(Tommaso Merlo) – Se il Movimento fosse rimasto coerente, alle prossime elezioni avrebbe stravinto e spazzato via il vecchio sistema partitocratico. Forte dei risultati raggiunti i primi mesi, avrebbe capitalizzato i tradimenti prima di Salvini e poi di Renzi nelle urne. Ed invece ha perseguito cocciutamente una linea suicida. Prima corteggiando il Pd e vagheggiando revival ulivisti poi addirittura arruolandosi alla corte di Draghi per incidere da dentro. Già, come no. Draghi prima li ha costretti a rimangiarsi tutto e poi quando il Movimento ha osato alzare la testa, se n’è andato sbattendo la porta e gli ha pure addossato la colpa. Cornuti e mazziati. Dopo un disastro di tali proporzioni, le volpi dirigenziali movimentiste non dovrebbero lasciare la politica, ma l’Italia. Altro che transizione ecologica coi nuclearisti e cementificatori seriali, l’unica transizione è stata quella del Movimento che ha abbandonato la democrazia diretta e si è trasformato in un partito qualunque perdendo pezzi e credibilità ad ogni incrocio. Davvero un peccato perché rispetto al 2018 non è cambiato nulla se non in peggio. Il disgusto verso la politica è ai massimi storici, la credibilità dei trombettieri del sistema ai minimi e la platea di cittadini che vogliono cambiare è più vasta che mai. Ormai la vecchia partitocrazia non è solo invotabile, è inguardabile. Si stenta a credere che certi personaggi abbiano ancora il coraggio di elemosinare voti. Il loro delirio egoistico gli ha fatto perdere ogni contatto con la realtà e vittime dei personaggi che recitano, non si rendono conto di essere il vero problema dell’Italia invece che la soluzione. Siamo vittime di politicanti la cui inconsapevolezza rasenta la follia. E la missione del Movimento era proprio quella di rimpiazzare gli egopoliticanti coi cittadini e mostrare che è possibile servire la “cosa pubblica” in modo diverso. Non solo pulito ma anche coerente e altruistico. Ed invece eccoci qua. Cornuti e mazziati. Per lesa maestà a Draghi, il fu Movimento adesso è schifato perfino dal Pd che non aspettava altro che una scusa per levarselo dai piedi. Finché aveva qualche voto poteva servirgli, ma conciato così mille volte meglio Calenda e Renzi e tutti gli altri scissionisti egocentrici. Farina del loro sacco. Professionisti della politica e neoliberisti di ferro. Le volpi movimentiste responsabili degli amoreggiamenti col Pd non dovrebbero lasciare la politica, ma l’Italia. Il Movimento nacque sulle ceneri del Pd, con lo scopo di andare oltre ad una sinistra molle, ipocrita e priva di idee. Il Movimento era una evoluzione anche culturale e a differenza dei poltronosauri del Pd, aveva “stelle” a cui puntare e un modello alternativo sia di partito che addirittura di democrazia. Ed è per questo che raccolse milioni di voti. Gente nuova, progetto nuovo. Nuovi contenuti, nuove speranze. Di cambiamento. Radicale. Il fu Movimento è stato una enorme patrimonio di consenso politico sprecato, una opportunità storica rarissima buttata via perché invece di rimanere coerente e lasciare che fossero i cittadini a decidere la linea, il fu Movimento si è richiuso su se stesso ed è finito ostaggio di sedicenti dirigenti che l’hanno fatto deragliare malamente. Una chicca su tutte. Da “fuori la mafia dallo stato”, al governo con Berlusconi. Ed eccoci qui. Dopo essere stato tradito, usato ed umiliato, oggi il fu Movimento si ritrova da solo. Con tutto il sistema politico e mediatico contro. Come agli albori, con l’unica differenza che nel frattempo ha perso per strada credibilità e quindi milioni di voti ed è imploso in pezzi. Come se il sistema lo avesse inghiottito, masticato e poi adesso rigurgitato nella speranza di liberarsene definitivamente. Davvero un peccato perché rispetto al 2018 non è cambiato nulla se non in peggio. E se il Movimento fosse rimasto coerente, alle prossime elezioni avrebbe spazzato via il vecchio sistema partitocratico.