(Massimo Gramellini – corriere.it) – Il felice mistero dei Maneskin è che sono i primi musicisti italiani ad avere successo nel mondo con una musica non italiana. Dall’Italia gli stranieri si sono sempre aspettati la melodia lacrimosa, lo stornello o il do di petto, non il frastuono organizzato del rock. Chi ha scelto la strada delle sonorità angloamericane, come il mio filosofo di riferimento Vasco Rossi, ha sempre fatto fatica a essere ascoltato oltre Chiasso.
Che cosa possiedono dunque di così speciale questi quattro ragazzi romanissimi per incantare scandinavi e statunitensi, tanto da riempire i club di New York, finire nel talk-show di Jimmy Fallon e aprire il concerto dei Rolling Stones non in un palazzetto italiano, ma a Las Vegas?
Per usare una parola alla moda, sono fluidi. Damiano, il cantante, è un maschio che si trucca senza perdere virilità. Victoria, la bassista, è una donna che fa la dura senza perdere femminilità. Tutti e quattro appaiono sfuggenti, nitidi eppure sfocati, non incastrabili in una definizione. E la loro non sembra una posa, ma un’essenza, in cui si riconosce un’intera generazione. Nel secolo scorso, David Bowie e i Kiss si truccavano come e più di loro, ma erano considerati un’avanguardia anche da noi che li amavamo. Per i ragazzi di oggi, invece, i Maneskin sono la normalità.
La settimana della loro consacrazione planetaria ha coinciso in Italia con il capitombolo della legge Zan. Perché la vita sa essere davvero ironica, a volte. Basta capirne le battute.
Caro MASSIMO, devo farti un appunto : quella che tu chiami(per semplificazione giornalistica) “musica” non ha niente a che vedere con l’arte, dei Bach, Mozart, Verdi, De Andreè, Armstrong ecc. Cerchiamo di FARE CHIAREZZA .Occorre INVENTARE una parola nuova per definire quel prodotto mediatico. Auguri
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Sarò un ‘ignorantona, Forse gli esperti di musica riescono a vedere ciò che io non vedo, a me sembrano un tantinello sopravvalutati. Mi piacevano i primi anni, Ma ora , solo perché fanno delle smorfie disgustose e scimmiottano il dark rock, devono diventare leggenda?
Poi mi dà un po’ di disgusto come si conciano, Fanno finta di essere bisessuali perché pensano sia intrigante, imitando pateticamente le star del passato che lo erano davvero: I Queen, I kiss…
Se per avere successo bisogna conciarsi come demoni in terra, ( foto col sangue schizzato in faccia), ed essere volgari oltremisura ( “Mi inginocchio e vorrei bere la tua pioggia”, testo di Mammamia), forse l’umanità ha qualche problema, IMHO …
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Quanto vi pagano per elogiare questi BURATTINI?
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Un altro miracolo di Draghi .
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😁😁😁😁😁
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Un partito Ferragni/Fedez-Maneskin?!? 30% garantito, a salire
E comunque, sempre più presentabile di quello che ci aspetta
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prima dell articolo leggo gli interventi dei lettori, già immaginando il post, poi lo leggo. Come potrei non concordare con i commenti, tutto compreso con la nostra ex giovinezza. Li vedo quell’attimo di zapping e provo un senso di commiserazione, di disgusto. Ma un Guccini, un Battisti, un De Andrè, un James Taylor, un Neil Young, Emmylou Harris, l’elenco sarebbe lungo tra italiani e non, sicuramento ho reso l’idea.
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Per me i Maneskin sono una cagata pazzesca! E dopo 90 minuti di applausi, aver bruciato tutti i loro video con i loro produttore inginocchiato sui ceci, via alle proiezioni rieducative dei concerti di Battiato, De André e Giovannona coscialunga.
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Basta spargere ovunque l’ idea che sono il massimo, mostrarli ovunque dicendo che chi non li ama non “capisce” e diventano il massimo. Funziona così.
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In questa fase storica di declino, di ignoranza, di drammatica involuzione nella stessa percezione di una delle forme d’Arte più Alte ( la Musica), non mi sorprende più leggere articoli stupidi, paraculi, privi di qualunque consapevolezza musicale come questo di Gramellini. D’altronde se la sua guida “filosofica” ( non musicale, filosofica) è Vasco Rossi cosa attendersi da Gramellini. Ignora perché è ignorante, paracula…perché è un paraculo è non sa distinguere un fenomeno costruito a tavolino ( i Maneskin sono tecnicamente discreti e sanno fare Rock, ma senza innovazione né anima, paraculi anche loro ) da un talento puro. Senza scomodare i grandi, da Battisti ( innovatore unico) a De Andrè ( il vero Poeta in Musica), a tanti altri grandi, bastano autori minori, gruppi rock dei ’70, sconosciuti ai più, vedi Campo di Marte, Museo Rosemback, Locanda delle Fate, per dare una luce artistica al Rock italiano molto più che coi Maneskin. Se poi è solo il successo ( oggi costruito dai media, è spesso effimero e di breve durata) ad essere il metro di misura per parlare di un “fenomeno” ed accodarsi ( da paraculo), beh Gramellini può raccontare l’Italia in tutti i suoi aspetti con maestria. Anche lui è un fenomeno giornalistico/televisivo, figlio dei tempi. Tempi oscuri.
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Brutta roba l’invidia…
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