(di Andrea Scanzi) – È forse tempo di chiedere scusa a Matteo Salvini. Qualche giorno fa, per la prima volta, mi ha fatto quasi tenerezza. Ho avuto la netta percezione di avere a che fare con un politico al livello minimo di se stesso. E tenendo conto che in questo caso anche il suo massimo è di fatto un minimo, significa che il Salvini attuale viaggia costantemente sottoterra.

Salvini, di per sé mai stato Churchill, dall’harakiri del Papeete 2019 è imbarazzante un giorno sì e l’altro pure. Disastri, suicidi, autogol. Con la pandemia è ulteriormente peggiorato, ora flirtando coi no-vax e ora passando dalla feroce opposizione a Conte all’azzerbinamento patetico a Draghi.

La Waterloo mediatica di Luca Morisi, suo belluino Richelieu propagandistico, lo ha tramortito. I rapporti con la Meloni sono ai minimi termini. La fronda giorgettiana è sempre più forte. Salvini ha la sindrome dell’accerchiato, in tivù appare fuori fuoco e nel governo conta meno di niente. Anche alle Amministrative non ne ha beccata una. A Milano è riuscito a candidare un personaggio con zero chance di vittoria e a Roma ha accettato l’imbarazzante “Michetti Chi”, genialmente imposto dalla sedicente statista Meloni. L’unica fortuna attuale di Salvini è che esiste Renzi, e dunque c’è sempre qualcuno peggiore di lui. Ma è anche vero che Renzi fa storia a sé, e dunque per il Matteo lombardo c’è poco da ridere.

Per quanto in caduta libera, Salvini non dà segnali di ravvedimento. Anzi. Sul ddl Zan ha nuovamente mostrato il peggio di sé, incarnando quella parte di Paese più becera, retrograda, egoista e ignorante. Incapace di modulare la sua politica in base agli eventi, Salvini continua a inseguire la pancia del Paese per arginare la crescita di Fratelli d’Italia e perché adora gli Orbán (che non a caso ha definito Salvini “il mio idolo”) e i Bolsonaro.

Ecco: Bolsonaro. La scorsa settimana, dopo il G20, questo personaggio politicamente abietto e moralmente irricevibile riceve la cittadinanza onoraria dalla giunta a trazione leghista di Anguillara Veneta, paese nel Padovano da cui proviene la famiglia Bolzonaro (sì, in origine nel cognome c’era la “z” e non la “s”). La scelta politica, semplicemente riprovevole, viene rivendicata da Salvini che decide di incontrare Bolsonaro a Pistoia. E qui, tanto per cambiare, Salvini raccatta un’altra figuraccia planetaria. Già è vergognoso voler abbracciare un omofobo razzista, sterminatore di Indios e negazionista Covid con colpe eterne nella gestione della pandemia, ma Salvini va oltre e chiede addirittura scusa a Bolsonaro per le polemiche “a nome del popolo italiano” (a nome mio no di sicuro). Nelle sue tenere e patetiche speranze, Salvini crede che inginocchiandosi di fronte a Bolsonaro ne trarrà un giovamento politico internazionale. La realtà sarà appena diversa. Il giorno dopo chiedono a Bolsonaro come sia andata la trasferta italiana. E lui, seraficamente, risponde così: “Ho incontrato anche un politico, mi pare abbia fatto il primo ministro, si chiama Salvati…”.

Meraviglioso: dopo neanche 24 ore, Bolsonaro non si ricordava già neanche più chi fosse Salvini. Al punto da sbagliarne ruolo (mai stato primo ministro) e nome (Salvati). Praticamente lo ha trattato come un pezzente qualsiasi, e farsi umiliare da Bolosonaro non è facile. Ecco perché ho quasi voglia di chiedere scusa al tramontante leader leghista: perché c’è un limite a tutto, ma lui continua a scavare. Un’agonia indicibile. Povero Matteo: si credeva Roosevelt, ma era solo un Salvini qualsiasi. Anzi: un Salvati.