Roberto Speranza lancia l’ennesimo allarme: «Positivi in crescita». A dimostrazione del fatto che il pass non ferma il contagio (e nemmeno i decessi). E che l’obiettivo è spingere il booster e prolungare lo stato d’emergenza.


(Carlo Tarallo – laverita.info) – «I dati dei contagi sono in crescita anche in Italia e questo richiede massima attenzione, massima cautela»: il ministrodella Salute, Roberto Speranza, sceglie il palcoscenico del G20 di Roma per lanciare, come suo consolidato costume, il grido di allarme. «Dobbiamo continuare con la campagna di vaccinazione», aggiunge Speranza, «dobbiamo insistere ancora con le prime dosi, dobbiamo accelerare la campagna sulle terze dosi che sono importanti per proteggere i più fragili». Le parole di Speranza sono solo le ultime di una lunga serie di dichiarazioni allarmistiche che continuano da giorni. «L’incidenza settimanale a livello nazionale», fa sapere l’Istituto superiore di sanità, «è in rapido e generalizzato aumento rispetto alla settimana precedente». Terza dose in arrivo, quindi, ovvero ancora green pass, almeno fino alla prossima estate. Terza dose che secondo molti esperti dovrebbe essere inoculata solo agli anziani e alle persone più fragili, ma che Speranza non esclude (eufemismo) di estendere a tutti: «Sono valutazioni», risponde il ministro a domanda specifica, «che faremo con la nostra comunità scientifica». «A oggi», sottolinea il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ribadendo la linea di Pierpaolo Sileri, «abbiamo previsto la somministrazione della terza dose per gli over 60 ed è ragionevole pensare che già entro l’anno ci sia un’estensione della platea. Io penso ai cinquantenni».

Nessun dubbio, invece, mostra di avere la capogruppo al Senato di Forza Italia, Anna Maria Bernini: «Occorre accelerare sulle terze dosi», afferma la senatrice azzurra, «e chi si ostina a chiedere l’abolizione del green pass a fine anno non ha ben chiaro cosa sta accadendo nel resto d’Europa, con i contagi in crescita esponenziale». In realtà è il governo ad aver stabilito la data del 31 dicembre prossimo, quando si concluderà anche lo stato di emergenza, come ultimo giorno del green pass in Italia. Non c’è proprio nulla da abolire, dunque, al contrario di quanto sostiene la Bernini. Il discorso è molto diverso: si ipotizza di prolungare il pass, e quindi con ogni probabilità lo stato d’emergenza, con un nuovo dpcm. A quel punto, per ottenere il pass, occorrerà aver fatto la terza dose. Ipotesi che non trova d’accordo il leader della Lega, Matteo Salvini: «Spero che con il 2021», argomenta Salvini, «si chiuda anche la necessità del pass, anno nuovo, vita nuova. Se il 90% degli italiani si vaccina non c’è più la necessità di porre limiti. La speranza è che con il primo gennaio ci sia la libertà di andare a lavorare senza restrizioni». La speranza di Salvini non è quella di Speranza, né del resto del governo, e c’è da temere che alla fine verranno prorogati sia il certificato verde che lo stato di emergenza.

E qui torniamo al punto di partenza: visto che i contagi aumentano lo stesso, a cosa serva il pass, oltre che a tenere soggiogata la popolazione? In Italia, ricordiamolo, il certificato è stato introdotto con il dpcm del 17 giugno 2021, è ufficialmente entrato in vigore il 6 agosto ed è stato reso obbligatorio su tutti i luoghi di lavoro lo scorso 15 ottobre. Nonostante, ormai, senza pass non sia possibile fare praticamente nulla, i contagi nel nostro Paese continuano a crescere. Siamo di fronte a un paradosso che è tale solo se ci si accontenta della vulgata secondo la quale il pass è uno scudo contro il Covid. In realtà non lo è assolutamente: la carta verde, infatti, al di là di chi la ottiene attraverso un tampone negativo o un documento che attesti la guarigione dal Covid, nella stragrande maggioranza dei casi non è altro che un certificato di avvenuta vaccinazione. Il problema è che essere vaccinati non significa avere la certezza di non contagiarsi, ma solo quella di essere protetti, per un determinato periodo, dalle forme gravi, ovvero di ridurre il rischio di finire in ospedale, in terapia intensiva, o al cimitero. I vaccinati si contagiano, e trasmettono il contagio: almeno questa, è una verità indiscutibile. Che porta a una conclusione estremamente semplice: il green pass non serve assolutamente a niente, se non a costringere la popolazione a vaccinarsi per poter lavorare, andare al ristorante, prendere un treno, entrare in un ufficio. Sostanzialmente, vivere.

Immaginiamo il signor Rossi che, vaccinato e dotato di pass, va al ristorante. Il giorno dopo, per motivi di lavoro, fa un tampone, e risulta positivo. In pratica, il signor Rossi è andato al ristorante portando con sé il virus. Ha salutato persone, ha parlato con altre: potenzialmente, seppur vaccinato, con tanto di card, ha potuto contagiare altri soggetti, i quali, a loro volta, possono aver diffuso il contagio ad amici e colleghi, vaccinati o non vaccinati. Non solo: il report dell’Iss pubblicato la scorsa settimana contiene alcune informazioni significative. Nei 30 giorni precedenti, per quel che riguarda gli over 80, i decessi di non vaccinati sono stati 280, quelli dei vaccinati con ciclo completo 364. I ricoveri in terapia intensiva, sempre per gli over 80, sono stati 22 di non vaccinati e 45 di vaccinati con ciclo completo. Le ospedalizzazioni sono state 446 di soggetti non vaccinati e 955 di vaccinati con ciclo completo. Avete letto bene: il Covid ha prodotto più morti, ricoveri in terapia intensiva e ospedalizzazioni tra gli over 80 vaccinati che tra i non vaccinati, anche se c’è da dire che riducendosi costantemente la platea dei non vaccinati, si riduce anche di conseguenza il numero dei decessi.

Intanto, ieri, il Senato francese, ha anticipato dal 31 luglio prossimo (data proposta dal presidente Emmanuel Macron) al 28 febbraio il termine per la proroga delle misure contro il Covid, e ha previsto un’uscita graduale, per zone, dal lasciapassare sanitario, contro il parere del governo.