Maurizio Viecca, primario del Sacco di Milano, invita a non creare allarmismi. Quasi nessuno finisce in terapia intensiva anche se nei reparti ordinari cresce la pressione 

(Manuela D’Alessandro – agi.it) – I numeri dei contagi aumentano, la pressione sugli ospedali cresce ma “questo Covid è tutto un altro film rispetto a un anno fa”. Lo dice Maurizio Viecca, primario dell’ospedale Sacco di Milano, che la ‘storia’ della pandemia l’ha vissuta sin dal primo minuto in quello che è stato uno dei ‘fortini’ nella lotta al virus.

A testimoniare che la pressione sui reparti ordinari cresce il fatto che “due giorni fa la direzione sanitaria ha chiesto al 118 di non portare più pazienti al pronto soccorso, ma il provvedimento è durato solo 12 ore, poi è stato revocato”.

“In terapia intensiva non finisce quasi nessuno – spiega Viecca -. Negli altri reparti ci sono per lo più no vax, anziani sui quali il vaccino non ha funzionato, perché sappiamo che c’è una quota minima che non risponde come ci si aspetterebbe e persone con patologie”.

L’invito è a “mantenere una minima prudenza indossando la  mascherina nei posti più rischio, come il supermercato o l’ascensore, ma non bisogna coltivare nessun allarmismo. Contagiosità e letalità sono due concetti ben distinti”. Il primario conviene che “nessuno si sarebbe aspettato questo numero di contagi” e sottolinea come la situazione attuale “prova in modo definitivo che il Covid non è una malattia stagionale, ‘cancellata’ dal caldo”.

 “In ogni caso – è l’orizzonte che intravvede – si va verso l’immunità di gregge. Vediamo se in autunno avremo a disposizione il vaccino che copre tutte le varianti altrimenti non si può pensare di continuare a vaccinarsi sempre, tenendo conto che i Paesi europei hanno politiche differenti tra loro e gli scambi ci sono sempre”.