(iltempo.it) – Un vertice segreto con Matteo Renzi da organizzare grazie ai contatti di Gianni Letta. Che avrebbe già sondato telefonicamente il leader di Italia viva. E’ l’ennesima carta che Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, si starebbe giocando per ottenere i voti necessari all’elezione al Quirinale.

Il retroscena è svelato da Wanda Marra e Giacomo Salvini su “Il Fatto quotidiano” e registra l’ansia del Cavaliere di ottenere un risultato tangibile prima di Capodanno. Perché sarà intorno a quella data che, secondo “il Fatto”, gli alleati Giorgia Meloni e Matteo Salvini chiederanno all’ex premier di mostrare le carte. Se ci saranno i numeri per l’operazione Quirinale, allora il sostegno a Berlusconi diventerà ufficiale in vista delle operazioni di voto che dovrebbero cominciare il 24 gennaio. In caso contrario, il centrodestra dovrà individuare un altro nome da gettare nella mischia.

L’incontro tra Berlusconi e Renzi potrebbe tenersi intorno a Natale, quando il Cavaliere approderà a Roma e potrebbe ospitare il senatore fiorentino nella sua nuova residenza, Villa Grande sull’Appia. Renzi ha 43 parlamentari nella sua squadra, l’appoggio di Italia viva potrebbe quindi rivelarsi determinante per il Cav.

La memoria corre ai primi incontri tra i due. Quando un Renzi allora presidente della Provincia di Firenze fu invitato ad Arcore e quando, con Matteo segretario del Pd, fu Berlusconi ad essere invitato al Nazareno per il celebre patto. Ora potrebbe essere arrivato il momento di un nuovo Nazareno.

Silvio ora cerca Renzi per un Nazareno bis: Letta fa il mediatore

(DI WANDA MARRA E GIACOMO SALVINI – Il Fatto Quotidiano) – Il problema di Silvio Berlusconi ora è il tempo. Non tanto in vista del fischio d’inizio del primo scrutinio per eleggere il prossimo presidente della Repubblica (data da cerchiare, il 24 gennaio). No, Berlusconi teme l’arrivo del Capodanno. Perché sarà entro allora che Matteo Salvini e Giorgia Meloni, in un vertice ristretto del centrodestra, gli chiederanno di tirare fuori i numeri. Un ultimatum: “O tiri fuori i voti o cambiamo strategia” sarà il senso del monito dei leader di Lega e Fratelli d’Italia. E allora Berlusconi, per mantenere il sostegno dei due alleati, ha bisogno di trovare più voti possibili subito. Quelli del Misto ed ex M5S non bastano più. Quindi è per questo che nelle ultime ore ha dato ordine alla sua eminenza grigia, Gianni Letta, di organizzare un incontro il prima possibile con Matteo Renzi. Come ai tempi del patto del Nazareno, poi rotto proprio sull’elezione di Sergio Mattarella al Colle nel 2015.

Berlusconi adesso vuole capire che intenzioni ha il leader di Italia Viva e fare un tentativo per convincerlo a sostenerlo. Impresa difficile ma da provare, sostiene il capo di Forza Italia, perché Renzi tra Camera e Senato può contare su un pacchetto di 43 voti. Anche se ne arrivassero la metà, sarebbe un bel passo avanti per l’elezione di Berlusconi al Colle a cui, a oggi, ne mancano una cinquantina sulla carta. Così Letta si è già attivato e ha sentito Renzi al telefono. Cosa si siano detti non è chiaro, ma da Arcore non si esclude che nei prossimi giorni, quando Berlusconi arriverà a Roma, potrebbe accogliere il senatore di Scandicci a villa Grande per un faccia a faccia.

Nel frattempo, Renzi si muove a tutto campo. Oggi ci sarà un’assemblea di Italia Viva, nella quale si parlerà del progetto del gruppo centrista con Coraggio Italia. Poi domani o massimo domenica incontrerà Giovanni Toti, per dare il via all’operazione. A quel punto i voti a disposizione diventerebbero una settantina. Anche se tra i parlamentari di Iv non tutti sono d’accordo con il progetto di federazione, a partire da Gennaro Migliore e Teresa Bellanova.

L’ex premier è però ben determinato a far pesare il più possibile il suo ruolo nell’elezione del presidente della Repubblica. I veri margini di manovra, però, esistono solo se la candidatura di Mario Draghi non dovesse andare in porto. A quel punto, Renzi potrebbe aspirare a fare da kingmaker di un presidente uscito da un piano B. Difficile sia davvero Berlusconi, nonostante le pressioni di Silvio. Più facile Pier Ferdinando Casini o Marcello Pera. O qualche nome dell’ultima ora. Allo stato però – nonostante i malumori dei leader di partito che si sentono espropriati della loro funzione – resta fortissima l’opzione Draghi. Alla quale Renzi sa di non potersi opporre. Non a caso mercoledì, durante il suo intervento al Senato, ha scandito: “Noi i patrioti non li evochiamo, li votiamo: patriota è stato Carlo Azeglio Ciampi, patriota è stato Giorgio Napolitano e patriota è stato Sergio Mattarella”.

Il modello Ciampi è quello più mostrato ad esempio per l’eventuale elezione di Draghi. Mentre Napolitano fu incoronato da un Parlamento del tutto incapace di scegliere dopo che i 101 avevano bruciato Romano Prodi. Segnali. Ai quali se n’è aggiunto un altro. “Mi auguro che il governo e il Parlamento nel 2022 lottino per un Segretario generale della Nato italiano”, ha detto lo stesso Renzi sempre a Palazzo Madama. È un’aspirazione che il leader di Iv non ha mai abbandonato. Anche se è piuttosto difficile – per non dire impossibile – che venga accontentato. Ma esibirla in maniera così esplicita è un modo per alzare il proprio prezzo, spiegano i fedelissimi. Quello di cui Renzi ha bisogno è un ruolo che lo tenga al riparo dalle inchieste. O almeno un seggio in Parlamento: obiettivo per ora non proprio alla sua portata. La soglia di sbarramento del Rosatellum nella quota proporzionale è al 3%. Mercoledì sera, Draghi, nella replica al Senato, lo ha citato più volte. Anche questo un modo, comunque, per legittimarlo.