Pochissime prime dosi. In compenso file chilometriche per farsi i test, tanto che si è costretti ad allungare gli orari delle farmacie. E cresce chi si dà malato al lavoro. Rabbia e disagi ovunque: insistere è un errore.

L’effetto green pass sulle vaccinazioni è già svanito, mentre si fa sentire l’effetto green caos sulle farmacie. Prima di
essere rimosso per lesa maestà della narrazione filogovernativa, ieri un articolo in apertura sul sito online di
Repubblica dava notizia del crollo di nuove inoculazioni, segnalando addirittura che queste ultime erano state
scavalcate per il secondo giorno consecutivo dalle iniezioni con la terza dose. Anche noi, nel nostro piccolo, ieri
scrivevamo che, nonostante il giro di vite imposto dall’esecutivo con l’obbligo di possedere il certificato verde per
poter lavorare, non si intravedevano file ai gazebo in cui si somministra il siero, mentre le code si allungavano fuori
dalle farmacie. Ma ora c’è l’imprimatur anche di qualche giornalone, i cui cronisti, evidentemente vergognandosi un
po’, ogni tanto mettono il naso fuori dalla redazione e si accorgono che la realtà è diversa da quella che vorrebbero
narrare.
Sì, a leggere i dati ci si accorge che non c’è stata la corsa al vaccino, come trionfalmente era stata annunciata dai medesimi giornaloni venerdì scorso. Semmai, per sopravvivere alle norme imposte dall’alto, c’è stata la ressa per ottenere i tamponi e poter lavorare. Infatti, il numero di test è praticamente raddoppiato e sono aumentati anche i certificati verdi scaricati, gran parte dei quali però sono stati ottenuti dopo i prelievi rapidi, dunque rilasciati non a seguito dell’avvenuta vaccinazione, ma dopo un controllo in farmacia. Il dato in sé basta da solo a dimostrare che inasprire le misure non è servito a nulla, di certo non a convincere i riottosi che non si fidano del siero, che poi sono in
massima parte persone in età da lavoro e dunque coloro che avrebbero dovuto essere tra i più penalizzati dall’obbligo di esibire il lasciapassare verde. Se si controllano i dati forniti quotidianamente dallo stesso governo, si scopre infatti che l’area dei renitenti al vaccino riguarda la fascia d’età compresa fra i 30 e i 50 anni. Mentre tra gli ottantenni si registrano tassi di vaccinazione che vanno oltre il 90 per cento e tra sessantenni e settantenni si sfiora la soglia indicata come garanzia di immunità di gregge, a resistere sono le persone in età da lavoro.
Nonostante poter conservare lo stipendio senza essere sospesi per carenze di requisiti vaccinali, sia diventata un’impresa, c’è una quota che oscilla intorno al 12 per cento che rifiuta di scendere a patti con il siero. Qualsiasi persona di buon senso, interessata più a ottenere il risultato di far circolare il meno possibile il virus che a imporre la propria idea, si sarebbe già resa conto del fenomeno. In ogni Paese esiste una percentuale di persone che non intende vaccinarsi, ma il problema non è costringere chi non ritiene di farlo con le buone o con le cattive. La questione è come ridurre i contagi e, soprattutto, la pressione sugli ospedali a seguito dei ricoveri. Da questo punto di vista si può dire che l’Italia abbia già conseguito risultati che ci pongono davanti a tutti i grandi Stati europei: abbiamo infatti più vaccinati che in Germania e Francia e le corsie dei presidi sanitari non sono certo affollate di persone. Dunque, non si comprende l’insistenza di misure che appaiono più dettate da un’ideologia che da ragioni sanitarie. A maggior ragione se, dopo aver dichiarato ai quattro venti che l’obiettivo della campagna vaccinale era il raggiungimento dell’80 per cento della popolazione, l’asticella è stata spostata un po’ più in alto, cioè al 90 per cento, sostenendo che solo così si raggiungerà l’immunità di gregge. Peccato che proprio ieri Silvio Brusaferro, portavoce del Comitato tecnico scientifico che da quasi due anni ci comanda a bacchetta, imponendo lockdown e green pass, ci abbia informati che «l’immunità di gregge, intesa come livello di immunizzazione che azzera la circolazione di un virus, non è l’obiettivo che ci possiamo porre con il SarsCov-2». In pratica, il superesperto ci sta dicendo che anche con il 90 per cento di vaccinati, ma forse perfino con il 100 per cento, il Covid continuerà a circolare e a contagiare le persone, perché i vaccini – a differenza di quelli contro la polio o il vaiolo – non hanno una copertura totale. E allora perché insistere con provvedimenti che non sono completamente risolutivi, ma rischiano solo di creare profonde spaccature nella società?
L’altro ieri, dopo il New York Times, il Washington Post, altro giornale liberal degli Stati Uniti, definiva quelle italiane le misure più severe al mondo, spiegando che il nostro Paese «si è spinto in un nuovo territorio per le democrazie occidentali». Secondo il quotidiano americano, l’Italia è un laboratorio che sta provando a capire «che livello di controllo la società sia disposta ad accettare», «dividendola in diversi livelli di libertà». La testata Usa probabilmente ha ragione: siamo un laboratorio. Tuttavia, noi non abbiamo intenzione di recitare la parte dei topolini su cui sperimentare.
Categorie:Coronavirus, Cronaca, Interno, Maurizio Belpietro, Politica, Sanità
SBAGLIATO: “il raggiungimento dell’80 per cento della popolazione, l’asticella è stata spostata un po’ più in alto, cioè al 90 per cento”
GIUSTO: “il raggiungimento dell’80 per cento della popolazione VACCINABILE, l’asticella è stata spostata un po’ più in alto, cioè al 90 per cento”.
L’Italia ha appena passato il 70% della popolazione interamente vaccinata.
https://ourworldindata.org/explorers/coronavirus-data-explorer?zoomToSelection=true&time=2021-05-18..latest&facet=none&pickerSort=asc&pickerMetric=location&Metric=People+fully+vaccinated&Interval=7-day+rolling+average&Relative+to+Population=true&Align+outbreaks=false&country=DEU~GBR~ITA
"Mi piace""Mi piace"
Causa presenza di punti nell’url, bisogna copiarlo e incollarlo nel browser… non basta cliccarlo.
"Mi piace""Mi piace"
“Laboratorio Italia Felix.”
Possibile si veda da fuori e chi c’è dentro non se ne accorga?
Gianni
"Mi piace""Mi piace"
Quello che si vuole è vaccinare, non sconfiggere la pandemia. E’ solo un fatto di (stupido) principio: io sì e tu no? Allora paga! Anzi, paga doppio! Come martellarsi gli alluci. Ma “resistono”, si spezzano ma non si piegano.
Anche in Austria si è pensato di allargare il green pass ad alcuni posti di lavoro, ma lì tamponi gratuiti … Meglio tenere sotto controllo la pandemia o “punire” i riottosi? Per gli “intelligentoni” meglio la seconda, ovviamente: che paghino, così imparano…
E intanto ci becchiamo migliaia di lavoratori stagionali che non vogliono saperne di tamponi nè di vaccino. Che fare? Silieri in TV: …si, dovrebbero, ma insomma…si potrebbe pensare di calmierare i costi… se non vogliono vaccinarsi…(tradotto: lasciamo perdere)
Occorre “stanare” l’ ultimno settantenne che con le mascherine ci dorme anche…
"Mi piace""Mi piace"
Ho trovato l’articolo originale sul Washington Post : https://www.washingtonpost.com/world/europe/italy-vaccination-mandate-workers/2021/10/15/d1b045e2-2d99-11ec-b17d-985c186de338_story.html
É stato modificato e manipolato.
In realtà è un articolo abbastanza equilibrato: riporta le proteste, malcontento, problemi del green pass al lavoro, ma anche ricorda come l’Italia abbia già spesso applicato restrizioni inedite che prima sembravano audaci, poi sono state seguite da tanti altri Stati, e ad esempio è stata “la prima democrazia occidentale a imporre un blocco totale”. Dice anche che negli USA Biden ha introdotto l’obbligo vaccinale per i lavoratori pubblici e “ha spinto le aziende private a rendere obbligatoria la vaccinazione, richiedendo a tutte le aziende con più di 100 dipendenti di insistere che i loro lavoratori vengano vaccinati o facciano test settimanali”
La frase modificata dice in realtà esattamente questo:
“ora, come in altri paesi ricchi ben forniti di vaccini, l’Italia è in una nuova fase in cui tenta di capire cosa significa convivere con il virus e quale livello di controllo la società potrebbe essere disposta ad accettare”
Controllo = restrizioni.
Fino a che punto le restrizioni possono essere accettate.
“É un esperimento sociale” è la citazione di un’intervista a un operaio di 59 anni non vaccinato.
L’articolo originale è questo
Ah.. l’altro articolo citato nella foto del New York Times è questo.. e non dice assolutamente niente del genere. Riporta la situazione così com’è, con interviste e senza commenti del genere. https://www.nytimes.com/2021/10/15/world/europe/italy-vaccination-law-covid.html
"Mi piace""Mi piace"