(di Andrea Zhok) – In un sondaggio fatto ad inizio agosto l’80% degli italiani aveva dichiarato il proprio desiderio di vaccinarsi, il 15% aveva dichiarato di pensarci, ma di non aver ancora deciso, e solo il 5% si diceva contrario.

Ad oggi l’84% della popolazione vaccinabile è vaccinata, conformemente alle aspettative di prima del GP, e le terapie intensive sono vuote (per quanto in Italia si continui ad avere un numero di decessi in rapporto ai contagi superiore ad ogni altro paese).

In diversi paesi attorno a noi, con tassi di vaccinazione inferiori, si è già ritornati alla piena normalità (Norvegia, Svezia), senza più misure restrittive, altrove si mantengono restrizioni, ma assai minori delle nostre (Portogallo, Belgio, Olanda, Spagna, ecc.).

Non in tutti è così, però. In Francia (il paese che, incidentalmente, prima della pandemia era stato messo a ferro e fuoco dai gilets jaunes) il governo ha già annunciato il prolungamento del Green Pass fino a luglio 2022.

E in Italia?

In Italia, nonostante il rischio che la tensione sociale generata dalla spinta governativa sul Green Pass crei danni all’economia, nonostante le critiche di autorevoli giornali esteri alla gestione autoritaria della situazione, il governo di Mario Draghi sembra tirare dritto per la sua strada.

Così, il governo, che ha innanzitutto cara la nostra salute, per togliere di mezzo lacci e lacciuoli che potrebbero portare a ricorsi contro il GP, ha messo mano alle norme sulla Privacy. Lo ha fatto con un decreto che punta ad esautorare la funzione di intervento ex ante del Garante, che permette il trattamento dei dati pubblici senza più bisogno di un’approvazione normativa e che rende possibile il trattamento e la conservazione dei dati personali senza più bisogno dell’assenso del Garante.

Simultaneamente, sempre nel nome della massima cura della salute pubblica, sono state preannunciati interventi restrittivi sul diritto a manifestare, che “dovrà avvenire solo dopo una valutazione rigorosa dei rischi” e “con garanzie reali di rispetto delle regole da parte degli organizzatori”. 

Quanto al Green Pass, dopo i tumulti e le pressioni dei giorni scorsi il sottosegretario alla Salute A. Costa ha concesso che forse “sarà possibile rivedere ed eventualmente ridurre l’attuale applicazione del green pass con l’inizio del nuovo anno”. Questo però solo se “i dati dell’epidemia di Covid-19 continueranno a mostrare un trend di miglioramento”. Quanto all’abolizione, il sottosegretario non la nomina ma afferma di augurarsi che ”da qui a pochi mesi il green pass magari non serva più perché saremo usciti dalla pandemia,” ergo il Green Pass viene ritenuto motivato fino a quando il virus resterà in circolazione.

In altri termini.

Si dà per scontato che il Green Pass durerà nel 2022, quando forse si potrà solo “rivederne le modalità di applicazione”.

E si assume che il Green Pass sarà giustificato fino al giorno del mai del mese del poi in cui un virus globale endemizzato potrà essere dichiarato estinto. 

Fine pena mai.

Per chi non avesse ancora capito che qui gli obiettivi sono squisitamente politici riproveremo un’altra volta con dei disegnini.