Ecco cos’era quella botta di elettricità che avevamo sentito martedì mattina! Era la “scossa di Draghi all’Europa” di cui ci parlava ieri Repubblica. Le premesse, d’altra parte, c’erano tutte visto che “alla vigilia aveva promesso un discorso storico” e infatti […]

(Marco Palombi – Il Fatto Quotidiano) – Ecco cos’era quella botta di elettricità che avevamo sentito martedì mattina! Era la “scossa di Draghi all’Europa” di cui ci parlava ieri Repubblica. Le premesse, d’altra parte, c’erano tutte visto che “alla vigilia aveva promesso un discorso storico” e infatti poi ha disegnato una Ue “ambiziosa, coraggiosa, forse a tratti addirittura troppo federale per essere vera”. Be’, non esageriamo con le critiche: “Quello di Draghi è un discorso schietto, scevro dal tratto diplomatico, ampio a sufficienza per trattare tutti gli argomenti in cima all’agenda internazionale” (CorSera). Tanto più, ci informa una seconda corrispondenza di Repubblica, che “il ‘Triangolo’ Italia-Francia-Germania” s’è accordato per dare “alla seconda parte della legislatura europea (…) un ‘senso’: riformare i Trattati europei. Compreso il Patto di Stabilità” (accordo straordinario se è vero che il lato tedesco del triangolo ci fa la cortesia di pretendere – vedi Il Sole di ieri – che le banche italiane si liberino dei Btp proprio mentre la Bce smette di comprarli…). Vabbè, come che sia Strasburgo martedì ha appreso dalla Sua viva voce la “Dottrina Draghi per l’Europa” (La Stampa), mentre l’interessato “si commuove per le parole di stima” ed “è colpito dall’accoglienza dei deputati nazionali” (CorSera). Ecco, lo sapevamo, l’erede di Angela Merkel (scusate la parolaccia) alla guida dell’Europa dà la scossa e ce lo siamo perso. Oddio, pare che se lo siano perso in parecchi a leggere un altro pezzo della Stampa: “Non si può certo dire che ci fosse il pubblico delle grandi occasioni”, “tolti gli eurodeputati italiani e i capigruppo, in pochissimi si sono presentati nell’emiciclo di Strasburgo”, “la stragrande maggioranza dei parlamentari è rimasta in ufficio, o in hotel, e si è palesata in Aula soltanto alle 14”, quando si doveva votare. E ovviamente “parlare davanti a una platea semi-vuota non aiuta a dar forza alle proprie proposte e nemmeno a vedere l’effetto che fa”. Certo, è un vecchio problema, “va però anche ricordato che a gennaio, in occasione del discorso di Emmanuel Macron, l’Aula era quasi piena”. Ma insomma, Draghi stava lì a fare la storia – anzi “Gli Stati Uniti d’Europa” (titolone della La Stampa) – e non se n’è accorto nessuno? È un peccato…