(Marco Nepi – tpi.it) – Mario Draghi rimarrà in carica anche dopo le dimissioni irrevocabili presentate oggi a Sergio Mattarella, dopo la giornata convulsa di ieri al Senato. Il presidente della Repubblica ha infatti accettato il passo indietro del capo dell’esecutivo con la precisazione di rito che “il governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti”.

La formula viene usata per indicare l’attività di un governo dimissionario prima dell’entrata in vigore di un nuovo esecutivo ma non è definita dal punto di vista costituzionale. Secondo la dottrina, indica genericamente che il governo si occuperà di gestire l’ordinaria amministrazione e di rispondere a situazione straordinarie, come una catastrofe naturale, senza prendere decisioni discrezionali che possano avere ricadute sul futuro governo.

A definire il perimetro dell’azione del governo Draghi sarà un’apposita direttiva della presidenza del Consiglio dei ministri. In base alla prassi, il governo non potrà esaminare nuovi disegni di legge a meno di chiari obblighi internazionali. Non potrà inoltre approvare decreti legislativi, se non per evitare la scadenza, o adottare nuovi regolamenti, a meno che non siano previsti dalla legge o da obblighi internazionali. Infine non potrà procedere a nuove nomine, a meno che non siano rimandabili o in presenza di scadenze previste da leggi o regolamenti.

Il governo può invece emanare decreti legge nei casi di necessità e urgenza, come previsto dall’articolo 77 della Costituzione, e ha anche la possibilità di esaminare i disegni per la conversione dei decreti.