(Tommaso Merlo) – L’Italia ha già perso la sua sovranità da tempo. L’era delle nazioni è sostanzialmente già conclusa. Le decisioni che contano davvero come quelle economiche o geopolitiche vengono prese a Washington, a Bruxelles e sui tavoli del casinò finanziario globale. Tornare indietro è impossibile. L’unico modo per riconquistare la sovranità perduta è andare avanti, è attraverso l’Europa. Giocandoci la sfida continentale in modo che anche noi italiani possiamo avere voce in capitolo nel mondo che verrà. Basta stare ai fatti per capirlo. La superpotenza cinese è di fatto già un continente rispetto a noi, come lo sono gli Stati Uniti o altri paesi emergenti come l’India. Paeselli come il nostro contano poco nulla e conteranno sempre meno. Una evoluzione logica e naturale. Tutte le grandi sfide politiche che abbiamo di fronte oggi sono globali. Lo è l’economia e tutti i derivati, lo sono le questioni strategiche e di sicurezza, lo sono le migrazioni di massa, le questioni ambientali, i nuovi ambiti tecnologici e pure le pandemie. In un tale contesto, quella continentale è la massa politica minima per potere affrontare quei problemi. Soli e divisi, noi europei siamo destinati ad essere sempre più insignificanti sullo scacchiere internazionale. A decidere per noi saranno gli Stati Uniti da una parte e la Cina dall’altra che si stanno già preparando per una nuova guerra fredda. Un film già visto che non promette nulla di buono. Gli Stati Uniti sono reduci da decenni di leadership mondiale incontrastata. A furia di guerre inutili hanno peggiorato tutti i problemi che volevano risolvere e reso il mondo più insicuro ed ingiusto. Un fallimento storico inequivocabile. E noi europei dietro come barboncini al guinzaglio. Dall’altra parte c’è la Cina che al di là dei falsi sorrisini che sfodera per far affari, è un regime liberticida e retrogrado che fa ancora più spavento perché opaco e imprevedibile. La Cina si sta già silenziosamente mangiando il mondo mentre noi europei sventoliamo ancora le nostre bandierine patriottiche. Altro che sovranismo de noialtri. Chiusi nel nostro giardinetto nazionale spariremo del tutto dalla storia delegando il nostro futuro a chi non lo merita. Dobbiamo al contrario costruirci il nostro continente, dobbiamo finalmente dare vita alla Repubblica Federale Europea. Solo politicamente uniti potremo sederci al tavolo alla pari con Stati Uniti e Cina ed influenzare il corso della storia. La nostra ambizione deve infatti essere quella di esercitare un ruolo di leadership mondiale. Un mondo guidato dall’Europa sarebbe molto migliore. Nonostante tutti i suoi limiti, nel suo insieme l’Europa è il continente democraticamente e socialmente più evoluto. Non ci sono dubbi. Si basa su un modello più equilibrato e giusto e dopo secoli e secoli di guerre e sventure, ha maturato uno sguardo più maturo e lungimirante sull’umanità. Ma per dar finalmente vita alla Repubblica Federale Europea, i cittadini del continente devono svegliarsi e rimboccarsi le maniche. Solo loro possono riuscire nell’impresa. La versione burocratica e finanziaria dell’Europa di oggi è frutto di un cocktail micidiale. Da una parte classi dirigenti antiquate e cioè ancora nazionali o addirittura regionali che non vedono al di là del proprio partitino e della propria poltrona. Dall’altra lobby economiche che si son comprate la politica e sono a Bruxelles da decenni a spartirsi la torta. Il risultato è un Europa senza politica e quindi senz’anima e senza senso. Un freddo club fondato nel dopoguerra e piantato a metà per l’egoismo degli stati membri che non vogliono cedere il loro potere. A Bruxelles gli stati membri vanno per prendere e difendersi, non per dare e costruire. Uno stallo autolesionista per paeselli come l’Italia che non contano assolutamente nulla a livello internazionale. Noi siamo essenzialmente una grana finanziaria per la zona euro ed è per questo che tutti applaudono ad un bancario che ci tiene a bada. Siamo poi una portaerei Nato nel Mediterraneo, un Bed and Breakfast con tanti musei attorno e una boutique per danarosi. Gran parte del mondo vive nella miseria e l’Italia produce beni di lusso per i sempre meno ricchi che lo abitano. Lungimiranza Made in Italy. Se paeselli come il nostro si rinchiudono dietro a qualche confine anche mentale sventolando il tricolore, spariranno del tutto dai radar e gli resterà giusto la sovranità per riparare la buche delle strade e i tombini. Altro che slogan da stadio. Altro che rigurgiti nazionalisti. L’unico modo per conquistare il posto che un paese come l’Italia merita, è giocare un ruolo da protagonista nella nascente Repubblica Federale Europea. Una sfida che solo le nuove generazioni possono intraprendere. Le vecchie non spiccano una parola d’inglese e sono intrise di anacronistici campanilismi. Faticano poi a concepire politicamente un qualcosa che va al di là di Roma perché il loro recinto anche culturale è il vecchio paradigma repubblicano. Ma se giganti della nostra storia come Giuseppe Mazzini fossero vivi, sarebbero i primi ad invocare all’Unità continentale. In nome di un risorgimento europeo che è palesemente il passo evolutivo che ci attende. Unione significa progresso dell’umanità, divisione regresso. Come insegna proprio la storia italiana divisa e abusata per secoli. Quella europea è una sfida dalle radici profonde che spetta ai giovani combattere. Devono capire che non ci sono alternative che andare avanti se ambiscono a preservare la loro sovranità di cittadini. Vincendo paure ed egoismi. Alzando la testa e guardando lontano. Senza farsi manipolare, senza farsi scoraggiare. L’identità non c’entra nulla. Non si tratta di perdere la propria identità ma di arricchirla, passando da meri cittadini nazionali a cittadini continentali. L’Europa aggiunge senza togliere nulla. Una sfida esaltante, un traguardo epocale che permetterà alle nuove generazioni di aprirsi e quindi di crescere, cooperando con gli altri popoli europei e condividendo il meglio che ogni cultura ha prodotto. Fino a dar vita ad una Repubblica Federale Europea capace di giocare un ruolo di primo piano nel mondo e rimettere i cittadini continentali al centro della storia.