L’editorialista Angelo Panebianco invoca un governo fra ex comunisti e post fascisti per isolare il «partito putiniano». E la storia, i programmi, i valori in antitesi? Non contano, c’è solo la vicenda ucraina. Alla faccia dei cittadini.

(Maurizio Belpietro – laverita.info) – La guerra annebbia le menti più fini, trasformando tranquilli professori in ardimentosi partigiani. L’ultimo ad arruolarsi per combattere il conflitto in corso, ovviamente dalla parte giusta e dal proprio salotto di casa, accusando tutte le persone titubanti di collaborazionismo con Putin, è Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera ed ex docente dell’Alma mater di Bologna. Sulla prima pagina del quotidiano di via Solferino, ieri il professore ha vergato un fondo per sollecitare Pd e Fratelli d’Italia ad allearsi. Sì, secondo Panebianco, entrambi dovrebbero «dismettere le bandierine, fare un bel disarmo simmetrico e bilanciato, e cominciare sul serio a discutere di come rafforzare le istituzioni di governo». A parte la singolare idea che la pace la debbano fare Letta e Meloni per consentire a Russia e Ucraina di continuare a bombardarsi di santa ragione, il commentatore del Corriere è giunto a questa conclusione riflettendo sulla situazione politica in vista delle elezioni. Il concetto è semplice e parte dall’assunto che in Italia esista un partito putiniano composto da 5 stelle, Lega e Forza Italia. Con questi qui, è il ragionamento, non andiamo da nessuna parte. Anzi, rischiamo di andare a sbattere, condannati all’isolamento internazionale, con un danno reputazionale. Dunque, urge disinnescare il pericolo e se mezzo Parlamento manifesta qualche perplessità sull’invio di armi a Kiev perché pensa a un’escalation del conflitto in Ucraina, tocca rivolgersi all’altra metà, cioè al Pd e a Fratelli d’Italia, che i sondaggi danno praticamente appaiati, con un 20-21 per cento a testa. Certo, il partito di Letta e della Meloni stanno su fronti opposti, ma entrambi sostengono la linea atlantista contro la Russia, senza alcun tentennamento. Dunque, secondo Panebianco, sono perfetti per le nozze di governo. Lo sposalizio si potrebbe organizzare se i due novelli sposi smettessero di piantare bandierine identitarie. Il Pd, dunque la faccia finita con la sua ossessione – letterale – della Costituzione così com’è, «nata dalla resistenza eccetera eccetera». E Fratelli d’Italia la pianti con il vessillo presidenziale, «ben sapendo quanto ciò sia, costituzionalmente parlando, irrilevante». In pratica, il professore propone a quelli che oggi risultano i principali partiti italiani di sbarazzarsi di tutto, della loro storia, delle loro proposte politiche e – immaginiamo – economiche, per un matrimonio di interessi. A unirli, secondo Panebianco, dovrebbe essere una nuova legge elettorale che, gettando alle ortiche anni di prediche a favore del sistema maggioritario, secondo l’editorialista del Corriere della Sera dovrebbe essere proporzionale, al fine di consentire sia a Meloni che a Letta di avere le mani libere e di potere, una volta passate le elezioni, congiungersi senza troppi imbarazzi, dando vita a un governo convintamente atlantista, europeista, e, ça va sans dire, bellicista. Sì, a unire i leader di destra e sinistra dovrebbe essere la comune aderenza alla missione umanitaria e un po’ bombarola in Ucraina. In pratica, oltre ad aver posto fine a quasi 200 anni di neutralità della Svezia e a circa ottanta di quella finlandese, Putin riuscirebbe nell’impresa impossibile di far alleare gli ex comunisti con quelli che fino a ieri definivano fascisti. Avete presente l’ultima campagna elettorale, con il Pd a chiedere a Giorgia Meloni abiure di ciò che accadde nel Ventennio e una presa di distanza dalle frange più estreme della destra? Ricordate le inchieste per denunciare il babau nero che rischiava di trionfare nelle urne? Beh, tutto da dimenticare, dice Panebianco, in nome della guerra e per contrastare il nuovo partito putiniano.

Il professore naturalmente non si pone il problema di quello che accadrebbe dopo una simile intesa. Per lui esiste solo il problema ucraino, non quello italiano. Al di là della posizione sulla guerra, come governerebbero in futuro due partiti che la pensano in maniera diversa su tutto? Prendiamo per esempio i temi d’attualità, cioè la riforma del catasto e il decreto concorrenza. Certo Fratelli d’Italia non la vede come il Pd, pronto a far passare qualsiasi legge pur di compiacere l’Europa. E sui temi etici come la mettiamo? Letta è per la legge Zan, cioè per l’educazione gender a scuola, ma anche per lo ius soli, mentre la Meloni ha di recente proposto una legge per punire chi ricorre alla maternità surrogata, cioè all’utero in affitto. Fratelli d’Italia ritiene che costituisca un sistema che sfrutta le donne, trasformandole in incubatrici a pagamento; il Pd invece vuole concedere a ogni coppia, etero o omosessuale, il diritto di avere figli e a ognuno di iscriversi all’anagrafe come padre o madre di un minore. Fratelli d’Italia è per la riforma del Csm e per l’elezione con il sorteggio, il Pd per non avere guai lascia liberi gli elettori di votare come vogliono al referendum. In altre parole, sono diversi su tutto, ma per far contento Panebianco dovrebbero governare insieme. Una sola domanda: chi farebbe contenti gli italiani, i quali si troverebbero a votare due partiti antitetici per poi vederli uniti al governo? Per il professore, così come non è più tempo di mezze stagioni, non lo è neppure per chi sta in mezzo: bisogna stare o di qui o di là, marchiati come putiniani se non la si pensa come lui. Il quale, in nome della guerra santa contro il nuovo nemico, abbraccia anche l’elezione proporzionale, ovvero la madre di tutte le ammucchiate, dalla prima Repubblica in poi.