La donna che tutti i 5Stelle cercano e più d’uno già considera il futuro, non darà indicazioni di voto, lo ha ripetuto anche ieri: “I cittadini non sono mandrie”. Però Virginia Raggi ha voglia di bersi un caffè e scambiare idee con i suoi possibili successori, e il primo lo ha sorseggiato ieri mattina con […]

(di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano) – La donna che tutti i 5Stelle cercano e più d’uno già considera il futuro, non darà indicazioni di voto, lo ha ripetuto anche ieri: “I cittadini non sono mandrie”. Però Virginia Raggi ha voglia di bersi un caffè e scambiare idee con i suoi possibili successori, e il primo lo ha sorseggiato ieri mattina con Enrico Michetti, il candidato del centrodestra, magari solo più veloce a proporsi del dem Roberto Gualtieri. Forse è solo per questo che ieri la sindaca uscente ha ricevuto in Campidoglio Michetti, mentre per Gualtieri se ne riparlerà lunedì. Però poi c’è molto altro, c’è un M5S che si sta sollevando contro il Pd dell’Enrico Letta che ha proposto una specie di nuovo Ulivo, con dentro anche Carlo Calenda e Matteo Renzi e i 5Stelle a fare i bravi bambini, e del Vincenzo De Luca che giovedì ha infierito su Giuseppe Conte (“È stato a Napoli in Campania per le attrattive turistiche”). Una sorta di “guai ai vinti” che ha provocato la rabbia di molti eletti e di gran parte della base. E pazienza se il governatore dem del Lazio Nicola Zingaretti a Oggi è un altro giorno fa notare che “in giunta io ho sia i 5Stelle che Azione”. Così ecco che la Raggi, lontana dai dem, sola su quel palchetto nel lunedì della sconfitta, diventa – o torna – un punto di riferimento.

Lei, la veterana che con i suoi caffè rimarca l’equidistanza dal Pd come dalla destra, così come la neutralità degli anni ruggenti. Dalla sindaca non arriveranno endorsement a Gualtieri, quelli dei contiani doc Stefano Patuanelli, Alessandra Todde e Fabio Massimo Castaldo, ieri sul Fatto. È per questo che Conte fa capire che lui lo voterebbe il suo ex ministro, “persona di valore”: ma più di così forse non può andare. Perché Raggi ora è fortissima nel Movimento, e perché la base è furibonda con i dem. “Qui finisce che i nostri a Roma voteranno per sfregio Michetti” si dicono in queste ore i parlamentari, e non sono solo scherzi. Che ci sia poco da ridere lo conferma il fatto che all’inizio della prossima settimana i candidati delle liste civiche della Raggi si vedranno per fare un punto in vista del ballottaggio. “Se usciremo con una indicazione di voto unitaria? Non è all’ordine del giorno, ma di certo se ne parlerà”, butta lì il coordinatore del Movimento civico Andrea Venuto. E nel M5S si chiedono cosa ne uscirà e quanto possa entrarci Raggi. “La sua presenza all’incontro al momento non è prevista”, dice Venuto. Di sicuro ieri ha visto Michetti, per un’ora di colloquio fitto con i rispettivi staff presenti, ma in cui la 5Stelle e il candidato del centrodestra si sono ricavati dieci minuti da soli. “Michetti le ha chiesto una mano” sussurrano negli ambienti politici romani. Ma l’avvocato nega: “Niente accordi di palazzo, era una visita istituzionale”. E anche i grillini smentiscono.

La certezza è che Raggi ha sottolineato l’importanza del suo piano per i trasporti, citando anche le due funivie, e ha chiesto di non toccare il progetto e l’Ufficio di Scopo su cui ha lavorato due anni per l’Expo 2030, per cui Roma verrà candidata come città ospitante da Mario Draghi. “Non smontate questo lavoro” ha chiesto a Michetti, con cui ha parlato molto anche di periferie e del dossier Alitalia. E l’avvocato ha annuito, più volte. Spera, eccome, di pescare nel campo grillino. Ma Raggi non vuole entrare nella partita. Men che meno pensa a scalare il M5S. “Sostiene e sosterrà Conte” giurano. Ha capito che in diversi già la vedono come un piano B, se l’avvocato dovesse impantanarsi. Ma non vuole essere tirata in mezzo. “Resterò in Consiglio comunale” ha confermato a Michetti. Però Raggi è anche uno dei tre membri del comitato dei Garanti con Luigi Di Maio e Roberto Fico, fortissimamente voluta da Beppe Grillo ed eletta a furor di voti – ha doppiato Di Maio e Fico – dagli iscritti. E proprio Grillo, stando all’Adnkronos, avrebbe manifestato preoccupazione per la tenuta dei gruppi parlamentari.

Di certo a Conte ora chiedono a gran voce la famosa segreteria, di darsi una struttura, insomma “di decidere”. E di marcare una distanza dal Pd. Anche per questo Raggi sta venendo subissata di telefonate e messaggi dai parlamentari. Come fosse una boa cui aggrapparsi per la ripartenza. Conte, invece, tenta di tenere la rotta. E ci prova anche ricordando che pure lui e il M5S parlano con Draghi: “I nostri ministri lo sentono tutti i giorni, l’ho sentito anche io, senz’altro farò il punto sulle prossime scadenze e impegni. Però il tema non è la corsa a chi sente di più Draghi, ma a chi fa proposte positive”. Conta, o dovrebbe contare, anche questo.