Ci sono giornate che cominciano male e proseguono peggio. Non bastasse apprendere che le armi inviate dall’Italia all’Ucraina vengono giudicate “arnesi vecchi” dai combattenti sul campo (ci facciamo sempre riconoscere), ecco …

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Ci sono giornate che cominciano male e proseguono peggio. Non bastasse apprendere che le armi inviate dall’Italia all’Ucraina vengono giudicate “arnesi vecchi” dai combattenti sul campo (ci facciamo sempre riconoscere), ecco un interrogativo atroce che ci coglie impreparati: “Conte dove vuole arrivare?”. C’è scritto su Repubblica a proposito delle “ambiguità” del capo M5S (contenute in un’intervista a Repubblica) che “imbarazzano il Pd”, e subito ci buttiamo con ansia sulle cronache del Nazareno e dintorni. Ricche di cattivi umori che manifestano “fastidio e imbarazzo”, anche se tutte prive di paternità (il malcelato putinismo grillino suggerisce di trincerarsi dietro l’anonimato per evitare una spruzzata di plutonio). Leggiamo che l’ambiguo Conte, oltre a non aver mai citato “Putin come aggressore” è sembrato “in apparenza più impegnato a smarcarsi dalla linea tracciata dal segretario dem su politica estera e collocazione internazionale dell’Italia che a indicare la direzione del Movimento”. Riguardo al primo punto è pur vero che il volpino personaggio nel rispondere un centinaio di volte alla solenne dichiarazione di fede Nato (Credi tu che esista un aggressore? Lo credo, si chiama Putin) sembra sia stato pescato a fischiettare e a fare l’occhiolino, con palese atteggiamento equivoco. Ma è sullo “smarcamento” che riteniamo del tutto indifendibile la posizione dello sfuggente individuo il quale invece di aderire a pelle di leopardo alla linea tracciata da Enrico Letta, si permette di esprimerne in autonomia una propria.

“Trapela sconforto” dal Pd anche perché sull’embargo del gas russo il viscido soggetto “non ha speso una parola” (a differenza del probo Di Maio, che si dice favorevole a tagliarsi i rifornimenti, tanto non succederà). Davanti a un quadro così allarmante è del tutto comprensibile che le teste migliori dei Democratici stiano pensando a un sistema elettorale che non li costringa a un’“alleanza coatta” con un agglomerato di tal fatta e chiedano al segretario “un’offensiva per il proporzionale (Il Foglio)”. Che, mentre il mondo assiste sconvolto ai massacri di Bucha, e con il terrore di un’escalation nucleare, appare come la soluzione più urgente e appropriata.