(Tommaso Merlo) – L’Italia produce e smercia una quantità di armi impressionante e non si è mai persa una guerra negli ultimi decenni, eppure la pace è sparita dal dibattito politico. La guerra è diventata inevitabile normalità invece che follia autodistruttiva e vergogna dell’umanità. Qualunque democrazia moderna non deve considerare la pace come utopia, ma come obiettivo concreto a cui la civiltà non deve mai smettere di tendere. L’Italia è una portaerei americana nel mediterraneo e noi siamo la ciurma. Finita dalla parte sbagliata della storia un secolo fa, il tempo sembra essersi fermato. Quando i padroni del mondo decidono di bombardare ormai agli “italiani brava gente” non lo chiedono neanche. Basta una pacca sulla spalla e l’onorevole vidimazione arriva puntuale. Chiunque governi. E senza che quelle orde di cittadini impestati d’illusorio pacifismo possano alzare un dito. Guerra come inevitabile normalità invece che follia autodistruttiva e vergogna dell’umanità. Eppure noi occidentali siamo freschi reduci dall’Afghanistan. Vent’anni di bugie e sangue e miliardi buttati via. Una delle figure più penose nella storia dei guerrafondai da divano. Già, perché le guerre noi ormai le combattiamo da lì. I cittadini davanti al televisore, i generali con un joystick a pilotar droni. Un videogioco sanguinario. Con lo scopo di annientare nemici per accumulare potere e soprattutto soldi. Già, distruzione e stermini e bambini mutilati è tutta roba che fa punti di Pil. Profitto che da noi è sinonimo di felicità. Equilibri geopolitici e sfruttamento delle risorse altrui vanno bene, ma quello che rende davvero è riempire i magazzini di armi e poi svuotarli contro qualcuno. Tutto a spese dei contribuenti ovviamente. Invece che costruire scuole ed ospedali, anche i paesi poveri buttano via il budget nazionale per gratificare le follie egoistiche di qualche sovrano da strapazzo. Il tutto con armi prodotte da noi. Distruzione e stermini e bambini mutilati che fanno punti di Pil che è sinonimo di felicità mentre la comunicazione è tutto. Ormai i pochi occidentali che hanno vissuto la guerra stanno morendo, tutti gli altri non sanno cosa sia e sono facilmente impressionabili. Serviva una confezione più gradevole ed ecco le “missioni di pace” e “l’esportazione della democrazia” a suon di bombe. Ecco le coalizioni dei volenterosi. Ecco le guerre da divano. Giusto qualche giorno poi tutti a girare canale e pura la faccia. Comunicazione per dormire tranquilli e ad aggirare gli orpelli costituzionali. Guerra camuffata. Ormai non si contano più le guerre inutili. Non si contano più i campi profughi in giro per il mondo con milioni di persone costrette a fuggire da aree martoriate. Esodi mai visti. Fastidiosi effetti collaterali. Le guerre degli ultimi decenni hanno aggravato i problemi globali. Il mondo è più ingiusto ed insicuro che mai. Eppure la macchina della guerra non si ferma. Sta tenendo un basso profilo per farci scordare lo smacco afgano, ma Russia e soprattutto Cina fanno presagire enormi affari all’orizzonte. La macchina della guerra e tutti i politici al guinzaglio pregustano una nuova guerra fredda. Un risiko con armi sempre più devastanti che se venissero usate per davvero porterebbero all’estinzione dell’umanità nel giro di qualche giorno. Ma gli esseri umani sembrano inarrestabili nella loro deriva autodistruttiva. Questo perché l’origine di tutto non è là fuori, ma dentro di noi. Nazionalità, classi sociali, religioni, ideologie, razze, blocchi di potere, interessi. Sono tutti futili pretesti per dividerci e metterci gli uni contro gli altri. In modo che qualche egoista ci possa lucrare sopra. Ma non solo. La guerra è un modo in cui gli esseri umani esternano il proprio malessere interiore. Scarsa consapevolezza di se stessi e della vita che li fa deragliare e quindi soffrire e quindi sfogare il proprio malcontento esistenziale contro gli altri. Le guerre col vicino di casa come quelle tra nazioni. Stesse dinamiche, stesse logiche. Viviamo un battito di ciglia, spendere quel battito combattendosi a vicenda è pure e semplice follia egoistica. Ma l’essere umano è vittima di quella forza malefica interiore chiamata ego che lo spinge a competere e prevalere, che lo spinge ad accumulare e ad aver ragione, che lo spinge a perseguire insulse chimere materiali. Potere, soldi, roba, visibilità, immagine. Chimere che non bastano ma. Mai. Perché non è possibile riempire il vuoto col nulla. L’origine di tutto è lì. Dentro di noi. Il resto è una conseguenza. Anche la politica. Anche le guerre. Anche le indecenti ipocrisie che vi gravitano attorno. La grande sfida evolutiva che ha difronte l’umanità non è su qualche pianeta e nemmeno in qualche laboratorio informatico, la grande sfida evolutiva dell’umanità è tutta interiore e consiste nel disintossicarsi della devastante deriva egoistica che ci ha travolto condannandoci all’infelicità e all’autodistruzione e riscoprirci pienamente come esseri umani. Solo a quel punto riusciremo ad interpretare in maniera più intelligente la nostra fugace esistenza. Solo a quel punto riusciremo ad organizzarci in maniera più intelligente tra noi. In modo che tutti abbiamo ciò di cui hanno bisogno per vivere decentemente. Nessuno escluso. E in modo da goderci davvero la vita invece che buttarla via intossicandoci con superficiali distrazioni e miraggi materiali e patetici sogni di gloria. Viviamo un battito di ciglia. Dobbiamo cooperare invece che competere, dobbiamo condividere invece che accumulare, dobbiamo unirci invece che dividerci, dobbiamo costruire invece che distruggere, dobbiamo amarci invece che odiarci. Solo a quel punto riusciremo a goderci al meglio la nostra vita e a salvarci dall’autodistruzione. Solo a quel punto la guerra verrà vista per quello che è. Non inevitabile normalità, ma follia autodistruttiva e vergogna dell’umanità. I cittadini si devono riappropriare del tema della guerra, è un loro sacrosanto diritto. Qualunque democrazia moderna non deve considerare la pace come utopia, ma come obiettivo concreto a cui la civiltà non deve mai smettere di tendere.