Otto punti e cotillon. Refrain. Repertorio stra-classico di promesse elettorali. Ma c’è pure il green. Perdonerete il tono affettuoso, ma a Berlusconi che “scende in campo” non si può negare un minimo sindacale di tenerezza. Il suo mangiarsi le parole, i lievi appisolamenti, il gesticolare fuori […]

(DI ALESSANDRO ROBECCHI – Il Fatto Quotidiano) – Perdonerete il tono affettuoso, ma a Berlusconi che “scende in campo” non si può negare un minimo sindacale di tenerezza. Il suo mangiarsi le parole, i lievi appisolamenti, il gesticolare fuori sincrono, rendono in modo feroce il passare del tempo, ma hanno il pregio dell’aria familiare, da consigli per gli acquisti, da vecchio Carosello. È un modo morbido di entrare nel nostro eterno giorno della marmotta, ieri come oggi, oggi come domani, domani come l’altroieri.

Un programma “avveniristico”, promette Silvio, e sgancia i suoi gavettoni sui bagnanti. Otto punti, per ora un po’ misteriosi, di cui si conosce il primo: pensioni a mille euro. Basterebbe così, ma si parla al settore “cuore d’oro” dell’opinione pubblica – più gli utenti di Rete4 – e quindi sotto di mamme, le nostre mamme, che hanno lavorato anche i sabati e le domeniche. Giusto, sacrosanto. Pensioni a mille euro per tutti. Minimo. Ci mancherebbe. Peccato che l’aveva già detto. Nel lontano 2001, per cominciare (la pensione minima a 1 milione!), poi mantenne la promessa per una platea ristrettissima, tipo gli zoppi con l’occhio di vetro, ma solo il sinistro). Si era adeguato all’euro, Silvio nostro buonanima, un po’ in ritardo, così aveva aspettato le elezioni del 2008 per sparare le sue pensioni a 1.000 euro, ripescate poi nella campagna elettorale del 2013, e in seguito nel maggio del 2017 e lo ridisse in novembre, e poi ancora nel 2019, e poi ancora oggi. Se le promesse pensionistiche di Berlusconi fossero cumulabili avremmo tanti pensionati-Briatore senza problemi, in barca a Portofino. E invece.

Siccome ci sono un paio di mesi di calvario in vista, è comprensibile che Silvio si tenga da parte altri palloncini per stupire le platee. Per ora si mantiene sulla precisissima vaghezza dei suoi programmi di sempre, avveniristici o no. “Meno tasse”, maddai? Meno burocrazia (dove si scrive “burocrazia” ma si legge “controlli”), meno processi, più sicurezza. E così ecco sistemati quattro punti cardine, con la deliziosa svisa melodica dei “meno processi, più sicurezza”, che tradotto vuoi dire più processi ai poveracci e meno a quelli come lui, un classico. Divertenti gli altri punti che per ora sono ampiamente illustrati così: “Per i giovani, per gli anziani e per la nostra politica estera”, sulla quale ci piacerebbe sorvolare. Quando si dice un programma dettagliato.

Ma poi, il colpo da maestro: un milione di posti da albero ogni anno. Proprio così, il Berlusconi green, uno che tra macchine, aerei, barche, ville, ha l’impronta ecologica di una centrale a carbone medio-grande, si riscopre giardiniere, green, ecologista e verde. Un milione di alberi all’anno è un bel traguardo, chissà che non verrà fuori, un domani, in qualche remoto processo, che gli serviva ripiantumare i viali d’accesso.

Ma si sa che il diavolo è nei dettagli: la millemillesima discesa in campo di mister B. non può far storcere troppo il naso a tutti quelli (tutti, dai sumeri alla Meloni, dal Pd agli stropicciati centrini, Lega, liberal, radicali, persino i 5Stelle nel governo Draghi) che hanno governato con lui, che gli hanno perdonato tutto, che l’hanno blandito e incensato quando i suoi votavano le “utili” fiducie del menopeggio del nostro scontento. Silvio era lì. E ora è ancora lì, perché non c’è come il menopeggio per coltivare il peggio eterno.