Il Corriere titola che per i minori di 12 anni i benefici dell’iniezione compensano i rischi, però i secondi sono sconosciuti. La Fda ammette che la sperimentazione verrà fatta sulle piccole cavie nei prossimi 5 anni. Mentre decine di scienziati dicono: «Fermatevi».

(Maurizio Belpietro – laverita.info) – «Iniezioni fra 5 e 12 anni: cosa dicono i numeri. I dati disponibili mostrano che i benefici compensano i rischi». Così ieri il Corriere della Sera titolava un articolo firmato da Milena Gabanelli. Peccato che i numeri dicessero il contrario di ciò che si è voluto far intendere. A un lettore attento sarebbe infatti bastato leggere la tabella sottostante per rendersi conto che la dichiarazione iniziale era contraddetta dal riquadro con i dati dell’Istituto superiore di sanità e dell’Ema. Leggiamo insieme questi numeri. Effetti collaterali del vaccino testati sui bambini da 5 a 11 anni: febbre e dolori articolari su due bambini ogni 12 durante la sperimentazione. Dopo l’autorizzazione, di effetti collaterali non ne sono stati riscontrati «perché il dato non è ancora noto». Ora, siccome la sperimentazione è stata fatta a tempo di record e dopo l’autorizzazione i numeri non sono ancora pervenuti, se ne deduce che al momento i rischi non possono essere «compensati», come recita il sommario, semplicemente perché non sono conosciuti. Del resto, è lo stesso rapporto della Food and drugs administration, l’organismo americano che valida i farmaci, a dirlo. «Il numero di partecipanti all’attuale programma di sviluppo clinico è troppo piccolo per rilevare potenziali rischi di miocardite associati alla vaccinazione. La sicurezza a lungo termine del vaccino Covid 19 nei partecipanti di età compresa tra 5 e 12 anni sarà studiata in cinque studi sulla sicurezza post autorizzazione, incluso uno studio di follow-up di cinque anni per valutare le sequele a lungo termine di miocardite/pericardite post vaccinazione».

In pratica, la vera sperimentazione si farà nei prossimi cinque anni, direttamente sui bambini, perché al momento gli effetti collaterali non si conoscono. In compenso, è risaputo che uno dei componenti della Fda, Michael Kurilla, direttore della divisione innovazione-clinica del National Institutes of Health, si è rifiutato di dare il via libera al vaccino per i minori, sostenendo che per i bambini sani non sia affatto chiaro l’equilibrio tra rischi e benefici. Opinione condivisa da Sunetra Gupta, epidemiologa di malattie infettive dell’Università di Oxford e da Carl Henegan, professore presso la stessa Università, i quali in uno studio sostengono che «vaccinare i bambini comporterebbe rischi senza alcun beneficio concreto, ma gli effetti di blocco delle infezioni Covid sarebbero incompleti e molto probabilmente transitori». Il che è di una certa evidenza ora che, dopo la Delta, si annuncia un’altra variante, ossia la sudafricana, che minaccia di aggirare i vaccini, al punto che la stessa Ursula von der Leyen, nota virologa di riconosciuta esperienza, ieri ha parlato della necessità di un aggiornamento dei farmaci immunizzanti. Gupta e Henegan scrivono con chiarezza che «non vi è alcun beneficio collettivo da scambiare con danni individuali ai bambini», ma l’informazione mainstream ha individuato nei minori il nuovo obiettivo. Dopo aver messo agli arresti domiciliari chi non si è vaccinato, ritenendolo colpevole della diffusione dei contagi (ma con la sudafricana che contagia i vaccinati, come la mettiamo? E con i 25 vecchietti di Masone contagiati nonostante la terza dose? E di Bryan Adams arrivato positivo al Covid e febbricitante nonostante prima e seconda dose che facciamo?), ora la campagna vaccinale obbligatoria punta diritta su asili e scuole elementari, ritenute la nuova fonte di incubazione della malattia. Così, tra un divieto e l’altro, occorre minimizzare i rischi e ingigantire i benefici, fino a titolare la Dataroom (testata che promette di spacciare roba seria, ossia scientifica) con «Quesiti e risposte sui benefici per i piccoli».

Dunque, immaginatevi il panico quando le agenzie di stampa hanno battuto le dichiarazioni di Andrea Crisanti, professore dell’Università di Padova (ex Imperial College di Londra) che a inizio della pandemia era stato nominato santo subito per aver fatto il tampone a tutti gli abitanti di Vo Euganeo. A Piazzapulita il direttore del laboratorio di microbiologia si è fatto scappare una risposta che ha gelato il sangue a tutti i vaccinatori di minorenni: «Se avessi un figlio piccolo, lo vaccinerei?» ha detto replicando a Corrado Formigli: «Sarei esitante, non vedo questa fretta di vaccinare i bambini. La priorità è la terza dose agli adulti. I bambini sono un falso problema». E visto che forse qualcuno lo guardava incredulo, il prof ha proseguito: «Ho alcune riserve concettuali. Primo, il numero di bambini sottoposti al trial: sono oggettivamente pochi. Questo trial non ha misurato la trasmissione, ma solo gli episodi clinici. Di fatto, non sappiamo se vaccinando i bambini blocchiamo la trasmissione».

Ah, dimenticavo: tra i benefici descritti dal Corriere ci sono, per i ragazzi di età compresa fra i 12 e i 17 anni, da una a quattro miocarditi e pericarditi ogni 100.000 abitanti con il vaccino Pfizer, e da 10 a 13 miocarditi e pericarditi con Moderna, a fronte di cinque ricoveri in terapia intensiva ogni 100.000 piccoli contagiati. Attenzione però: i primi dati si riferiscono a tutti i vaccinati; i secondi, quelli delle terapie intensive, fanno invece riferimento a tutta la popolazione. Cioè: gli eventuali rischi del vaccino interessano statisticamente tutti i bambini sani che vi si sottopongono, quelli del Covid solo chi si infetta.

In tutto ciò, l’Aifa si appresta a dare con urgenza il via libera alla vaccinazione di massa dei minori.