
(Marcello Veneziani) – Giorgia Meloni è il leader politico più in forma del momento. Diretta, spigliata, efficace, cavalca temi di largo consenso e tocca corde diffusamente sentite. Che sia donna, all’opposizione, senza particolari errori o gaffe alle spalle, l’aiuta. È forse l’unico leader in crescita, nonostante la politica e i politici abbiano raggiunto il punto più basso di credibilità e favore nell’opinione pubblica. E nonostante abbia assunto una posizione affine ai Dem sulla guerra in Ucraina: decisamente filo-Nato, versione falchi, filo-Usa, cioè con l’amministrazione Biden. E questo le ha dato due risultati opposti: benevolenza e attenzione da parte della Cappa, come si è visto anche con la Convention di Milano; ma anche dissenso e delusione da parte di molti elettori. Le due cose, l’assenso dei potenti e il consenso dei popoli, sono sempre in alternativa: se cresce l’uno, decresce l’altro, e viceversa. Ma nonostante i due fattori sopra indicati, la Meloni è fortemente lanciata.
Di questa sua performance milanese vorrei far notare due cose. La prima è che la Meloni ha parlato come se non fossimo in un tormentato paesaggio pluripartitico e bipolare, ma come se fossimo in Inghilterra o negli Usa, cioè in un sistema fondamentalmente bipartitico. Si è auto-presentata come candidata a guidare il governo, naturalmente in antitesi al Pd di Letta, prescindendo dal resto, a partire dai suoi alleati che non ha filato di pezza. Con un solo salto, è passata dal bipolarismo al bipartitismo. Naturalmente è una finzione, ma ha il suo peso strategico e lancia un messaggio politico chiaro e preciso.
La seconda cosa su cui vorrei più a lungo soffermarmi è la decisa collocazione di Fratelli d’Italia in ambito conservatore. Da tempo la Meloni è con i conservatori nel Parlamento europeo e prende le distanze da Marine Le Pen e da Orban per rimarcare questa sua scelta. Così la polacca Giorgia si differenzia pure dall’ungherese Salvini. Anche la posizione sull’Ucraina rispecchia questa collocazione. Dirsi conservatori per la destra è oggi necessario sia per non ricadere nel vago e fluttuante mondo dei populismi e dei sovranismi, oggi in difficoltà di leadership più che di consensi; sia per non essere risucchiati, dall’altra parte, nel cliché della destra liberale o moderata, accucciata dentro l’establishment, col plauso della Premiata Ditta Media & Potere. La scelta conservatrice è la migliore risposta alla deriva velleitaria e all’inglobamento nel sistema.
Sul piano delle idee, da tempo insistiamo sulla necessità di dirsi conservatori, e di esserlo sul serio perché c’è innanzitutto da conservare, cioè da salvare, la civiltà in pericolo, quindi la natura e la tradizione, la famiglia e le identità.
Ma sul piano politico bisogna pure intendersi sulla collocazione. Perché sul piano politico se dici conservatore pensi subito ai tory britannici, cioè oggi a Boris Johnson, ieri a Margareth Thatcher. I tory hanno una forte caratterizzazione atlantista, comprensibile per gli inglesi, anzi per gli anglo-americani; e una forte inclinazione liberista. Un conservatorismo italiano, mediterraneo, continentale, non può essere di quel tipo, ma deve avere altre due caratteristiche peculiari, chiare e distinte che derivano da storie e popoli diversi.
La prima è un conservatorismo nazional-europeo che sappia attraversare la Manica e tornare alla Francia di Charles De Gaulle. È lui, a mio parere, che ha disegnato, nel tempo della democrazie, l’unica linea fortemente, fieramente nazionale e al contempo nettamente europea, con l’Europa delle patrie, in uno spazio geopolitico che va dall’Atlantico agli Urali, ben distinta dalla Russia ma anche dall’America (ricordiamo la posizione critica di de Gaulle sulla Nato, e c’era ancora il blocco sovietico).
La seconda appartiene alla tradizione della destra italiana e mediterranea: il suo spiccato carattere sociale, ovvero la sua visione non liberistica in economia ma per un’economia sociale di mercato, con un ruolo attivo, propulsivo ma non invasivo, dello Stato sociale e un sistema di garanzie e protezioni; e una spiccata sensibilità popolare e comunitaria, coerente con la visione “nazionale”. Due temi che peraltro si agganciano alla miglior storia della destra sociale e nazionale da cui proviene Fratelli d’Italia.
Sono questi i tratti decisivi che danno alla nascita di un Movimento, di un Partito, di un Governo conservatore alcune peculiarità irrinunciabili e anche la possibilità di un largo consenso. Riprendere da conservatori la bandiera sociale abbandonata dalla sinistra. E lasciare invece alla sinistra i temi relativi ai diritti civili, ovvero in negativo all’erosione graduale ma inesorabile del tessuto tradizionale, famigliare e sociale, attraverso leggi, sentenze, battaglie tutte incentrate su una visione liberal e radical, individualista e globalista al tempo stesso. Poi, certo, i grandi temi conservatori, a cui aggiungere decisamente uno che è stato di solito accantonato: la difesa della natura, che è qualcosa di più importante dell’ambiente, e che comprende il paesaggio, il clima, il pianeta, l’alimentazione ma anche il diritto naturale, la natura umana e la famiglia, “società naturale fondata sul matrimonio” (art.29 della Costituzione). Conservatori vuol dire anche prestare speciale attenzione alla tutela e conservazione dei beni storici, artistici e culturali, verso i quali le coalizioni di centro-destra non sono mai state molto sensibili ed efficaci.
Resta irrisolto il tema di fondo che solleviamo ormai da anni: l’assenza di una classe dirigente adeguata, in grado di governare il Paese e affrontare i poteri ostili. La Meloni dice il contrario, giura che sono pronti e capaci. Speriamo con tutto il cuore di sbagliarci, ma lo diciamo sospendendo ogni ragionevole realismo. Buon viaggio, Giorgia.
La Verità
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caxxo!!
ha dovuto riesumare la Thatcher per darsi una patina rispettabile, ma ha subito affermato che è “conservatorismo alla mediterranea”
cioè va in UK e poi torna indietro ai tempi di DeGaulle, per po tornare alla “destra italiana e mediterranea” con forte connotazione sociale; l’unica che si ricordi è quella FASCISTA o quella del MSI, non ho memoria nella storia di alcuna altra destra sociale. Forse sarà per questo che ha chiuso la sua “convention”, (alla faccia del tessuto tradizionale, famigliare e sociale, non poteva chiamarlo CONVEGNO?) proprio DURANTE la festa del lavoro “perduto”.
Nella ricerca di dare una parvenza di novità a FDI, Veneziani ha ammesso che “Due temi che peraltro si agganciano alla miglior storia della destra sociale e nazionale da cui proviene Fratelli d’Italia.”
Quindi tutto questo ghirigori per dire cosa? pasticciare con gli articoli della Costituzione? dimenticarsi della la XII disposizione transitoria e finale ? no (non so se voluto o meno)
Che la Meloni è perfettamente sul sentiero tracciato un secolo fa da un tale ex-socialista il 23 marzo 1919 a Milano, d’altronde l’ha ammesso anche il neo consigliere di Milano VITTORIO, e forse la Giorgia si è pentita di avergli dato il microfono.
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che formidabile sviolinatura!!!! dimenticando Ruby
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Ha riesumato pure Pasolini e Tina Anselmi
“Aveva colpito la presenza di Pier Paolo Pasolini nella galleria dei venti personaggi, italiani e stranieri, scelti da Fratelli d’Italia come punti di riferimento alla Conferenza programmatica in corso a Milano. Ma a far discutere è soprattutto la scelta del partito di Giorgia Meloni di inserire nella mostra dedicata alle “patriote” anche la partigiana Gabriella, nome di battaglia di Tina Anselmi, presidente dalla Commissione d’inchiesta sulla P2 e storica esponente della Democrazia cristiana.”
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La Meloni, che non è fascista, è una furbissima paracula, tutta demagogia e finto populismo ( inteso nel dar voce al “popolo” dimenticato). Nella realtà il suo Conservatorismo è funzionale al Sistema di Potere. Ha deciso di cavalcare l’onda della protesta sulle norme antiCovid, ha scelto furbamente di restare all’opposizione per lucrare sullo scontato dissenso antiammucchiata, ma è quella roba lì. Che alliscia i Poteri forti, servile coi Poteri esterni, affamata perché lei stessa e i suoi diventino Potere. Un Potere normalizzato. Che fa comodo a tutti quelli che contano. Perciò potrà realmente diventare Premier. E non sarà un pericolo. Sarà lo stesso schifo di sempre.
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Concordo totalmente! Ottima analisi , Paolo.
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Condivido il tuo ragionamento !
Chiedo : se è da tempo che la Meloni è con i conservatori nel Parlamento europeo e prende le distanze da Marine Le Pen e da Orban per rimarcare questa sua scelta…perché mai invitò Orbàn alla kermesse estiva? Perché gli ha fatto capire più volte di ENTRARE NEL PARTITO DEI CONSERVATORI Ue?Perché cantò con le lacrime agli occhi “Noi ragazzi di Buda. Sempre alla kermesse?” La differenza è che ancora prima di vincere si è autoincoronata come Napoleone e che ancora prima di vincere si è scoperta.. Non ha aspettato di arrivare al governo
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Giorgia Meloni ha costruito una carriera politica dipingendosi come la paladina contro i poteri forti, fiera oppositrice della dittatura del politicamente corretto e di un non meglio definito pensiero unico. Da anni i suoi elettori sono convinti che l’Europa sia una creatura mostruosa, gli avversari collusi con i tecnocrati e il popolo sovrano una vittima dei potenti del mondo. Meloni è però la stessa persona che dal 2021 fa parte della lista dei soci dell’Aspen Institute Italia.
L’Aspen Institute è uno dei principali think tank statunitensi, finanziato tra gli altri dalla famiglia Rockefeller, Ford e altri grandi corporazioni internazionali. La sede italiana è presieduta dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e negli anni ha avuto tra i soci i più alti nomi della finanza e della politica: da Giuliano Amato a Gianni Letta, da Romano Prodi ad Alessandro Profumo. Ne fanno parte anche Daniele Franco, attuale ministro dell’Economia e delle Finanze nel governo Draghi, e Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico.
Quindi come scrive Paolo sempre lo stesso schifo
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Prepariamoci all’abolizione del I° Maggio e del 25 Aprile, al festeggiamento della nascita di Mussolini e al giorno di lutto nazionale nella ricorrenza della morte. Già abbiamo il direttore del TG2 che le fa da sgabello alla loro riunione e Bruno Vespa che nello stesso giorno su Rai1 glorifica i valorosi nazisti ucraini. I fascisti sono e saranno sempre fascisti hai voglia a riverniciarli di finto perbenismo.
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Concordo totalmente! Ottima analisi , Paolo.
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