(Anna Lombroso per il Simplicissimus) – La notizia di un probabile prolungamento dello stato di emergenza, ingiustificato sul piano sanitario e ingiustificabile su quello giuridico, fa andare in solluchero i vaccinati, che considerano il loro sacrificio umano come una prova di senso civico e di responsabilità e il green pass – l’esempio è loro – come una patente di appartenenza al consorzio civile e, in sostanza,  come la tessera del partito unico, sotto al guida del lider maximo, cui è incosciente negare il doveroso consenso, anche quando ti manda in pensione a 70 anni pronto per il ricovero in una Rsa mortale.

C’è da chiedersi il motivo di tanto giubilo, anche se non è una novità che molti invece di pretendere il rispetto dei diritti si appaghino di negarne o toglierne qualcuno agli altri.

E deve proprio essere così, a vedere l’astioso risentimento degli immuni che dovrebbero invece essere soddisfatti per la raggiunta libertà e per la concessione magnanima di licenze premio oltre che esonerati dalla paura – la loro, si sa, è legittima, mentre  quella del vaccino sarebbe invece aberrante, insensata e criminale – grazie al susseguirsi di dosi salvifiche.

Vero è che così, però, verrebbero privati della voluttà di attribuire contagi, focolai, rischi  incontrastabili agli assembramenti fisici e morali della parte avversa, della minoranza colpevole di noncuranza scriteriata con precise collocazioni geografiche, Trieste ad esempio, rischioso focolaio nel quale è segno di una democrazia matura rimandare, per motivi sanitari, gli untori che se ne sono allontanati accompagnati dal foglio di via.

D’altra parte con sprezzo della ragione e del buonsenso, oltre alla tribolazione vaccinale  sopportata per il bene comune, hanno sopportato tutto, tale e  quale quello che si meritano i disertori:  mascherine, distanziamento, sospensione di prerogative e diritti, ma in cambio del tavolo vicino al pizzaiolo o della libera gita a Mirabilandia, che invece le offese sul posto di lavoro, gli oltraggi alla dignità, i controlli, sono destino comune, salvo da ora, la concessione del reddito di cittadinanza, quello che permette di stare sul sofà invece di prodigarsi in forma volontaria o quasi per lo sviluppo, anche quella condizionata al possesso del lasciapassare.

Per quello forse sono adirati e vendicativi tanto da augurare ogni male ai transfuga.  Tra l’altro alcune pretese avanzate per distinguere la loro “diversità” maggioritaria, non hanno incontrato il favore delle autorità. A cominciare da quella di negare l’assistenza ai sediziosi che rifiutano le l’adesione alle due campagne, vaccinale e di tesseramento.

Qualche piccola concessione alle loro richieste pressanti l’avevano ottenuta, quando qualche pronto soccorso aveva preteso, con più zelo della trattoria sotto casa,  il green pass del fratturato e dei familiari dell’infartuato. Ma non basta per attivare la terza campagna, quella punitiva per criminalizzare e castigare i renitenti espropriandoli dell’accesso alle cure e ai ricoveri nelle strutture pubbliche.

L’etnia meno feroce racconta da mesi che non si tratta di una misura vessatoria, ma solo della necessaria discriminazione per garantire che posti letto o nelle terapie intensive siano occupati da malati “involontari” e incolpevoli e non da sciagurati che hanno scelto di esporsi venendo meno alla responsabilità nei loro stessi confronti e dal patto di solidarietà collettivo.

La tribù degli implacabili, invece, ormai esplicitamente esige che la divina provvidenza, con la quale hanno sottoscritto un contratto sotto l’egida delle case farmaceutiche, li colpisca coi i fulmini spietati del Covid e delle varianti, li vuole intubati come i vicini urlanti di Giannini, o, se asintomatici, indirizzati verso qualche pedagogico lager.

Se non fosse tragico, sarebbe comico che quelli che rivendicano l’esercizio della ragionevolezza, della coscienza e della consapevolezza  siano quelli più  irriducibilmente posseduti dai demoni della propaganda pandemica, che reclama la totale soggezione davanti alla passerella scientista che li convince ancora che il grande male sia incontrastabile, che a due anni non esista una  cura, malgrado perfino l’Europa a libro paga dall’industria vaccinale abbia deciso per una pluralità di interessi, autorizzando protocolli terapici.

Tanto da persuaderli che la campagna vaccinale sia la misura emergenziale sì, ma propedeutica a un rafforzamento del sistema sanitario pubblico, alla valorizzazione della medicina di base, della quale si sarebbe evidenziata la qualità professionale al test della somministrazione, quando il compito del medico di famiglia è stato promosso a moral suasion quando non a ricatto e intimidazione.

Poi vai a vedere la manovra di bilancio che deve essere anche quella approvata  dagli strozzini sovranazionali e scopri che per la sanità vengono stanziati 6 miliardi spalmati in tre anni, quando applicando al bilancio italiano l’obiettivo di spesa militare per i paesi della Nato al 2% del pil, si arriva a una spesa di 36/38 mld di euro nel 2022 e nel 2023, che a detta del Ministro dell’Economia, Franco, “Nel 2022 interveniamo con quattro miliardi, metà dei quali sarà utilizzata per l’acquisto di vaccini con 1,85 miliardi di euro, e medicinali”, che secondo il modello di programmazione che il ministro Speranza vuole applicare al settore, l’obiettivo  di fondo sarà “elevare gli standard di investimento per la farmaceutica, i dispositivi medici e i budget per i privati”. E che le risorse vanno a integrare il Fondo destinato alle Regioni, comprese alle cui performance criminali abbiamo assistito per due anni, e che nessuno dei due esecutivi abbia deciso di commissariare, anche come delle spese sostenute per l’acquisto di “farmaci innovativi”.

Ora si capisce meglio perché la distinzione tra decessi di Covid e decessi con Covid è stata retrocessa a ossessione paranoica dei complottisti, perché la rivelazione di un quotidiano, che arrivava mesi dopo i verbali di inizio 2020, tenuti sotto chiave, dell’Iss denunciassero di presenza di co-morbilità nell’88% dei casi di morte, sia stata oggetto di una sorta di ritrattazione, perché su questo tema sia stato favorito un caos cognitivo alimentato dalle sceneggiature del Trono di Spade virologico.

L’obiettivo è sempre quello di oscurare le responsabilità passate, presenti e future accreditando la narrazione di una patologia “fatale” incontrastabile secondo le conoscenze e i progressi dell’applicazione terapeutica, da contrastare unicamente con un prodotto magico la cui sperimentazione e adozione doveva essere necessariamente frettolosa, rinviando alla conclusione auspicabile della “crisi” gli interventi strutturali sulla ricerca, affidata proprio come il nostro patrimonio culturale all’efficienza dell’industria, sul sistema ospedaliero, sulla medicina territoriale, anche quelli oggetto di delega al potere sostitutivo e più efficace dei privati.

Se qualcuno ricorda l’armadio della vergogna con i documenti e le testimonianze delle stragi mai investigate e punite, adesso potrà aggiungere la cassetta del pronto soccorso del disonore, che la maggioranza sembra sopportare senza imbarazzo.