per chi deve fare il premier, noi stiamo lavorando h24 sulle risposte da dare alla crisi che in autunno si farà ancora più dura. Non ci interessa un nuovo Ulivo, che non è credibile e rischia di rimanere vittima delle sue contraddizioni: saremo il terzo polo, un “terzo incomodo”. L’unico voto utile è quello di chi, coerentemente con i propri valori, fa di tutto per mantenere la parola data agli elettori. Non chiediamo voti per gestire il potere ma per realizzare riforme».

Una traccia un po’ vaga.

«Questo terzo polo sarà aperto alla società civile e a tutti coloro che difendono i valori della Costituzione e tutti coloro che credono nella vera transizione ecologica. E che vogliono contrastare le politiche della destra».

Cercate candidati della società civile?

«È in corso un dialogo con tutte le associazioni e organizzazioni ed esponenti della parte sana della società civile».

Il M5S è tornato a essere né di destra né di sinistra? O vuol dar vita a un progetto sul modello Mélenchon?

«Noi siamo un movimento con un’agenda chiara che punta a ridurre le disuguaglianze sociali e che promuove la transizione ecologica ed energetica. Il modello è quello delle scelte che abbiamo già fatto in questi anni: il Superbonus e il +6,6% di Pil, la lotta a corruzione ed evasione, le misure che hanno salvato dalla povertà un milione di poveri allargando il sistema di protezione e tutela per commercianti, partite Iva, giovani e Pmi. È sicuramente un’agenda progressista, che punta alla piena inclusione sociale e a realizzare una vera transizione ecologica».

Grillo le ha creato un bel problema con il paletto sui due mandati.

«Questa settimana chiuderemo la partita, che è importante per il M5S ma forse genera poco interesse fuori. Non è un diktat, ma lo spirito della regola sarà in ogni caso salvaguardato».

Che significa? Fuori o dentro big come Fico, Taverna, Bonafede?

«Siamo una comunità che pone al suo fondamento la dignità della persona. Nessuno di coloro che sono rimasti ha gettato la spugna. In ogni caso non manderemo in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali e per contribuire in Parlamento a realizzare le nostre battaglie. Una cosa è certa, la loro esperienza sarà in ogni caso preziosa».

Ci saranno le Parlamentarie o altre forme di selezione?

«Il problema purtroppo sono i tempi strettissimi, ma cercheremo lo stesso di coinvolgere la nostra comunità sia sul programma sia sulle liste».

Ci sarà il suo nome nel simbolo alle elezioni?

«È una decisione che non abbiamo ancora affrontato, ma che prenderemo nell’esclusivo interesse del Movimento».

Di Battista ha detto che valuterà in questi giorni se candidarsi o meno.

«Non ci sentiamo da tempo, ma lo faremo presto. La nostra è una comunità aperta al contributo di tutti, ma rispetto al passato la linea politica si decide negli organi preposti e poi si rema tutti dalla stessa parte. In politica estera la nostra posizione ad esempio è stata sempre chiara: collocazione euro-atlantica, ma senza inginocchiamenti».