Processo appello, richieste del Pg. Il 7 giugno arringhe della difesa. In primo grado tutti assolti. Contestate la concussione a De Masi e la tentata concussione per il bar del Fatebenefratelli

 

(Enzo Spiezia – ottopagine.it) – La condanna dei sei imputati che in primo grado erano stati assolti, al pari di altri due, perchè il fatto non sussiste. E’ la conclusione alla quale è giunto il pg nel processo d’appello, sollecitato dal pm Assunta Tillo, per le persone chiamate in causa dall’indagine della guardia di finanza sull’Asl.

Si tratta dell’ex direttore generale Michele Rossi (avvocato Roberto Prozzo), dell’ex parlamentare Nunzia De Girolamo (avvocati Domenico Di Terlizzi e Giandomenico Caiazza), di Felice Pisapia (avvocati Vincenzo Regardi e Claudio Botti), ex direttore amministrativo dell’Asl, Arnaldo Falato (avvocato Mario Verrusio), ex responsabile budgeting, Luigi Barone (avvocato Vincenzo Sguera) e Giacomo Papa (avvocato Salvatore Verrillo), chiamati in causa come collaboratori della deputata.

In particolare, l’accusa ha proposto 6 anni per De Girolamo e Rossi per tentata concussione e concussione, 5 anni per Papa, Barone, Pisapia e Falato, per concussione.

L’accusa di concussione, contestata a tutti gli imputati, era relativa a Giovanni De Masi, dirigente dell’Unità Provveditorato, che sarebbe stato ‘invitato’ a sospendere quattro gare già bandite e prossime alla scadenza – tra il 14 e il 26 ottobre 2011 – (cure domiciliari, trasporto infermi in emergenza, disinfestazione e derattizzazione, pulizie) e a lasciare l’incarico ricoperto.

Secondo il pg, dalle registrazioni effettuate da Pisapia nell’abitazione paterna di De Girolamo nell’estate del 2012, emergerebbe l’esistenza di un gruppo politico (De Girolamo con la collaborazione di Barone e Papa) che avrebbe influenzato le scelte dell’Asl in funzione dell’acquisizione del consenso elettorale. E ancora: il no di De Masi a sospendere le gare sarebbe stato l’inizio di una ostilità nei suoi confronti, si tratta di una storia nella quale avrebbero avuto un ruolo anche Pisapia, dopo aver avuto rassicurazioni dal gruppo politico, e Falato, che, a conoscenza delle vicende di De Masi, avrebbe redatto materialmente le delibere, assecondando Rossi e dando una veste di regolarità formale ad atti definiti illegittimi.

L’altro capitolo, nel quale è stata ravvisata una tentata concussione prospettata a carico solo di De Girolamo e Rossi, riguarda invece il passaggio di gestione del bar del Fatebenefratelli dalla ditta ‘Mario Liguori srl’ a Giorgia Liguori, cugina di De Girolamo.

Una storia sulla quale, a parere del pg, le registrazioni, soprattutto quella del 23 luglio, sono ancora più rilevanti, perchè dimostrerebbero che tutte le attività poste in essere, che il direttore amministrativo del Fatebenfratelli, Carrozza, avrebbe confermato, puntavano a far ottenere la gestione del bar alla patente della De Girolamo. In che modo? Attraverso l’incremento dei controlli, descritti come una intimidazione nei confronti del Fbf. Un aumento di cui alcuni testi non hanno dato una ragione plausibile, offerta invece da un luogotenente delle fiamme gialle, secondo il quale l’incremento del numero di cartelle da controllare si spiega con una riduzione delle prestazioni da rimborsare al Fatebenefratelli.

A seguire, gli interventi dei legali di parte civile – gli avvocati Gerardo Orlando (Fatebenefratelli), Natale Polimeni (Sanit), Giovannina Piccoli (per De Masi) e Annamaria Ziccardi (Asl)-, mentre dal 7 giugno sono in programma le arringhe dei difensori, cui seguirà la sentenza di secondo grado.