(Laura Della Pasqua – laverita.info) – Viaggi bloccati, concerti rinviati, mercatini chiusi. Ma non doveva essere un Natale «quasi normale»? Era appena il 15 dicembre quando il premier Mario Draghi ha detto in conferenza stampa: «Noi ci siamo ripresi una normalità, possiamo guardare a Natale e alle feste con relativa tranquillità, vogliamo difendere e difenderemo questa normalità con le unghie e con i denti». Ma queste feste natalizie sono tutto fuorché normali. Hanno puntato tutto sul green pass, ma ora il vero lasciapassare è il tampone. Invece di fare la fila per comprare i fuochi d’artificio o prenotare un posto a un concerto, tutti in coda ai gazebo delle farmacie per il test. Senza il lasciapassare negativo del tampone non si va da nessuna parte. Anche se i luoghi dove andare si sono ridotti al lumicino.

Gli eventi nelle piazze, i fuochi d’artificio, il girovagare tra le bancarelle piene di cianfrusaglie e dolciumi per ritrovarsi assiepati davanti a un musicista di strada, sono stati spazzati via da ordinanze e decreti. Nella capitale, al calare della sera, quando chiudono i negozi, le vie si svuotano. Le scarse luminarie ricordano che l’anno sta per finire ma contrastano con i marciapiedi deserti. Solo in alcuni bar, ritrovo dei giovani, si consuma il rito dell’aperitivo o di una birra, ma davanti allo sguardo vigile delle forze dell’ordine pronte a intervenire se si formano capannelli di persone. Piazza Navona è stata privata, per il secondo anno consecutivo, del tradizionale mercato della Befana. Annullato anche il Concerto di Capodanno. I caroselli in centro storico, post brindisi di inizio anno, diventano una vera
trasgressione con le forze dell’ordine pronte a disperdere i gruppi che volessero ritrovarsi in piazza a brindare.

Stessa situazione nel resto d’Italia. Ogni giorno si allunga la lista degli eventi sospesi. I big della musica hanno rinviato i tour al prossimo anno. Dicembre si spoglia di spettacoli e di tradizione. E chi pensava di lasciarsi tutto questo alle spalle con un viaggio oltre confine, ha visto chiudersi le destinazioni. Anche qualche giorno in una capitale europea è diventato una gimcana tra obblighi e divieti. Non basta il green pass e nemmeno il Passenger locator form che traccia spostamenti e voli: è obbligatorio il tampone. Così insieme alla mappa dei luoghi da visitare, è opportuno munirsi di una sorta di Lonely Planet delle farmacie del posto.

Quando è arrivato l’allarme del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, avremmo dovuto capire subito che le feste natalizie si sarebbero messe male. «La sola vaccinazione non consentirà di prevenire l’impatto della variante Omicron perché non ci sarà tempo per colmare i gap vaccinali ancora esistenti. Ed è urgente intraprendere azioni forti per ridurre la trasmissione»: le parole della direttrice Andrea Ammon sono piovute come sassi anche sui più ottimisti. Ma a stroncare qualsiasi speranza di un fine anno quasi normale è stato lo stesso il premier Draghi che ha fatto calare la saracinesca sugli eventi della tradizione natalizia. «Dobbiamo essere prudenti, la variante Omicron è molto più contagiosa».

Poi a ridosso di Natale, insieme con gli auguri, sono arrivati l’allargamento delle restrizioni per accedere a luoghi potenzialmente affollati, la chiusura dei locali del divertimento e un’estensione dell’obbligo del tampone . Ma nel frattempo i sindaci avevano già sbianchettato i programmi dei festeggiamenti natalizi. E allora via concertoni e altri eventi in piazza. Perfino i mercatini di maggior attrattiva sono stati vietati. D’altronde l’aggiornamento delle regioni passate in zona gialla è quasi giornaliero e la prospettiva di colorare di arancione tutto lo Stivale è reale.

Ci sono città come Venezia, Padova e Treviso che hanno vietato perfino i fuochi d’artificio e i festeggiamenti. Da Milano a Palermo tutti i sindaci hanno sospeso i concerti di Capodanno in piazza e vietato i veglioni pubblici. Raffica di cancellazioni sono piovute sulle agenzie di viaggio. La lista dei Paesi extra Ue vietati al turismo si allunga ogni giorno. È il caso della Giordania che da meta aperta, all’improvviso è stata vietata lasciando a terra migliaia di turisti, ora in attesa dei rimborsi. Persino le destinazioni europee sono diventate difficili da raggiungere. Per rientrare è obbligatorio il tampone con esito negativo. Questo rappresenta un costo ulteriore per una famiglia oltre al disagio di trovare una farmacia disponibile nei giorni di festa.

I test molecolari sono piuttosto cari ovunque. In Francia occorrono minimo 50 euro, 69 in Austria e 70 in Germania che però possono salire a 150 se si effettuano in aeroporto. Le compagnie aeree, dopo la valanga di richieste di rimborsi arrivate con il lockdown, si sono cautelate. Gran parte impongono al turista che vuole proteggersi dagli imprevisti del Covid, la stipula di assicurazioni costose. Con questi chiari di luna già in 8 milioni hanno disdetto le prenotazioni e 9 su 10 hanno scelto mete italiane. Mai come quest’anno vale il detto «Natale con i tuoi». Meglio se chiusi a casa, come l’anno scorso.