(Paolo Griseri – la Stampa) – Professore come sta? Effetti collaterali della terza dose?

«Sto bene, sto bene. Ma non è questo il punto. La mia salute non è argomento di discussione».

Qual è il punto?

«Il punto è l’irrazionalità di questa situazione. La gente non vuole capire che questa idolatria della terza dose è infondata».”

Lei l’ha appena fatta la terza dose..

«Certo che l’ho fatta. Io rispetto le leggi».

I no vax si sono arrabbiati con lei. Si sente un voltagabbana?

«Ma io non sono contro il vaccino. Sono contro questo modo di imporlo, sono contro l’obbligo a chi ha più di 50 anni. Ci sarà un motivo se siamo l’unico Paese al mondo ad imporre l’obbligo vaccinale?».

E se sbagliassero gli altri?

«Guardi i numeri degli altri. Sono peggiori dei nostri? O sono come i nostri? E allora se dopo gli obblighi in più che ci siamo imposti in questi mesi i dati ci mettono sullo stesso piano degli altri questo vuol dire che forse quegli obblighi non erano necessari».

Che cosa non la convince dell’obbligo alla terza dose?

«Io non sono un esperto. Mi affido agli scienziati come il professor Mariano Bizzarri che mettono in guardia dai possibili effetti collaterali della terza dose. Gli inviti alla prudenza vengono anche dall’interno del Cts e da migliaia di scienziati europei. E ci sono segnali di un aumento di ricoveri in terapia intensiva di pazienti con la terza dose».

Veramente in terapia intensiva finiscono in gran parte i non vaccinati. Il che, tra l’altro, dimostra che il vaccino qualche effetto ce l’ha…

«Oh, ma come lo devo dire che io non sono contro il vaccino?»

Sa, sembrava..

«Criticare l’obbligo vaccinale non vuol dire essere contro i vaccini, ma mettere in discussione il modo con cui vengono imposti dalla politica. Se uno critica il codice della strada non per questo è contrario alle automobili no?».

Lei pensa che la terza dose sia pericolosa?

«Penso che dobbiamo essere prudenti. Lo so anch’ io che il vaccino protegge in parte dall’infezione e riduce la gravità della malattia. Ma si stanno registrando ricoveri in terapia intensiva di persone che sono vaccinate con la terza dose. E sono in aumento. Per questo non avrei imposto l’obbligo vaccinale».

Negli anni Sessanta, quando arrivò il vaccino contro la poliomielite, tutti fummo obbligati a vaccinarci e non si aprì alcun dibattito di alti principi sulla libertà dell’individuo. Come mai?

«Sempre, quando arriva una vaccinazione obbligatoria, quel dibattito si apre. Può avere una risonanza maggiore o minore ma in queste situazioni la discussione è inevitabile». Una discussione un po’ accesa, non le pare?

«Siamo finiti in una situazione ingovernabile. Ci sono atteggiamenti irrazionali dall’una e dall’altra parte».

Beh, lasci dire, il suo compagno di strada Ugo Mattei non pare un esempio di moderazione..

«Mattei partecipa insieme ad altri all’attività del nostro centro DuPre, Dubbio e Precauzione, che prende posizione con comunicati dai toni moderati in cui esprime dei dubbi e non cavalca atteggiamenti estremi».

Ma il Mattei del vostro comitato è lo stesso che poi va nelle piazze a paragonare Draghi a Mussolini e i No vax ai partigiani?

«Quel che Mattei dice nelle piazze è frutto delle iniziative politiche sue e di altri che fanno parte del suo gruppo».

Lei condivide le sue affermazioni?

«Non condivido affatto queste posizioni di Mattei. Quello è un suo punto di vista politico. Con noi Mattei partecipa a un comitato scientifico che esprime analisi basate su dati scientifici».

Che cosa vi accomuna dunque?

«Condividiamo il giudizio fortemente negativo sulla politica sanitaria che sta mettendo in campo il governo italiano istituendo un obbligo di cui non c’è bisogno».

Non ha il diritto il governo di imporre l’obbligo?

«Certo che ha il diritto. Lo prevede la legge, lo confermano le sentenze della Corte Costituzionale. Ma noi riteniamo che quell’obbligo sia sbagliato. Anzi che sia contro il principio di precauzione. C’è precauzione a far vaccinare tutti i bambini? L’Oms ha dei dubbi. Le pare scientifico che un vaccino vada bene urbi et orbi? Che si coinvolgano poco o per nulla i medici di base? Che il vaccino sia un idolo da somministrare a tutti indistintamente? E poi basta con le affermazioni false da parte del presidente del Consiglio».

Quali affermazioni false?

«Non è vero che il problema nasce dai non vaccinati. Il virus circola anche attraverso i vaccinati. Perché negarlo? Perché dire cose non vere? So bene che il vaccino riduce la circolazione, ma non la annulla. Dire il contrario è una falsità. E soprattutto ci vogliono spiegare in quale momento torneremo alla normalità visto che anche con il 90 per cento di vaccinati dobbiamo considerarci in emergenza?».

Forse quando non circolerà più il virus?

«Ah sì? Così rimarremo in emergenza fino a quando ci sarà anche un solo positivo? Bella prospettiva».

Che cosa bisognerebbe fare invece secondo lei?

«Si dovrebbe affrontare la situazione non come un’emergenza, ma con più pragmatismo. Come sta facendo la Spagna. Imparare a convivere con la malattia sapendo che i suoi effetti sono meno gravi di un anno fa, come dimostrano i dati dei ricoveri in terapia intensiva. Invece si continua con questo atteggiamento emergenziale e dannoso».

E secondo lei qual è il motivo? Che cosa ci sta dietro? Se si sostiene che la politica persegue questa linea con pervicacia bisogna spiegare il perché. Un complotto, un secondo fine?

«Ma quale complotto? Per organizzare i complotti bisogna essere forti, governare le situazioni. Quando la politica è debole invece si rifugia nell’emergenza. Il Covid è una grande nuvola che compatta tutti. E che nasconde l’incapacità dei partiti ad affrontare le questioni economiche, a pianificare l’uscita dalla crisi. L’emergenza Covid, gestita come accade da noi, unico Paese europeo a farlo, è un grande ombrello che copre tutti i problemi».

Tra poche settimane non sarà più così. Superato il giro di boa dell’elezione del presidente della Repubblica, i problemi saranno di nuovo tutti lì sul tavolo del governo. Lei che cosa si augura?

«Intanto dobbiamo sapere che nei prossimi mesi la situazione diventerà molto difficile. Dovremo rispettare gli impegni presi con l’Europa per avere i fondi del Pnrr, dovremo farlo in una situazione in cui l’inflazione cresce e mangia il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti che hanno un reddito fisso. Creando una situazione sociale molto tesa. Mi auguro, ma confesso di avere poche speranze, che in vista di questa situazione i partiti escano dal loro torpore e abbiano un’alzata d’ingegno. Che trovino un nome per la presidenza della Repubblica che sia di garanzia in un momento tanto complicato».

Lei ha un’idea?

«Penso che Marta Cartabia sarebbe un’ottima soluzione che potrebbe unire le forze».

Non Draghi?

«Penso che Draghi dovrebbe rimanere dov’ è oggi a guidare il governo con un presidente di garanzia com’ è oggi Mattarella».

Non crede a un Mattarella bis?

«È molto difficile superare i no chiari che Mattarella ha detto in queste settimane. E poi, diciamolo, sarebbe una minestra riscaldata. Oltretutto sembrerebbe una ripetizione del prolungamento deciso per Napolitano. Chiedere il Mattarella bis sarebbe come andare dal notaio a certificare che siamo un Paese cadavere».