La manovra che scontenta tutti

Misure per 30 miliardi, 10 alle aziende. Schiaffi ai partiti: sulle pensioni, solo Quota 102 per un anno; 8 miliardi alle imprese e 8 di taglio delle tasse. Muore la misura anti-nero e, di fatto, anche lo sgravio edilizio al 110% […]

(di Carlo Di Foggia – Il Fatto Quotidiano) – Una manovra per scontentarli tutti e così nessuno può dirsi punito oltremisura. La cifra della prima legge di Bilancio di Mario Draghi – approvata ieri in Consiglio dei ministri – è quella del ritorno alla normalità dopo la parentesi della pandemia. Di fatto, tutti i cavalli di battaglia dei partiti escono ammaccati, se non sostanzialmente eliminati. Dalle pensioni al Reddito di cittadinanza, dal calo delle tasse ai bonus edilizi: nessuno porta a casa quanto chiesto e ci si limita a ridurre le perdite.

Il quadro è fotografato dalle bozze che lo staff del ministro Daniele Franco fa arrivare ai colleghi poco prima dell’inizio della riunione, che infatti slitta e dura quasi tre ore. “Al termine tutti hanno applaudito”, spiega Draghi, a cui non manca il senso dell’ironia. Nel Cdm non sono mancate le tensioni, soprattutto sul Rdc, tra centrodestra e M5S. I retroscena raccontano anche di una chiamata al premier di Giuseppe Conte per ammorbidire i contenuti punitivi verso i percettori del sussidio. Nel complesso il testo – 185 articoli – vale 23 miliardi di maggior deficit, complessivamente quasi 30 considerate tutte le misure.

Sulle pensioni lo schiaffo è a Lega e sindacati: Quota 100 non viene rinnovata, Draghi ammette solo una Quota 102 (64 anni e 38 di contributi) per il solo 2022, poi si tornerà alla Fornero, salvo novità che potrebbero emergere da un fantomatico “tavolo sulla previdenza” (il contentino lasciato ai sindacati). Viene allargata l’Ape sociale a nuove categorie di lavoratori e confermata Opzione Donna, entrambe per un solo anno (sulla seconda, peraltro, il limite di età sale di due anni). Arriva anche un fondo da 600 milioni per le uscite anticipate nelle Pmi in crisi per chi ha almeno 62 anni. Ieri la Fiom ha annunciato 8 ore di sciopero. Cgil, Cisl e Uil decideranno sabato. “Non mi aspetto uno sciopero generale, vista la nostra disponibilità a discutere. Sarebbe strano”, dice quasi infastidito il premier, che traccia la linea: “Dobbiamo tornare prima possibile al sistema contributivo”. Vale la pena di notare che ieri l’Inps ha fornito i dati aggiornati: 5,3 milioni di pensionati vivono con meno di 1.000 euro mensili lordi.

Sui bonus a uscirne ammaccati sono i giallorosa. Come previsto, viene eliminato il Cashback, la misura anti-nero assai cara a Conte: sospesa per quest’anno non ripartirà nel 2022. Il Superbonus edilizio al 110% viene prorogato per il 2023, poi scatta la riduzione al 70% per il 2024 e al 65% per il 2025. L’estensione però riguarda solo i condomini, per case unifamiliari e villette vale solo per chi ha un Isee fino a 25mila euro e per le prime case. “Così uccidono la misura”, ammette l’ex sottosegretario Riccardo Fraccaro (M5S). Resta il cosiddetto “bonus facciate”, caro al ministro Dario Franceshini, ma tagliato al 60%.Del Reddito di cittadinanza leggete sotto, ma alla fine il ridisegno della misura – che viene rifinanziata per quasi 9 miliardi (uno in più di quanto previsto) – è tutto nel senso caro a Confindustria e al centrodestra: taglio dell’assegno a chi rifiuta un lavoro, coinvolgimento e soldi alle agenzie di collocamento private, stop al sussidio dopo due offerte e incentivi ad assunzioni anche per part- time e/o precarie.

Nel complesso, la misura più corposa riguarda il taglio delle tasse, a cui sono destinati 8 miliardi. Come verrà fatto, lo deciderà il Parlamento e questo lascia temere che si concentrerà sui redditi medio alti e, in parte, le imprese (Irap). Draghi e Franco, in conferenza stampa, parlano di una cifra finale vicina ai 12 miliardi nel 2021, considerati i due per ridurre il caro bollette e altri incentivi alle imprese. A queste ultime, peraltro sono destinate misure per 10 miliardi nel triennio: 8 per l’“internazionalizzazione”, il resto per rifinanziare il Fondo di garanzia per le Pmi, rinnovare fino a giugno 2022 le garanzie sulla liquidità delle aziende. Alla riforma degli ammortizzatori sociali studiata dal ministro Andrea Orlando vanno circa 4 miliardi, metà di quanto previsto dalle bozze iniziali.

Ogni partito finge di aver difeso le proprie misure. Alla fine, perdono tutti. E da lunedì la nuova tappa del dolore sarà il ddl Concorrenza.

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8 replies

  1. ma c’era davvero qualcuno che era convinto che andasse differentemente?
    con Dragoman al timone e, il non ancora emerito, in coffa a traguardare l’orizzonte?

    mi raccomando, ora lamentatevi, ma sommessamente

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    • a tal proposito leggo che
      L’Inpgi, l’istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani, dal primo luglio confluirà nell’Inps,
      con i relativi ”apporti attivi e passivi”. E’ quanto prevede uno degli articoli della bozza della Legge di Bilancio con la manovra.

      “La norma stabilisce anche che il regime pensionistico dei giornalisti si uniformerà a quello dell’Inps,
      facendo salvo quanto maturato al 30 giugno 2022.
      “In particolare – è scritto – per gli assicurati presso la gestione sostitutiva dell’INPGI, l’importo della pensione è determinato
      dalla somma:
      a) delle quote di pensione corrispondenti alle anzianità contributive acquisite fino al 30 giugno 2022
      calcolate applicando le disposizioni vigenti presso l’INPGI;
      b) della quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive acquisite a decorrere dal 1° luglio 2022,
      applicando le disposizioni vigenti nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti”.

      che poi i i passivi, che non coprivano le quote di pensione del punto a), evidentemente è questione di lana caprina
      e che è meglio che i “giornalisti” non pettinino troppo, altrimenti il nodo viene evidenziato, ed il nodo è che a coprire
      le perdite accumulate, per versare quelle quote, ci deve pensare la parte pubblica.

      e questi sono quelli che sbattono i pensionati in prima pagina come affossatori del benessere delle casse statali.

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  2. all’inizio del suo mandato il banchiere grillino aveva detto “adesso è ora di dare e non di prendere” .
    In effetti ce lo sta dando e noi continuiamo a prenderlo.
    L’illuminato con tutte le craniate che sta dando dovrebbe comprarsi una torcia almeno qualcosa vedrebbe.

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  3. Gianni Pietro Girotto
    48 min ·
    #superbonus 110 ED ALTRI BONUS – IL TESTO DELLE PROROGHE È ANCORA IN DISCUSSIONE
    I testi e le notizie che leggete NON sono ancora affatto definitivi. Per M5S, #GiuseppeConte e i ns ministri e noi tutti parlamentari stiamo premendo per importanti modifiche. Ripeto non ci sono ancora testi definitivi.

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