Speranza ci impone l’emergenza continua

Il ministro vuole prolungare le regole straordinarie che dovrebbero decadere il 31 dicembre. La sinistra lo appoggia dicendo che anche la Francia segue la stessa linea. Ma Oltralpe con l’80% di vaccinati (qui già raggiunti) le restrizioni spariranno.


(Maurizio Belpietro – laverita.info) – «Il Senato francese approva l’estensione del green pass». Questo è ciò che titolavano ieri i principali siti d’informazione italiani. Notizia che, immaginiamo, ha consentito domenica sera all’europarlamentare del Pd, Alessandra Moretti, di dire in tv che tutti i Paesi europei ci copiano. Sì, secondo l’onorevole, l’Italia è d’esempio nella Ue e forse anche nel mondo, perché prima di altri ha deciso di introdurre il certificato verde e ha posto divieti – perfino sui luoghi di lavoro – a chi non ne risulti in possesso. Peccato che la realtà sia molto diversa e la prova è fornita proprio dalla decisione presa dal Senato transalpino, dove si è adottato un disegno di legge sulla vigilanza sanitaria, ma con molte differenze rispetto alle norme in vigore in Italia.

Un esempio? Beh, il primo che ci viene in mente è la percentuale di vaccinati che fa decadere l’obbligo di presentazione del passaporto vaccinale. Il Parlamento francese ha infatti stabilito che, in un dipartimento, una volta raggiunto un tasso dell’80 per cento di immunizzati non sarà più richiesto il tesserino sanitario. Tanto per intenderci, significa che il green pass sarebbe già decaduto nella maggioranza delle regioni italiane, fatta eccezione per Sicilia, Calabria, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano, dove la percentuale è ancora sotto la soglia fissata da Parigi. Da noi ci sono regioni come Lombardia, Toscana, Emilia, Lazio e Puglia che hanno da tempo superato l’85 per cento di vaccinati e, se si contasse anche la prima dose, sfiorerebbero il 90 per cento. Del resto, in Italia la media di persone completamente vaccinate è di poco sotto all’83 per cento, a cui si deve aggiungere un altro 2,8 per cento di italiani che hanno ricevuto una sola iniezione. In definitiva, oggi solo il 13 per cento della popolazione maggiore di 12 anni risulta non essersi ancora sottoposta all’inoculazione. Ne risulta che, se fosse in vigore una tessera sanitaria come quella approvata in Francia, oggi tutti sarebbero liberi dall’obbligo.

Ma a fare la differenza non è solo il tetto, legato al tasso di vaccinazione, bensì una serie di altre clausole che lasciano molto più liberi i francesi di quanto non siano gli italiani. Tanto per cominciare il green pass non serve per i minori, «che possono continuare a praticare un’attività fisica e sportiva all’interno di un’associazione o di una società senza dover presentare alcuna tessera sanitaria». Non solo, le nuove norme introducono la possibilità di effettuare un auto test sotto la supervisione di un professionista sanitario e questo basta per «beneficiare del pass sanitario». In pratica, chiunque potrebbe farsi un tampone (come succede già in molti Paesi stranieri, a cominciare dalla Gran Bretagna), facendosi assistere da un infermiere o consegnandolo poi a un centro specializzato (come accade in Inghilterra). Da noi non solo non è possibile l’autotest, ma si fa di tutto per complicare le cose, in modo che le persone non vaccinate si rassegnino a offrire il braccio alla patria (del resto, i renitenti al vaccino sono chiamati disertori), senza cercare soluzioni alternative come il tampone ogni due giorni.

Aggiungete poi che quella presentata dai siti come una estensione del green pass, in Francia esclude espressamente dall’obbligo vaccinale il personale che si occupa dell’accoglienza e dell’assistenza dei bambini in tenera età, a meno che non si tratti di un professionista sanitario. Come dire che solo gli infermieri e i medici sono tenuti ad avere il green pass.

Ma mentre i nostri cugini fissano dei paletti, a garanzia del rispetto delle libertà dei cittadini, il ministro della Sanità, ossia Roberto Speranza, un nome che è già una garanzia, ha tranquillamente annunciato l’estensione dello stato di emergenza e dunque la prosecuzione dell’obbligo di possedere il certificato verde per poter lavorare e per accedere ai luoghi pubblici. L’ex assessore all’urbanistica di Potenza, diventato per colpa di Giuseppe Conte, di Massimo D’Alema e di Pier Luigi Bersani, cioè della solita compagnia di giro della sinistra, l’uomo che ha in mano la salute degli italiani, non ha legato la prosecuzione delle misure straordinarie a un qualche obiettivo. No, nessun tasso dell’80 per cento, che peraltro abbiamo già raggiunto, e nemmeno del 90. Forse, spaventato dalle notizie che arrivano dall’Irlanda (nonostante sia il Paese con la più alta copertura vaccinale, ha visto tornare a crescere i contagi) o dalle Isole Faroe (altro posto dove il siero è stato somministrato alla quasi totalità della popolazione, ma questo non ha impedito la comparsa di focolai), Speranza pensa a un altro giro di vite, prendendo magari esempio dall’Austria, dove si sta pensando a un lockdown solo per i non vaccinati. Del resto, il prefetto di Trieste ieri ha vietato ogni manifestazione dei no vax, provvedimento che potrebbe presto essere esteso ad altre città. Perché i rave con sballo e droga in questo Paese sono permessi, ma contestare il certificato verde proprio non si può: si rischiano le manette. Insomma, siamo un Paese libero, dove la libertà però è condizionata dal green pass.

1 reply

  1. I VACCINI E LE DIFFERENZE DI GENERE- Viviana Vivarelli.
    “Sul green pass sono state prese gravissime decisioni politiche senza alcuna prova scientifica di supporto”.
    Maria Rita Gismondo (direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano).
    Il green pass doveva decadere il 31 dicembre ma il Ministro Speranza ha deciso di prolungarlo.
    Il centrosiistra lo appoggia dicendo che anche la Francia segue la stessa linea. Ma in Francia con l’80% di vaccinati (qui già raggiunti) le restrizioni spariranno. Il Parlamento francese ha stabilito che, in un dipartimento, una volta raggiunto un tasso dell’80 % di immunizzati non sarà più richiesto il tesserino sanitario.
    Da noi ci sono regioni come Lombardia, Toscana, Emilia, Lazio e Puglia che hanno da tempo superato l’85% di vaccinati e, se si contasse anche la prima dose, sfiorerebbero il 90 per cento.
    In Italia la media di persone completamente vaccinate è quasi l’83%, a cui si deve aggiungere un altro 2,8 per cento di italiani che hanno ricevuto una sola iniezione.
    Oggi solo il 13 % della popolazione maggiore ai 12 anni risulta non essersi ancora sottoposta all’inoculazione. Se fossimo in Francia, oggi tutti sarebbero liberi dall’obbligo del green pass.
    Intanto a chi vuole manifestare contro l’obbligo ai lavoratori come Puzzer si ordina di non tornare a Roma per un anno e si vietano le manifestazioni dei no green pass. Insomma anche nei modi con cui si reprime il dissenso si rivela il carattere dittatoriale e antidemocratico di Draghi.
    Basterebbe questo per vedere come dietro la difesa della salute ci sia un tentativo di dittatura in atto.
    Tra l’altro è gravissimo che ancora non sia stato ordinato dal Governo uno studio sulla diminuzione di anticorpi nei vaccinati e che si sia data la terza dose di Moderna intera mentre si doveva passare a una dose dimezzata, cosa che avrebbe diminuito i problemi al cuore, miocarditi e pericarditi.
    E’ stato anche ignorato il fatto che ci siano grandi differenze tra le reazioni negative tra maschi e femmine (le miocarditi attaccano i maschi) come che si continui ad ignorare che tutti i farmaci hanno reazioni avverse diverse da uomo a donna. Le reazioni avverse ai vaccini sono più frequenti tra le donne, soprattutto sotto i 60 anni.
    Antonella Viola:” Le donne hanno risposte spesso caratterizzate da maggiore efficacia ma anche da maggiori effetti collaterali. Anche nel caso dei vaccini anti-Covid19, gli effetti collaterali, da quelli più lievi a quelli più gravi, riguardano prevalentemente la popolazione femminile»,
    E attacca l’industria farmaceutica, perché «per troppo tempo le donne sono state ignorate». Quindi, sono stati prodotti «ottimi farmaci per curare maschi adulti senza spendere troppe energie per capire se e come modificarli per l’uso nella popolazione femminile». “E’ arrivato il momento di cambiare strategia. Sarà necessario uno sforzo maggiore: analizzare i dati partendo dalla consapevolezza che siamo biologicamente, e quindi farmacologicamente, diversi».
    «Ancor oggi la maggior parte degli studi pre-clinici, quelli che si effettuano sugli animali, coinvolgono prevalentemente maschi, perché le femmine danno risposte più variabili e quindi complicano le analisi». Di conseguenza, le donne sono meno rappresentate.
    Ad es., è emerso che gli uomini hanno un rischio maggiore di avere una forma grave e di morire rispetto alle donne. «Questo dipende da diversi fattori, alcuni dei quali passano per una risposta immunitaria più forte e maggiormente protettiva nelle donne, soprattutto in quelle giovani. Le donne, per il loro ruolo di madri, hanno sviluppato un sistema immunitario più reattivo, proprio per proteggere il feto dagli attacchi dei patogeni».
    «Le donne hanno reazioni immunitarie più forti: nella vaccinazione contro l’influenza, per esempio, una donna potrebbe ottenere la stessa risposta immunitaria di un uomo con solo metà dose (e dunque meno rischio). E sappiamo anche che questa maggiore resistenza alle infezioni è pagata dalle donne a caro prezzo: circa l’80% dei pazienti affetti da patologie autoimmuni è infatti costituito da donne. La forte reattività del sistema immunitario femminile espone maggiormente le donne agli errori, soprattutto durante il periodo riproduttivo».

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