(Alessandro Di Battista) – Del popolo palestinese pare non interessi più nulla a nessuno. Figuriamoci dei profughi palestinesi che vivono nei campi libanesi. Eppure c’è ancora chi non si volta dall’altra parte e prova a dargli una mano oltre che a denunciare il fatto che nei campi di Tiro, Sidone e Beirut si vive in condizioni inumane.

Sono in Libano. Sono venuto con l’associazione di solidarietà con il popolo palestinese. Abbiamo portato aiuti (soprattutto beni di prima necessità e medicine) alle famiglie più povere dei campi oltre che materiale didattico per i bambini. Ho avuto l’opportunità di entrare in uno dei tanti inferni terrestri. Da tempo volevo approfondire la situazione nei campi profughi palestinesi (che ormai sono veri e propri quartieri, o meglio, ghetti) e scrivere un reportage. Il reportage lo scriverò nei prossimi giorni ed uscirà su TPI. Ho anche fatto un bel po’ di riprese. Magari ci uscirà un “instant documentary”. Credetemi, in vita mia ne ho viste di situazioni drammatiche. Ho vissuto molto tempo nelle comunità guatemalteche, ho visitato le comunas a Medellin ed i bordos di San Pedro Sula. Ho lavorato anche nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia è difficile trovare così tante violazioni dei diritti fondamentali come nei campi palestinesi in Libano. Qui i palestinesi sono poveri (alcuni davvero poverissimi), sono profughi, vivono lontano da casa loro, di fatto sono cittadini senza patria (la Palestina, ad oggi, è uno stato che non esiste, sotto occupazione, riconosciuto da pochissimi Paesi). Oltretutto oggi il Libano è un Paese instabile e, ancor di più dopo l’esplosione nel porto di Beirut, molto povero.

Credo sia mio dovere documentare le tragedie del presente e scrivere. In fondo è uno dei modi che ho scelto per schierarmi dalla parte degli ultimi delle terra.